Foggia Calcio 100 – La storia del centenario: “I fantastici racconti di Puricelli” (di Domenico Carella)
La storia dei cento anni del Foggia Calcio nei libri di Domenico Carella. Oggi parliamo dei fantastici racconti del tecnico Ettore Puricelli
[dropcap color=”#” bgcolor=”#” sradius=”0″]«P[/dropcap]uricelli era un personaggio straordinario – ricorda Pirazzini -. Per fortuna posso raccontare di essere stato allenato da lui per cinque lunghi anni. Era un allegrone, gli piaceva sorridere e scherzare. Era il catalizzatore di ogni momento di vita all’interno dello spogliatoio. Ricordo che la sera, nel ritiro di Bojano, non andavamo mai a dormire presto.
Non uscivamo per il solito giro nel paese, ma rimanevamo in albergo a parlare con lui. Si discuteva di calcio ed amore. Eravamo capaci di rimanere delle ore ad ascoltare le storie che ci raccontava, inventate del tutto o meno poco importa». Uno come Puricelli di storie poteva raccontarne a centinaia, calamitando l’attenzione dei suoi ascoltatori per la capacità di rendere coloriti i propri racconti e per l’enorme bagaglio di esperienza che il tecnico uruguayano si portava dietro. Il racconto che teneva incollati alle sedie i ragazzi era quello su Assia Noris, un’attrice nata in Russia dalla bellezza travolgente, interprete di numerosi film qui in Italia.
«Raccontava di essere stato con lei per un breve periodo all’inizio della sua carriera calcistica – continua Pirazzini -. Noi calciatori lo prendevamo in giro, stentavamo a crederci. Lui, invece, continuava imperterrito a vantarsi di questo presunto flirt». Chissà se ci fosse del vero nei racconti del “vecchio”. Non si può, però, dubitare delle sue conoscenze tra i personaggi famosi. All’epoca Puricelli era considerato un vero e proprio vip. L’esempio lampante della sua fama ce lo svela il portiere Memo (a Foggia dal 1975 al 1978), spettatore involontario di uno strano incontro in aeroporto: «Mentre eravamo in attesa del nostro velivolo lo vedemmo balzare in piedi per abbracciare un suo amico. Non capivamo chi fosse, lo riconoscemmo solo quando i due si separarono. Era un giovanissimo Renato Pozzetto agli inizi della sua carriera».
A gettare benzina sul fuoco che ardeva nella vis oratoria di Puricelli, molto spesso erano gli stessi calciatori. E’ il caso di Re Cecconi, il cui nome suscita subito un ricordo al capitano Pirazzini: «Un giorno entrò negli spogliatoi con un numero de “L’intrepido” (giornale a fumetti molto in voga tra i giovani in quel periodo), che aveva pubblicato una foto di Puricelli calciatore con i calzettoni abbassati». La tradizione sportiva italiana voleva i calzettoni abbassati come marchio di fabbrica dei dribbling di Omar Sivori, gesto di sfida dell’attaccante argentino verso i difensori avversari, ai quali si contrapponeva senza l’aiuto prezioso dei parastinchi. L’estro anticonformista di Sivori forse combaciava alla perfezione con quello altrettanto irrefrenabile di Puricelli. «Re Cecconi – continua Gianni – prese al volo l’occasione per scherzare con lui. Gli disse indicando la foto: mister, allora non è vero che fu Sivori il primo a portare i calzettoni abbassati! La risposta del “vecchio”, gonfia di orgoglio, non si fece attendere: si, si, li ho inventati io».
L’ultimo episodio legato ai “racconti” di Puricelli ce lo svela ancora una volta Memo. L’aneddoto risale alla metà degli anni settanta, nel cuore del ritiro di Pavullo, ma ben si inquadra nel presente paragrafo. La location era un monastero presso il quale il Foggia aveva trovato alloggio. La squadra albergava al secondo piano della struttura, mentre al piano inferiore delle collegiali si esercitavano in una palestra. «Al termine della solita serata passata ad ascoltarlo e a bere, decidemmo di rientrare nelle nostre stanze. Il “Puri” era un po’ alticcio per i fumi dell’alcool ma non smetteva di parlare neanche sulle scale. Ad un certo punto gli balzò fuori dalla bocca la dentiera. Scoppiammo tutti a ridere».
TRATTO DA: Diavolo di un satanello, Il Castello Edizioni, 2010 AUTORE: Domenico Carella
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