[dropcap color=”#” bgcolor=”#” sradius=”0″]“G[/dropcap]uarda, tante volte in carriera mi hanno detto che sono un giocatore d’equilibrio, il problema è che i giocatori forti sono quelli che rompono gli equilibri”, allarga il suo sorriso Max, accompagnando le parole con una smorfia vagamente autoironica.
“Però mi fa piacere essere definito un giocatore d’equilibrio perché in realtà è quello che sono”, completa la frase quasi a ricomporre un pensiero moderato.
Eccolo Massimiliano Busellato, il talismano del Foggia calcio, 4 vittorie su 4 con lui in campo e 3 sconfitte su 3 con lui fuori. Un ragazzo semplice, cresciuto in una famiglia di sportivi con il papà Mirco che si era dilettato a sporcare i campi di Prima Categoria, la sorella Giada a disegnare ricezioni e schiacciate nel volley di serie C (per poi a dedicarsi ai giovani accantonata la carriera agonistica) e la mamma Annalisa a tifare per i suoi figli, sempre presente sugli spalti del Tombolato.
Il giardino di casa di Max, entrato a 9 anni nei Pulcini del Cittadella, dove era stato portato da un’istituzione tra gli osservatori granata, quel Vasco Sarti che fu omaggiato dalla curva del Citta durante un confronto con il Verona dopo la sua prematura scomparsa nel 2007. Proprio al Tombolato, il centrocampista che mosse i primi passi nell’Eurocalcio Cassola, piccola squadra del suo paese d’origine, esordì a 18 anni, nella sfida più sentita, quella con i rivali del Padova.
Il ko 1-4 fu una frustata all’orgoglio del Citta ma rappresentò il primo vagito di Massimiliano (che giocò appena 5’) in una cadetteria divenuta poi il suo campo di battaglia abituale. L’”antipersonaggio”, quello che quasi si vergogna ad ammettere che il Foggia di Grassadonia gioca meglio con lui in mediana, diventa personaggio il 15 ottobre 2011 quando il tecnico Foscarini, il Ferguson del Piave per la sua decennale militanza nel Citta, lo sceglie per il debutto dal 1° minuto nel match con il Grosseto: assieme al Buse, in difesa si muove Luca Martinelli; Antonio Narciso è in porta nei maremmani, guidati da Ugolotti, un altro conosciuto alle nostre latitudini.
Il Cittadella vince 2-0 e la prestazione di Max è super. Per tutti, tranne che per lui: “Non sono soddisfatto, non ero io. Ho giocato trattenuto. Per il campionato di «B» bisogna fare di più”, commenta a fine gara, prima di andare a festeggiare offrendo da bere agli amici in un locale della zona. Al momento dei saluti, un auspicio… “(…) quello di giocare almeno 5’ a Marassi con la Samp” nella giornata successiva. Che invece gli regala 71’ e uno 0-0 contro la corazzata del campionato.
Chi è Busellato, paragonato in gioventù a De Jong e Medel? Un 25enne misurato e tranquillo (“Mi trovo benissimo in gruppo, è vero pure che io fatico a trovarmi male con qualcuno”, ci ha confessato quasi con pudore in conferenza la settimana scorsa), con i piedi ben piantati in terra anche quando si parla di personali ambizioni di «A» (“Dopo i 25 anni non vieni più comprato come giocatore di prospettiva ma in «A» puoi andare solo con la tua squadra, se ne trovi una che punti su di te”).
Quella serie A che pareva spalancarsi per lui dopo l’esperienza nell’U19 di Evani e soprattutto dopo il gol capolavoro, il primo tra i Pro, a Bergamo contro l’Albinoleffe, il 14 febbraio 2012: controllo di tacco e destro ciclopico a impallinare l’estremo difensore di casa Offredi. La carriera dell’”equilibratore”, che quell’anno fu l’unico U19 titolare in «B», però, non l’ha condotto nella massima serie. Almeno sinora.
Perché il Buse, che contro l’Ascoli ha sfiorato il suo 10° centro in serie B (shoot dal limite che Perucchini ha respinto sui piedi di Galano per la rete del 2-1) coltiva ancora il suo sogno: “La serie A”. Lo disse dopo quel 2-0 al Grosseto agli albori del suo percorso pedatorio, l’ha ribadito giovedì scorso, di fronte ai media, quando anche Foggia ha scoperto un po’ il suo “talismano”.
L’antidivo che divo, invece, lo è davvero quando indossa la maglia numero 30. Per informazioni, chiedere lumi a Carpi, Padova, Benevento e Ascoli…