[dropcap color=”#” bgcolor=”#” sradius=”0″]L’[/dropcap]ultima per rinascere. L’ultima per non torturarsi in congetture catastrofiste da qui sino alla ripresa delle ostilità. L’ultima per dire che “sì, il Foggia non può essere quello visto a Perugia”, o meglio quello transitato al Curi senza lasciare tracce di presenza concreta in campo. L’ultima per salutare in maniera positiva un anno che il presidente Fares ha definito “(…) horribilis” per via delle note vicende che hanno influenzato il percorso sportivo dei rossoneri.
L’ultima per sfidare (ore 12.30) una delle squadre più competitive – almeno sulla carta – del torneo, l’Hellas Verona, che dopo la retrocessione dalla serie A della scorsa stagione è ripartita con un progetto nuovo affidato a Fabio Grosso, reduce dall’esperienza in chiaroscuro di Bari. Nonostante diverse difficoltà (tra infortuni e amalgama di una rosa ristrutturata «in toto»), i gialloblù sono nel gruppo delle terze, alle spalle di Palermo e Brescia, con 29 punti in 17 incontri e un bilancio di 8 successi, 5 pareggi e 4 sconfitte con 27 gol fatti e 17 subiti (12 in meno del Foggia).
Il punto più basso del campionato scaligero è stato toccato con il doppio stop contro Ascoli e Brescia e il pari interno con la Cremonese tra la fine di ottobre e l’11 novembre. Poi, dopo la sosta, l’Hellas ha infilato cinque risultati utili consecutivi: 1-1 con il Palermo, 1-0 a Benevento, 3-1 con il Pescara, 0-0 a Livorno e 4-0 contro il Cittadella (“Saranno in pochi a vincere 4-0 con il Cittadella”, ha sottolineato nel post partita Grosso), in un match in cui il “dogmatico” 4-3-3 del terzino mundial 2006 era così allineato:
A guidare il tridente offensivo il 34enne Giampaolo Pazzini, che si è portato a casa il pallone della gara in virtù della tripletta rifilata a Schenetti e soci, la 2ª in campionato dopo quella al Carpi del 16 settembre. Il “Pazzo” ha così toccato quota 41 gol con il Verona, entrando nella Top 15 “all time” del club veneto davanti anche a un’istituzione come Domenico Penzo.
Raccontare la carriera del bomber di Pescia (provincia di Pistoia), che in Nazionale ha giocato 25 volte, realizzando 4 reti e partecipando al Mondiale del 2010, appare superfluo… il Verona lo ha confermato dopo la retrocessione e l’esperienza in Spagna al Levante, nella quale esordì segnando a tempo scaduto il gol che bloccò il Real al «Ciutat de Valencia».

Grosso, però, lo ha impiegato poco sinora, appena 439’ (nei quali ha comunque messo a referto 7 reti, una ogni 62’), con l’intero match disputato appena contro Carpi, Lecce e Brescia. Ancora indisponibile Di Carmine per infortunio, il Pazzo potrebbe partire di nuovo titolare allo Zaccheria, ma – a prescindere dalla sua presenza dal 1° minuto – resta comunque un’arma devastante nelle mani di Grosso e un naturale obiettivo del nostro “Attenti a quei due”.
Così come lo sono i due esterni d’attacco dell’Hellas, due ragazzi dalle storie particolari. A destra si muove il brasiliano di Seabra (cittadina di 40mila abitanti nello stato di Bahia) Ryder Matos: per gli italiani Matos, per i locutores verdeoro semplicemente Ryder, con la “y” pronunciata come una “i”. All’età di 11 anni, il Vitória – uno dei due club maggiori di Bahia – lo scoprì nelle escolinhas di Seabra e lo portò nella Capitale, dove lo scovò tre anni dopo Pantaleo Corvino.
E così, spinto da papà Sandro si ritrovò a Firenze dove bruciò le tappe sino a quella doppietta in 30’ in amichevole contro la Lucchese, a 17 anni, grazie alla quale gli si spalancarono le porte della prima squadra viola.

La sua traiettoria però non è stata poi così folgorante come ci si poteva attendere e la tappa di Verona rappresenta un’occasione di riscatto per Ryder, che ha nel dribbling e nella velocità le sue qualità migliori e che sinora ha segnato due gol decisivi contro Spezia e Benevento.
L’Hellas dovrà essere invece un trampolino di lancio per Lee Seung-woo, il Messi coreano, come qualcuno lo ha definito in virtù della sua permanenza nella “cantera” del Barça. “Agganciato” dai tecnici della Masia blaugrana in un torneo giovanile nel 2010, infatti, il classe ’98 è rimasto in Catalogna sino al 2017, debuttando anche in Youth League.
Ancora a secco di gol quest’anno, Lee è già da tempo nei radar del Milan, a cui segnò un gol a San Siro l’anno scorso. Matos e Lee sono dunque i grimaldelli usati da Grosso per scardinare le difese avversarie, due frecce importanti nell’arco di una squadra che arriverà in Capitanata per confermare l’ottima prova di giovedì ma che si troverà di fronte un Foggia diverso da quello di Perugia. È quanto vuole Padalino, è quanto chiede una piazza appassionata ma proprio per questo molto esigente.