19 Settembre 2024

Don Oronzo Pugliese, il calcio e il Foggia del Mago di Turi

Domenico Carella
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L’arbitro di Foggia – Inter 3-2, Franceasco Francescon di Padova

Chissà cosa avrà pensato alle ore 18 di quella storica domenica. Era il 31 gennaio 1965 e a Foggia faceva un freddo cane. Un giorno qualsiasi, un giorno come tanti altri per i più. Non per i foggiani. Non per Oronzo Pugliese. Quella domenica, battendo 3-2 l’Inter “Euromondiale” di Helenio Herrera, ‘Don Oronzo’ venne consacrato ‘Mago’. Il Mago del Sud. Al triplice fischio del signor Francescon di Padova qualcosa sarà passata sicuramente nella testa di un uomo cresciuto a pane e pallone. Nato nella piccola Turi, in provincia di Bari, e balzato d’improvviso agli onori della cronaca nazionale come il nuovo crack del calcio italiano degli anni ’60. FOGGIASPORT24.com

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L’Igea Virtus di Pugliese (1947 – 1949)

IL CASO FORTUNATO – Eppure qualcosa di magico c’era realmente in quell’uomo. Qualcosa di ancora più magico c’era in quello che aveva creato in quattro anni di lavoro sulla panchina del Foggia. Aveva preso la squadra in Serie C nell’estate del 1961. Alle spalle aveva diverse esperienze in Sicilia, dove era stato calciatore, bandiera e allenatore del Siracusa, e una voglia smisurata di puntare in alto. Il matrimonio con i rossoneri fu un semplice caso. Fortunato. «Era venuto a Bari per tentare di farmi firmare un contratto per la sua nuova squadra. Mi voleva a tutti i costi», svela l’ala Ciccio Patino nel libro ‘Ciccio Patino. L’ala che fece volare il Foggia’  di Domenico Carella (2014, edito da Il Castello edizioni). «Provò a convincermi ma io rimasi sulle mie. Non volevo lasciare Foggia, dove mi trovavo bene nonostante la retrocessione dalla Serie B patita qualche settimana prima. Mi aveva visto giocare da avversario e si era innamorato della mia velocità e dei miei dribbling. Allora, tra il serio e il faceto, dissi: Don Oronzo, se mi vuole così tanto perché non viene ad allenare il Foggia? Il presidente sta cercando un tecnico»FOGGIASPORT24.com

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Il Bomber Cosimo Nocera, rimasto a Foggia grazie a Pugliese

“NOCERA NON SI MUOVE” – Un guizzo. Una luce negli occhi. Il presagio di quello che sarebbe stato. Secondo quanto asserisce Patino, il giovane Pugliese si presentò sul serio da Don Mimì Rosa Rosa, imprenditore nel ramo del legno da poco diventato presidente del club al posto di Armando Piccapane. Un uomo tanto grande alto e robusto quanto buono. «Presidente, io sono Pugliese di nome e di fatto. Il Foggia lo alleno anche gratis!». Con questa frase, secondo Patino, il tecnico vestì i colori rossoneri. Rilevò Leonardino Costagliola, che in due anni aveva collezionato una splendida promozione in Serie B e un’immediata retrocessione. La prima mossa fu una di quelle che segnano la storia. «Cosimo Nocera non si tocca!!!», disse alla società, sbattendo i pugni sul tavolo.

Il club aveva già trovato l’accordo per la cessione con il Napoli: trenta milioni di ossigeno per le casse del Foggia e il bomber con la maglia azzurra, quella della sua città. Il club avrebbe puntato alla conferma di Piero Merlo, altro centravanti che con Nocera aveva condiviso gol e palcoscenico nei mesi precedenti in un insolito (per i tempi) doppio numero nove. Pugliese mandò all’aria tutto, aveva annusato puzza di bruciato nell’affare. Venne ceduto Merlo alla Reggiana, mentre quel ragazzone napoletano dalla tecnica ruvida ma dal tiro irresistibile divenne l’alfiere e il simbolo di una storia fantastica. FOGGIASPORT24.com

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Il presidente Don Mimì Rosa Rosa festeggia la promozione in Serie B

SUBITO IN B – La prima stagione coincise con un successo. Don Oronzo vinse il campionato di Serie C con un colpo di reni degno del migliore dei velocisti. Il Foggia lottò corpo a corpo con il Lecce per tutto il campionato e alla terz’ultima giornata, in vantaggio di due punti sui rivali (all’epoca c’erano i due punti a vittoria), si giocò la match-ball per chiudere in anticipo la partita. Scontro diretto allo Zaccheria. Quindicimila spettatori. Bandiere a festa in tutta la città. Ma i rossoneri topparono e persero 2-1. Le due rivali si ritrovarono appaiate in vetta a due giornate dal termine. Il suicidio dei Leccesi in casa col Potenza (1-1) e le vittorie dei rossoneri su Bisceglie e Benevento consegnarono al Foggia la BFOGGIASPORT24.com

IRREFRENABILE IN PANCHINA – Due anni in Cadetteria: il primo per consacrare Nocera come il ‘re dei bomber’ con 24 reti segnate, il secondo per spiccare il volo verso la prima storica promozione in Serie A. Pugliese aveva fatto suo il Foggia e Foggia. Dirigeva la squadra e il pubblico allo stesso tempo. Danzava davanti alla panchina, interagiva coi tifosi e quando si toglieva la giacca il pubblico sottolineava con un boato la scena, perché sapeva che da lì a poco qualcosa sarebbe successo (ASCOLTA INNO DEL FOGGIA). «Ricordo ancora la mia prima partita con il Foggia», racconta l’ala destra Roberto Oltramari nel libro ‘Foggia – Inter 3-2. 31 gennaio 1965. L’impresa degli eroi di Pugliese’  di Domenico Carella (2016, edito da Il Castello Edizioni). «Era una partita di Coppa Italia, forse contro l’Atalanta. Giocavo sulla fascia dove lui aveva la panchina. Mi arrivò il pallone e cominciai a correre lungo la linea laterale. Ma sentivo qualcuno che mi seguiva. Mi girai e rimasi basito. Era Pugliese. Correva dietro di me dicendomi: dai, vai, scendi, forza…»FOGGIASPORT24.comPugliese

GRUPPO UNITO – Anche la squadra oramai aveva assunto la fisionomia di Don Oronzo, quella di un uomo pratico e astuto. «Entrava negli spogliatoi con i ritagli di giornale – racconta Patino nella sua biografia -. Ci diceva: guardate questo (riferendosi all’allenatore avversario). Dice che verrà a Foggia a giocarsela. Questo vuole fregarci! Noi non glielo permetteremo. Spesso capitava di partire volutamente dimessi in alcune trasferte per dare coraggio agli avversari e punirli in contropiede. In casa, invece, sfruttavamo la spinta del pubblico. Avevamo venti minuti per fare gol altrimenti tutto diventava più difficile. Con Pugliese abbiamo avuto sempre un grande rapporto. Quasi di confidenza. Un giorno venne da me a dirmi: ‘Cicciuzzo! Ho trovato un calciatore meraviglioso. Bravissimo. Ha una castagna dalla distanza! Vedrai che tiro!”. Pugliese parlava di Lazzotti. Paolo era davvero bravo ma il primo giorno di allenamento con noi sbagliò i primi due tiri. Due palloni lenti e deboli verso il portiere. Don Oronzo si avvicinò subito a me… “Naaa… Ciiiccio… Abbiamo sbagliato tutto”»FOGGIASPORT24.com

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Il centro di Foggia invaso dai tifosi festanti

LA PRIMA STORICA SERIE A – I rossoneri festeggiarono la Serie A il 14 giugno 1964 con una sconfitta. A Varese i rossoneri persero 2-1, ma quando tutto sembrava ormai perso, arrivò la notizia più bella. I rivali del Padova persero in casa contro il Monza, regalando la matematica promozione al Foggia Incedit. La notizia, come avveniva all’epoca, venne comunicata tramite telegramma e affissa sulla porta dello Zaccheria. Fu una festa di piazza. Migliaia di persone si riversarono per le vie del centro con macchine dipinte di rossonero.

La lettera ‘A’ scritta su ogni muro della città. La domenica successiva, nella gara di chiusura contro il Venezia (sconfitta per 0-1), sulla pista d’atletica del vecchio Zaccheria sfilarono tifosi, lambrette e il famoso carretto trainato da un asinello. Su quel carro c’era lui, Pugliese, il condottiero… come sempre in prima fila. Patino ricorda un aneddoto divertente: «I tifosi lanciavano verso il carro petali di rose e confetti. I petali non fanno male ma i confetti sì. Uno di questi colpì alla testa Pugliese, procurandogli un piccolo taglio. Vedendo il sangue per poco non svenne». Quel campionato valse al tecnico il ‘Seminatore d’oro’. Il primo prestigioso premio per un allenatore del Foggia. Sei anni più tardi lo avrebbe seguito Tommaso MaestrelliFOGGIASPORT24.com

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Lo stadio Zaccheria nei primi anni ’60

COSI PICCOLI, COSI’ GRANDI – Così, nell’estate del 1964, il piccolo Foggia si apprestava a vivere la prima stagione tra i grandi del calcio. E forse non era neanche attrezzato per farlo, soprattutto a livello di impiantistica. Lo Zaccheria era poco più di un campo sportivo. Vennero costruite le due curve sulla pista di atletica. Legno e tubi innocenti, sui quali sbattevano i piedi di oltre 15.000 tifosi. Atmosfera spettrale. Infernale. Degna del nome satanelli. Il campo? Senza un filo d’erba.

Il terreno era fatto di sansa, il tritato del nocciolo d’oliva. Eppure il Foggia fece la voce grossa. Fermò sul pareggio la Fiorentina di Hamrin e Albertosi. Costrinse al pareggio la Roma e superò la Juventus di Sivori (1-0 gol di Maioli su rigore) e l’Inter di Helenio Herrera (3-2). Guai a chiamare Pugliese difensivista o peggio, catenacciaro. Incorrereste nelle ire del suo capitano Patino: «Ma vi rendete conto con chi giocavamo? Nocera, Oltramari, Maioli, Micheli, Lazzotti ed io, Patino. Sei uomini offensivi. Impossibile definire difensivista un grande come Pugliese. Il suo segreto? Era l’equilibrio difensivo che gli garantiva Rinaldi. Matteo era bravissimo a marcare l’avversario, a cercare l’anticipo. E se qualcuno riusciva a saltarlo dietro c’era Bettoni. Affrontarlo non era impresa semplice per nessuno»FOGGIASPORT24.com

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Herrera e Pugliese, i due maghi

IL MIGLIOR NEMICO – Su Helenio Herrera va aperto un paragrafo a parte. Lui era semplicemente il ‘mago’ del pallone. Colui che riusciva a far fare magie alla propria squadra, profeta del pressing e del gioco veloce, racchiuso in un esotico: «taca la bola, taca la bola». La parola ‘mago’ era quella che stuzzicava di più Don Oronzo. «Diceva sempre: lui è il mago del Nord, io il mago del Sud», ricorda il capitano Patino nel libro dedicato a Foggia – Inter 3-2. «Voleva dimostrare di non essere inferiore a lui. Un giorno venimmo invitati a Coverciano per un incontro tra i capitani e gli allenatori di tutti i club di Serie A. Io sarei partito con lui in treno. Mi chiamò e disse. Domani ti faccio vedere io cosa combino. Si presento in stazione con un vestito bianco e la cravatta rossa. Lo guardai incerto e gli dissi un semplice… ma… Lui mi mise a tacere subito: “So quello che sto facendo”. Doveva rubare la scena a Herrera. E ci riuscì davvero, anche se il primo impatto fu memorabile. Arrivammo a Coverciano e in fondo al vialetto si intravedevano Nereo Rocco, Manlio Scopigno e il ‘mago’. Io rallentai per gustarmi la scena. I tre lo squadrarono e Rocco disse in dialetto triestino: “Uè, ti vendi i gelati?”»FOGGIASPORT24.com

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Il vestito bianco di Pugliese

MEGLIO DI MOURINHO – Ma il vero capolavoro lo fece prima di Foggia – Inter. La gara di andata si giocò alla seconda giornata di campionato a Milano. Sulle cronache dei quotidiani si legge di un Pugliese arrabbiato per il trattamento a lui riservato. Secondo quanto riportano i quotidiani dell’epoca il ‘mago’ avrebbe fatto spostare la panchina di Don Oronzo sotto il settore dei distinti, dalla parte opposta del campo. Uno smacco che non andò giù al tecnico di Turi. I sette giorni precedenti al match furono una vera e propria opera d’arte. Oggi si loda Mourinho per la sua capacità di gestire le emozioni di ambiente e squadra. Pugliese fece di meglio, cinquant’anni prima dello ‘special-one’ portoghese. FOGGIASPORT24.com

ONE MAN SHOW – Come riportato nel libro ‘Foggia – Inter 3-2. 31 gennaio 1965. L’impresa degli eroi di Pugliese’, Pugliese attese alle 10 del mattino del sabato l’arrivo del treno con i calciatori dell’Inter. Ai cronisti, stupiti, disse che era semplicemente passato in ferrovia per salutare il cognato Egizio Rubino, in partenza con il suo Potenza. Accolse con cortesia i cronisti milanesi al seguito dei nerazzurri e li portò in albergo dove offrì l’aperitivo. Poi tutti allo Zaccheria per la rifinitura dell’Inter. Mentre Mazzola e compagni sgambettavano a fatica sul terreno durissimo dello Zaccheria, Pugliese teneva banco con i cronisti. Il risultato? Sui giornali del giorno dopo non c’erano più di due righe su Herrera. «Loro sono i più forti, loro devono vincere. Noi non abbiamo pressioni. All’andata mi hanno sbattuto sotto i distinti? Noi tratteremo Herrera con tutti i riguardi»FOGGIASPORT24.com

PugliIL PREPARTITA – Il protagonista di ogni articolo fu proprio Oronzo Pugliese. Tolta la scena al ‘mago’, non rimaneva che togliergli anche la vittoria. «Volevamo entrare in campo per il riscaldamento – dice Patino – ma lui si mise davanti alla porta. Non ci fece scendere in campo. Si strappò bottone dopo bottone al camicia e ci fece un discorso memorabile. Potevamo e dovevamo vincere. Poi ci catechizzò uno ad uno. “Suarez? Devi marcare Suarez? Luisito? E chi è Suarez? Tu sei molto meglio di Suarez”, disse a qualcuno. E aggiunse: “Due gambe hanno loro e due gambe abbiamo noi…”. Anche se non parlava proprio di… gambe». Il resto è storia. Quella che tutti hanno visto (e chi non lo ha fatto lo faccia subito GUARDA QUI). FOGGIASPORT24.com

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La formazione di Foggia – Inter 3-2 – Foto tratta da Miticochannel.com

LA STORIA E’ SCRITTA – Il secondo tempo è da eroi. Segna Lazzotti con un tap-in dopo la traversa colta da Maioli su punizione. Raddoppia Nocera con un preciso rasoterra, dopo aver mandato al bar Picchi e Guarneri con un colpo di tacco. L’Inter rimonta con i gol spagnoli di Peirò e Suarez (una prodezza), poi la bomba di Nocera. Palla ricevuta spalle alla porta, finta di andare a sinistra, Guarneri e Picchi abboccano, sterzata a destra e palla nel sette. Foggia – Inter 3-2. Storia scritta a caratteri cubitali nella storia del calcio italiano. Il Foggia aveva battuto la squadra campione d’Europa e campione del mondo. Lo aveva fatto con merito, sul campo, ad armi pari. Chissà cosa avrà pensato Don Oronzo alle 18 di quella storica domenica. Quella domenica in cui diventò il nuovo mago. Il mago del SudFOGGIASPORT24.com

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