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31 Marzo 2023
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Foggia calcio: ecco il Brescia dei… bresciani e di un “pendolino” romano con l’accento barese

[dropcap color=”#” bgcolor=”#” sradius=”0″]L’[/dropcap]anima rock della Leonessa torna a ruggire. Lo aveva detto Massimo Cellino, il boss heavy metal del progetto, quando aveva preso il Brescia ad agosto 2017: “Quest’anno mi accontento della salvezza, dalla prossima stagione non più”.

Parole scolpite nella pietra d’investimenti sostanziosi che hanno proiettato le Rondinelle in vetta alla classifica del torneo cadetto (con 50 punti in 27 partite e uno score di 13 vittorie – di cui 9 su 13 incontri casalinghi – 11 pareggi e appena 3 sconfitte). Obiettivo dichiarato, la serie A. Che poi ci si riesca è altro discorso ma la strada è quella giusta.

L’ultimo trionfo in «B» risale al 2009/10, i play off vinti e la promozione nel massimo campionato poi vanificata dal pessimo 19° posto del 2010/11 e dalla conseguente retrocessione. Quell’anno a fare il raccattapalle al Rigamonti c’era un ragazzino promettente che assisteva alle gesta dell’ultimo prodotto difensivo “milionario” della cantera della Leonessa, ovvero Daniele Bonera, ceduto al Parma e finito poi al Milan e in Nazionale.

Ventidue presenze, di cui 18 da titolare, quest’anno per Cistana che con il Cosenza ha scontato un turno di squalifica

Quel bambino si chiamava Andrea Cistana ed oggi è il centrale titolare del Brescia. Nato il 1° aprile del 1997 (dunque festeggerà lunedì prossimo 22 anni), è cresciuto nel vivaio della Leonessa e si è fatto le ossa in serie D, affermandosi nel Ciliverghe di Emanuele Filippini con cui vinse i playoff 2016/17. Dopo una parentesi al Prato in Lega Pro, è tornato alla base ma in estate sembrava dovesse trasferirsi al Monza; invece Cellino gli ha rinnovato il contratto sino al 2021 e lui lo ha ripagato conquistando la fiducia dello staff tecnico e relegando in panchina un “monumento” come Gastaldello.

Cistana, che piace al Sassuolo di De Zerbi e su cui l’Inter si è già informato, è uno degli esempi di quella “brescianità” che sta irrorando le radici di un primato meritatissimo e che rappresenta il 1° fattore di osservazione di “Attenti a quei due”.

Il portabandiera ufficiale di questa ritrovata identità anche territoriale è ovviamente il “millennial” più famoso del Rigamonti, quel Sandro Tonali (assente per squalifica domani contro il Foggia) che dagli Allievi e bypassando la Primavera è approdato in 1ª squadra, spiccando poi il volo verso la maglia azzurra.

Ma dietro a lui, oltre al già citato Cistana, ci sono Edo Lancini (“il Bonucci della B”), Mattia Viviani (18enne virgulto delle Rondinelle, possibile sostituto di Tonali con i satanelli), Leo Morosini (che pur essendo nato nel bergamasco ha fatto tutta la trafila nelle categorie di base della Leonessa), il tecnico Corini (che dal Brescia spiccò il volo, per nove miliardi, verso la Juve) e Alessandro Semprini, il “pulcino” che a sei anni s’ispirava a Federer e che a otto virò verso il calcio.

Per lui, nel 2016/17, dopo tanta Leonessa, si erano aperte le porte della Primavera della Juventus, con cui giocò anche la Youth League e con cui sfiorò il debutto in 1ª squadra con la maglia n° 43 (che conserva gelosamente nella casa dei genitori) quando Allegri si ritrovò a corto di esterni di difesa e chiese “aiuto” a Grosso, all’epoca mister della Primavera bianconera, che gli consigliò di convocare proprio il bresciano.

Alex, che in allenamento marcava Higuaín, si scaldò contro l’Atalanta in Coppa Italia ma alla fine non entrò. Semprini è stato titolare nell’ultima partita del Brescia (3-2 a Cosenza il 9 marzo scorso) nella quale Corini aveva schierato i suoi così:

Alfonso
Semprini
Romagnoli
Gastaldello
Sabelli
Ndoj
Tonali
Bisoli
Spalek
Donnarumma
Torregrossa

Padrone della fascia opposta a quella di Semprini è stato uno, invece, arrivato solo in estate al Rigamonti ma già elemento importante nello scacchiere della capolista: Stefano Sabelli. Romano e sbocciato a Trigoria, l’esterno classe ‘93 ha messo in bacheca ben tre scudetti nelle giovanili giallorosse: con i Giovanissimi Nazionali nel 2007/08; con gli Allievi Nazionali nel 2009/10 e con la Primavera di De Rossi (e dell’amico Caprari) nel 2010/11.

Ai tempi del Bari, a Sabelli s’interessarono Lazio, Torino, Sampdoria e Fiorentina ma la serie A l’ha poi incrociata nel 2016 con il Carpi

Il talento di “ballo social” sulle note di Rovazzi ha trovato però la sua consacrazione lontano dalla Capitale, al Bari, con cui esordì in B il 25 agosto 2012 nel 2-1 al Cittadella. Soprannominato Pendolino (eredità dell’epoca in cui furoreggiava il brasiliano Cafu), Sabelli fu riscattato dal Bari per 600mila euro ed è stato acquistato dal Brescia prima della “sparizione” dei galletti dal panorama dei tornei Pro.

Nel Brescia del cecchino Donnarumma, del guerriero con il vizio del gol Torregrossa, dei polmoni Bisoli e Ndoj, del finisseur Tremolada, ci sono anche loro, Sabelli e i “bresciani boys”… una miscela esplosiva che domani starà al Foggia riuscire a non far deflagrare.

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