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18 Aprile 2025
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Foggia calcio: si torna allo Zaccheria contro il Venezia dell’Uomo Ragno e del nipote di Totò “notti magiche”

[dropcap color=”#” bgcolor=”#” sradius=”0″]“H[/dropcap]anno ucciso l’Uomo Ragno, chi sia stato non si sa, forse quelli della mala, forse la pubblicità” cantava Max Pezzali in un motivo così orecchiabile da essere rimasto impresso al di là del valore assoluto della musica.

Nel nostro caso però l’Uomo Ragno è vivo e vegeto, o meglio è risorto dalle ceneri di una retrocessione immeritata. E sì perché non si può parlare del Venezia, prossimo avversario del Foggia allo Zaccheria (stasera ore 21), senza iniziare da lui, da Walter Zenga, l’Uomo Ragno, uno dei più grandi portieri della storia del calcio italiano (e non solo!), ma soprattutto il tecnico che ha risollevato le sorti del sodalizio lagunare.

Facciamo un passo indietro, però, sino a giugno scorso quando il Palermo fa svanire nella semifinale playoff il sogno della 3ª promozione di fila del Venezia. Dopo due stagioni memorabili saluta Filippo Inzaghi e il club della “Serenissima” si affida a Stefano Vecchi, mister promettente, capace di infilare due scudetti consecutivi con la Primavera dell’Inter.

Il mercato è fiacco in entrata (Di Mariano, Citro e qualche elemento promettente), più consistente in uscita (via l’erede di Buffon Audero, il regista Stulac, l’incursore Firenze e il “fenicottero” Moreo). Nel complesso, comunque, la struttura di squadra resta immutata con il nocciolo duro dei reduci dalla «D» ancora in pista.

Il torneo si apre con il successo di misura (e un po’ casuale) sullo Spezia, poi però i lagunari affondano con 4 sconfitte (l’ultima a Perugia il 6 ottobre) e un pari nelle successive 5 partite. Il destino di Vecchi è segnato: alla sosta si cambia, via Stefano, ecco Walterone, reduce dalla mancata impresa di Crotone, che straccia il biglietto già comprato verso gli Emirati dove vive assieme a moglie e figli.

La nemesi si compie immediatamente con il pari strappato nel fango ai rivali del Verona, poi il colpo esterno sfiorato a Palermo, il doppio successo con Cremonese e Salernitana prima del beffardo ko di Cittadella e del 2-1 di sabato scorso contro il Brescia, ottenuto malgrado l’inferiorità numerica dal 23’ pt per il rosso al Falzerano (quello del palo allo Zaccheria nel 2-2 del 15 dicembre 2017 che salvò il Foggia di Stroppa dal naufragio) che ha rimediato tre turni di squalifica (poi ridotti a due) e quindi non sarà della partita in Capitanata.

Da allenatore, Walter Zenga ha vinto uno scudetto con la Steaua Bucarest e uno con la Stella Rossa Belgrado

Per Zenga, dunque, un bottino di 11 punti in 6 partite (contro i 4 sempre in 6 gare di Vecchi), con una media di 1.83 a incontro (il Foggia è a 1.33). Con l’azzurro di Italia ‘90, Domizzi e soci hanno segnato tre reti in più e subito due gol in meno rispetto alla precedente gestione, nonostante il calendario abbia presentato all’Uomo Ragno sei avversari complicatissimi.

L’effetto Zenga è stato dunque fragoroso soprattutto grazie a un carisma indiscutibile: “Quando l’ho visto parlare ai ragazzi nello spogliatoio, ho pensato che fosse esattamente quello che volevo vedere da un allenatore. Non c’era un giocatore che non fosse catturato dalle sue parole”, ha dichiarato il patron Tacopina che si è detto orgoglioso di avere una “leggenda come Walter Zenga in qualità di tecnico”.

Il primo obiettivo di “Attenti a quei due”, quindi, è l’Hall of Fame interista che ha avuto il merito, tra gli altri, di rivitalizzare il talento quasi desaparecido di un classe ’96 dal cognome poco indicativo ma dalla parentela illustre, Francesco Di Mariano, figlio di Rosalia Schillaci, sorella di Totò, l’eroe delle Notti Magiche.

Di Mariano, qui con la maglia del Novara, ha giocato nella Primavera della Roma con Lorenzo Pellegrini ed ha all’attivo 8 panchine in A con i giallorossi

Francesco è dunque nipote d’arte e proprio con lo zio ha tirato i primi calci al pallone nella scuola Ribolla che l’ex attaccante della Juve ha aperto a Palermo, città natale sua e di Francesco. Il ragazzino, però, aveva le idee chiare sin da piccolo e così a 13 anni ha lasciato l’isola per Lecce: “Ho sempre pensato che per fare il calciatore professionista non devi avere distrazioni”, ha poi raccontato, “allora è meglio farlo lontano da casa”.

Portato da Sabatini alla Roma per 350mila euro (superando la concorrenza di Samp e Napoli), il trequartista che adora Neymar e Hazard e che è cresciuto alla scuola di Totti (“Mi diceva di giocare semplice, di prima”, ha rivelato parlando degli allenamenti con il capitano giallorosso) è andato in prestito ad Ancona (dove realizzò un memorabile gol di tacco) e Monopoli prima di approdare al Novara.

In Laguna da giugno, Francesco – appassionato di playstation, in particolare del gioco “Call of Duty” – ha realizzato 5 reti sinora, di cui 4 con Zenga in panchina, le ultime due contro il Brescia, match in cui il Venezia era schierato così:

Vicario
Bruscagin
Domizzi
Modolo
Zampano
Pinato
Bentivoglio
Di Mariano
Citro
Falzerano
Vrioni

Un 4-2-3-1 (o un 4-3-3) armonico e ben organizzato, interpretato con uno spirito combattivo che ricalca molto il carattere di Walter Zenga, l’Uomo Ragno, che anche a Venezia – oramai – già considerano un… Super Eroe!

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