[dropcap color=”#” bgcolor=”#” sradius=”0″]F[/dropcap]orse un veggente dai piedi educatissimi, o più semplicemente uno che confida nel suo talento di craque: “Quando sono andato via dal Cittadella ho detto a un amico tifoso: «Guarda, io tornerò qua e segnerò». Avevo dentro questa cosa ed è andata così”.
Lucas Chiaretti non è uno che parla “à toa”, a caso, così per mettere in mostra il suo italiano impeccabile. Lui riflette lucidamente. Ha la nostra lingua nel sangue. Nel senso più letterale del termine. Perché di cognome fa Cossenzo, eredità di bisnonni veneti, di quella regione che ha regalato al Brasile porzioni cospicue di emigranti a inizio Novecento e che ha ispirato una delle novelas più gettonate negli ultimi decenni “Terra nostra”. Dove l’espressione italiana più utilizzata era: “Mamma mia”.
La stessa esclamazione che gli oltre 800 tifosi del Foggia presenti ieri sera al Tombolato hanno urlato al capolavoro del classe ’87 di Belo Horizonte, capitale dello stato di Minas Gerais, dove è situato il più grande stabilimento al mondo della FIAT. Un mancino “delicato e astuto” nella rapidità d’esecuzione. Roba da fenomeni. Come due ex giocatori con cui Lucas ha avuto qualche assonanza.
Il primo si chiama Alexandro de Souza, in arte Alex, il sinistro più incredibile che lui abbia mai ammirato. Da vicino, da molto vicino. Erano i tempi del Cruzeiro: lui moleque (ragazzino) delle categorie di base del club mineiro (dove era entrato a 8 anni) si allenava nella “Toca da Raposa” (letteralmente, la tana della volpe, la Raposa appunto, che è il soprannome del Cruzeiro) accanto proprio ad Alex, l’idolo assoluto della torcida celeste, che ne celebrava ancora le meraviglie del 2003, quando la Raposa vinse Estadual mineiro, Coppa del Brasile e Brasileirão, grazie soprattutto alla genialità del «10» a cui hanno dedicato una statua in Turchia per le prodezze in maglia Fenerbahçe.
L’altro fenomeno con cui Lucas ha qualcosa in comune è il «Fenomeno» per definizione, Luiz Nazário da Lima, per tutti Ronaldo (che – come lui – fu lanciato proprio dal Cruzeiro). Il «20» di Grassadonia, infatti, subì lo stesso traumatico infortunio al ginocchio patito da Ronie all’Olimpico di Roma nella finale di andata della Coppa Italia ‘99/2000 contro la Lazio. Accadde quando Chiaretti aveva appena raggiunto l’Olimpo, la serie A, voluto al Pescara da Zeman che ne era rimasto stregato a Taranto.
L’approdo nell’estate 2012 al Delfino appena promosso era il coronamento di una carriera legata al Cruzeiro sino ai 21 anni ma che lo aveva visto emigrare al Gamba Osaka, in Giappone (“Dove mi sono trovato molto bene, ci sarei restato a vita”, ci ha confidato un mese fa in conferenza stampa) prima di avventurarsi in Italia, all’Andria in Lega Pro.
Quel crack al ginocchio dopo la partita di San Siro con l’Inter poteva rappresentare la fine dell’avventura calcistica di Lucas. E invece vicino al lui c’era la sua famiglia, il rifugio per gioie e sofferenze. Quella famiglia a cui Lucas, non senza un pizzico di emozione, ha dedicato la rete di Cittadella: “La dedica va alla mia famiglia”, ha dichiarato nel post gara, “sono in Brasile, in questo momento non possono essere qui con me, loro passano con me momenti belli e momenti difficili, sanno quello che ho passato negli ultimi anni. Il gol va a loro e specialmente a mio padre che per me è una persona fondamentale” e – aggiungiamo noi – uno che malgrado le perplessità assecondò la scelta del figlio di lasciare il Brasile per venire a giocare nella serie C italiana.
Una categoria che stava stretta a Chiaretti e che invece ha ritrovato a Cittadella, la squadra che lo accolse nel 2015 dopo più di un anno e mezzo di stop (aveva completato il recupero al Bragantino, club dello Stato di São Paulo, con cui peraltro aveva disputato appena una partita) e che lo ha rilanciato nel futebol che conta.
Ecco perché non ha esultato dopo la rete a Paleari, ecco perché la serata di ieri è stata per lui molto speciale. Di quelle che il “rapaz que pediu carona” (che fece l’autostop) per andare a giocare contro il Latina al Tombolato non dimenticherà mai. Valeu Lucas…