[dropcap color=”#” bgcolor=”#” sradius=”0″]V[/dropcap]entimila abitanti circa; 31 km da Padova, una distanza appena sufficiente ad alimentare la rivalità con i più “scafati” cugini biancoscudati; il cuore di una provincia che pulsa lavoro.
Ecco Cittadella, con la sua Cinta Muraria, con la Torre di Malta, con il silenzioso vociare di un’oasi felice… Almeno nel calcio. Merito soprattutto di un signore d’altri tempi, un imprenditore lungimirante che nel lontano 1954 fondò quello che sarebbe diventato il 2° gruppo siderurgico italiano: Angelo Gabrielli (scomparso a luglio 2009), il vero artefice del miracolo Cittadella. O meglio… del modello Cittadella!
E sì perché i granata oggi del presidente Andrea Gabrielli, figlio di Angelo, non sono più solo un fenomeno d’effervescenza calcistica come ai tempi del 3-3-4 di Glerean, ma si sono ritagliati un posto d’onore nelle cartoline d’imitazione di un football in pieno “medioevo” finanziario. Una filosofia esistenziale trasferita dietro le scrivanie e sul campo.
Una pedissequa ricerca dell’intuizione che fa convolare a giuste nozze il ludibrio del risultato e la legge dei bilanci. Il “ragioniere” di questa complicata equazione ha il volto di un uomo in granata. Un fedelissimo, da 20 anni membro di un club che è una famiglia: Stefano Marchetti, il DS dei granata. È lui che ci guiderà nell’universo del Citta, contro cui domani alle 15 il Foggia incrocerà le armi allo Zaccheria.
Eccoli allora i segreti dei granata: “Una proprietà solida e seria e tanto lavoro. Cerchiamo di fare le scelte giuste e le difendiamo”. In 20 anni, appena tre tecnici: Maran, Foscarini e Venturato. “Siamo un gruppo unito che crede in determinati valori”, ha ponderato il DS che a maggio 2018 ha rifiutato il Chievo, “insieme si vince e si perde. Non a caso il nostro staff tecnico è composto di ex calciatori che hanno creato un senso di appartenenza a questa maglia”.
Idee chiarissime e rigore economico: “Ceravolo (accostato ai granata a gennaio) guadagna troppo per venire al Cittadella”, è l’esempio lampante. Il passo lungo come la gamba, l’unico modo per sopravvivere in un mondo dove invece c’è “(…) troppa improvvisazione” e dove “(…) è necessario un maggior rispetto delle regole e degli impegni presi”. In estate è andata in onda la “new revolution” di Marchetti e di mister Venturato, abituati a lanciare in volo e non a tarpare le ali ai loro gioielli: “Gli ultimi sono stati Varnier e Kouame”, ma prima Biraghi, Baselli, Gabbiadini, Cherubin, Ardemagni, Meggiorini, e una pletora sconfinata di “scommesse” vinte.
Perché Marchetti è “(…) fenomenale nel credere nei ragazzi che giocano nelle categorie inferiori”, proprio come colui che ha pronunciato questa frase e che è il 2° fattore sotto le lenti di “Attenti a quei due”, ovvero Alberto Paleari, il portierone del Citta 2018/19, uno dei motivi per cui Iori e soci hanno la miglior difesa del torneo (insieme a quella del Palermo) con 24 reti in 26 incontri e in assoluto la meno perforata in trasferta con appena 10 gol al passivo (a fronte, c’è però da dire, di un attacco sterile lontano dal Tombolato con appena 5 centri a referto).
Si potrebbe dire… il sistema di gioco, l’aggressività a profusione, la linea che perde Scaglia (sedotto dai quattrini del Monza) e non se ne duole. Si potrebbe dire tutto, ma il contributo di Alberto alla causa granata è stato enorme, sin dall’avvio di stagione quando non ha subito gol per 5 partite (due di Coppa Italia e tre di campionato) fino alla marcatura di Crimi dello Spezia il 22 settembre.
Una carriera particolare quella del brianzolo di Giussano, iniziata a 6 anni quando da terzino sostituì il portiere infortunato e che nel Milan ha vissuto il suo apice con la conquista dello scudetto 2010/11 come estremo difensore n° 4: “Sull’albo d’oro ci sono anch’io” ha raccontato, “ma salivo appena in pullman”. Sul quale – una volta – si accomodò rubando il posto a Ibra che non la prese bene ma che poi lo elesse sparring partner in allenamento.
Dalle stelle, però, alle stalle… e la parabola del ragazzo laureato in Scienze Motorie ebbe una discesa vertiginosa verso i Dilettanti dopo che il Diavolo non gli rinnovò il contratto. Ripartì dal Pontisola, poi Tritium, Virtus Verona (con cui fu eletto miglior portiere della categoria), Mantova e Giana Erminio da cui lo prelevò Marchetti nell’estate 2016.
Paleari sarà dunque uno dei fattori di un Cittadella che arriverà in Capitanata reduce da tre vittorie di fila (4-1 casalinghi a Lecce e Pescara, intervallati dall’1-0 di Brescia) e che nell’ultimo turno contro il Delfino abruzzese era così schierato:
Un undici nel quale ha brillato Gabriele Moncini, giunto a gennaio e già autore di 6 reti in 7 presenze. Un altro di quelli che Venturato saprà valorizzare e poi spedire nell’Olimpo. Dove – nel frattempo – siamo sicuri che il patron Angelo starà già illustrando agli dei del pallone il miracolo Citta. O meglio… il modello Citta!