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7 Febbraio 2025
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Un girone dopo… per il Foggia calcio è di nuovo Cosenza: occhio al Brucio spezzino e all’«erede» di Suárez

[dropcap color=”#” bgcolor=”#” sradius=”0″]G[/dropcap]aleotta fu la sosta e chi la pensò… Il cielo plumbeo che minacciava burrasca era appena un ricordo: prima la rasoiata di Cicerelli con il Padova a spettinare i pensieri funesti dello Zaccheria, poi la Strega piegata dall’improbabile traiettoria di Olly e dai guizzi di Camporese e Galano; infine la caparbietà di Gerbo e il 3-2 di sofferenza e goduria all’Ascoli, nobilitato dai venti minuti più scintillanti del torneo dei satanelli.

Era l’apogeo dell’illusione, quella che ti colpisce a tradimento quando poi perdi il treno dei desideri. E, infatti, arrivò lo stop per le nazionali, quindici giorni di riposo e il mondo che cambia… a Cosenza, al San Vito Marulla. Horror allo stato brado, highlanders trasformati in fantasmi che vagano in campo, Tutino versione CR7 a “scherzare” un Loiacono mai così in bambola… la barca che affonda senza nemmeno le scialuppe di salvataggio.

Poteva, anzi doveva, essere solo un episodio da mettere in conto in un torneo schizofrenico come quello di serie B, e invece è diventato l’inizio di una parabola discendente che si semplifica in un dato contundente: da allora, era il 20 ottobre 2018, sono state giocate 17 partite e il Foggia ha vinto appena due volte: con la Cremonese nella parentesi Pavone il 14 dicembre e con il Carpi, il 19 gennaio, nell’unico successo sinora della gestione Padalino. Per il resto un’interminabile serie di pareggi (11) e 4 sconfitte.

Se però – da quel giorno – il cammino dei rossoneri ha preso un sentiero accidentato, il Cosenza – al contrario – ha imboccato la via maestra della redenzione. Il 2-0 contro Mazzeo e soci infatti è stata la 1ª vittoria del torneo, propedeutica alla vera svolta per l’undici di Piero Braglia, un ex in Capitanata, arrivata un mese dopo, a Crotone, con l’1-0 firmato Idda al 75’. E proprio da Crotone ha preso il via l’ascesa silana con 7 successi, 4 pareggi e due sole battute d’arresto a La Spezia e Livorno: 25 punti (contro i 13 del Foggia nello stesso periodo) dei 33 che attualmente collocano i rossoblù a due lunghezze dalla zona playoff.

L’ultimo successo è arrivato martedì nel turno infrasettimanale contro il Carpi: un 1-0 griffato Tutino ma soprattutto Perina, il portiere partito dalla panchina (il titolare era Saracco) ma poi rispolverato da Braglia proprio a Crotone, il quale ha parato tutto, compreso un rigore di Marsura al 95’.

Un’affermazione fondamentale in un match in cui il Cosenza era così schierato:

Perina
D'Orazio
Legittimo
Capela
Bittante
Sciaudone
Palmiero
Bruccini
Tutino
Litteri
Baez

A sradicare palloni agli avversari e a trascinare i suoi a centrocampo c’era Mirko Bruccini, 33enne spezzino doc (uno che ha confessato che quando appenderà gli scarpini al chiodo sarà in Curva al Picco con il figlio a tifare gli Aquilotti) che nella passata stagione contribuì alla promozione dei Lupi con 8 centri e che in questa ha timbrato nel 2-0 alla Cremonese e ha realizzato il rigore decisivo di Perugia.

Quando militava nella Lucchese Mirko Bruccini fu seguito anche dal Foggia

Cresciuto a pane e pallone nel quartiere Felettino di La Spezia, il “Brucio” ha segnato la rete promozione 2012/13 con la Pro Patria, nella quale visse momenti complicati per i problemi finanziari che attanagliavano lo storico club lombardo (non prese lo stipendio per mesi e una volta – assieme ai suoi compagni – decise di dormire negli spogliatoi per attirare l’attenzione sulla situazione della società).

Paragonato nella Lucchese a Nainggolan, Bruccini è una delle chiavi del gioco di Braglia, assieme a Tommy D’Orazio, Pallone d’Oro abruzzese (lui di Guardiagrele, provincia di Chieti, sede del Parco Nazionale della Majella) nel 2018 davanti a Inglese e Brugman, esterno sinistro tutto corsa e… libertà (di affondare sulla fascia).

Da terre molto più lontane, giunge invece Jaime Báez Stábile, uruguagio di Montevideo ma cresciuto a Las Piedras, regione di Canelones, un dipartimento annesso al territorio della Capitale charrúa. A 4 anni la nonna Teresa lo portava alla scuola calcio del Club Laureles, da lì la chiamata della squadra cittadina, la Juventud, con cui esordì a soli 17 anni in Primera e con cui giocò 75 partite con 17 gol.

Al talento di Baez si interessò anche Rafa Benitez, all’epoca in cui era tecnico del Napoli

Attaccante definito l’erede di Suárez, partecipò ai Mondiali U20 2015 con la Celeste e fu portato in Italia dalla Fiorentina che lo soffiò a Lazio, Arsenal e Siviglia e lo fece giocare in Primavera prima di cederlo in prestito a Livorno, Spezia, Pescara e ora Cosenza. Figlio d’arte (il papà Enrique vinse una Coppa América con l’Uruguay nel 1987), Jaime ha realizzato sinora un sol gol (a Carpi) ma è in crescita.

Come tutto il Cosenza, che però stasera allo Zaccheria dovrà scontrarsi con la fame di vittorie del Foggia. E chissà che – a un girone di distanza dall’inizio della discesa – per i satanelli contro i Lupi non cominci la risalita!

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