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2 Dicembre 2024
Foggia Calcio Storia

Foggia Calcio 100 – La storia del centenario: la valigia di Rabbaglietti

Foggia Calcio 100 – La storia del centenario: la valigia di Rabbaglietti

I cento anni del Foggia Calcio raccontati attraverso episodi e pagine dei libri di Domenico Carella. Oggi tocca al Foggia di Maestrelli e del giovane massaggiatore Rabbaglietti

[dropcap color=”#” bgcolor=”#” sradius=”0″]M[/dropcap]etti un ragazzo di diciannove anni in uno spogliatoio di una squadra di calcio. Dagli il ruolo di massaggiatore e automaticamente diventerà la mascotte del gruppo. Quella che fa spogliatoio, a volte subendo anche qualche scherzo di troppo. Correva la stagione 1967-1968 quando Lino Rabbaglietti diventò uno dei massaggiatori del Foggia Calcio, in coda a Peppino Lagonigro che iniziava ad accusare un po’ il peso del tempo, dopo aver portato avanti le gambe del Foggia di Pugliese in giro per l’Italia.

Ebbene, dal momento in cui “Rabba” è entrato nello spogliatoio era ben chiaro che ci fosse subito uno scotto da pagare. Una sorta di tacita “prova d’ammissione” per entrare all’interno del gruppo, fatta di scherzi e tiri mancini spesso divertenti. Il carnefice principe del giovane Lino era il capitano Gianni Pirazzini. «Ero giovanissimo, avevo poco meno di venti anni, ma ne dimostravo quindici – ricorda con un sorriso Rabbaglietti -. Questa caratteristica somatica permise a Pirazzini di tirarmi una serie memorabile di scherzi. In ogni trasferta riusciva a lasciarmi fuori dai cancelli dello stadio in cui, solo poche ore più tardi, avrebbe giocato il Foggia».

Il trucco era semplice e proprio per questo perfetto. Appena giunto al campo, mentre “Rabba” scaricava borsoni e valige dal pullman, Gianni riferiva all’inserviente che il piccolo Rabbaglietti era un semplice tifoso al seguito della squadra e che non aveva il permesso di entrare con loro. «Giunto al cancello che portava agli spogliatoi ero puntualmente bloccato e rispedito al pullman – continua Lino -. Che potevo fare? Mi mettevo a sedere sulle valige e aspettavo. Lo scherzo durava anche diversi minuti, fino a quando non mi scorgeva Maestrelli. Il tecnico, intuendo la situazione, chiedeva ai custodi di farmi entrare. Nonostante la giovanissima età ero davvero il massaggiatore ufficiale del club».

In alcune occasioni, però, la semplice parola di un calciatore o del tecnico non bastava. Gli addetti al campo, insospettiti da quel viavai di gente, bloccavano tutti e chiedevano maggiori spiegazioni. «In quel momento intervenivo io – ride Peppino Affatato -. La scena era degna di un girone dantesco. Da una parte c’erano i calciatori, dall’altra Rabbaglietti che inveiva nei loro confronti urlando un foggianissimo “c’rnut’”. In mezzo il tecnico e gli addetti al campo. Se le spiegazioni non bastavano ero anche costretto a mostrare i documenti che ne accertavano il tesseramento».

TRATTO DA: DIAVOLO DI UN SATANELLO, Il Castello Edizioni, 2010. Autore: Domenico Carella

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