26 Marzo 2025
Foggia Calcio

“A mente fredda”…: quando ottimismo fa rima con cinismo!

[dropcap color=”#” bgcolor=”#” sradius=”0″]I[/dropcap]l tabellino non mente: 2-0 alla Nocerina. In quest’ottica, voto 8 in pagella.

Del resto, il parametro con cui misurare la stagione 2019/20 del Foggia – come già scritto – è stabilito: la vittoria. Che stavolta è arrivata grazie soprattutto a due concetti base del progetto tecnico rossonero: colpire in maniera chirurgica e non subire gol.

Corda lo ha più volte ribadito: le sue squadre, non ultimo il Como che il mister sardo ha “addestrato” come un guru fa con i suoi adepti, hanno nel dna la solidità difensiva, nel solco più puro della tradizione italiana. Portiere affidabile, centrali ruvidi e di personalità, mediana che si muove compulsivamente riservando tante energie alla pressione ”su misura”. Pungere e capitalizzare il vantaggio. Principi monolitici nella ricerca del successo. Ecco la chiave su cui è stata costruita l’affermazione in terra campana.

Tre flash dal San Francesco: un rigore realizzato nell’unico lampo della prima frazione di gioco; una parata statuaria di Fumagalli a inizio ripresa su Sorgente e poco dopo la scivolata determinante di Viscomi, sempre sul centravanti ex Primavera dei satanelli, festeggiata alla stregua di un gol segnato.

Pragmatismo allo stato “brado”, nessuna concessione al divertimento, almeno sino all’espulsione di Carrotta, che ha fatto calare il tramonto sui bollori dei Molossi. Poi è stato solo Tortori show, un esordio con i fiocchi per il ragazzo romano dalla verticalità eccitante.

Loris era entrato al posto di Cittadino, che aveva iniziato da mezzala e chiuso da attaccante quando Staiano aveva sostituito uno spaesato Cannas (nel frattempo Cadili aveva rilevato Di Jenno, con Campagna dirottato a sinistra e Salines riportato sull’out destro).

L’altro spunto è quindi proprio quello dei cambi. Ce ne sono cinque a disposizione e Corda ha dimostrato, nelle due partite da head coach, di saperli usare, guardando con freddezza e raziocinio agli sviluppi del gioco ed avendo un’idea fissa in mente: portare a casa i tre punti. Possibilmente senza correre rischi e con una visione tutta personale dello spettacolo, dipinto non più come vocazione – a volte esagerata – al fraseggio ma come “summa quasi teologica” di sacrificio, ardore e cattiveria agonistica.

Cosa lascia in eredità – dunque – la sfida di Nocera? Certamente la vittoria ma anche un pizzico di sano ottimismo. Parola che fa rima, peraltro, con cinismo. Quello che in terra campana, secondo noi, ha fatto la differenza…

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