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18 Aprile 2025
Foggia Calcio

Da Palermo a Benevento… c’è sempre il sinistro di Kragl a rendere possibili i sogni del Foggia calcio

[dropcap color=”#” bgcolor=”#” sradius=”0″]D[/dropcap]al 12 febbraio al 30 settembre, da Palermo a Benevento… una linea di continuità tracciata dal sinistro ciclopico di Oliver Kragl.

Una retta di assonanze che parte dal Pescara a gennaio 2018: il Delfino di Zeman è dominato ma il risultato finale ingeneroso. La classifica piange dopo un’andata da… girone dantesco. Poi però ci pensa Olly contro l’Entella a superare la velocità del suono e il successivo 2-1 all’Avellino nel deserto dello Zaccheria fa impennare le speranze salvezza: sei punti in cassaforte e trasferta di Palermo da vivere in tranquillità.

In fondo, i rosanero di Coronado sono una corazzata, fare punti lì è “impossibile”. Qualcuno, in sala stampa, ipotizza la classica gara senza “nulla da perdere” malgrado qualche scricchiolio si percepisca forte e chiaro dalle parti della Favorita. Perdere è legittimo. Come a Benevento, otto mesi dopo.

Ancora Pescara di mezzo, stavolta all’Adriatico: il Foggia comanda, Mazzeo sbaglia un rigore e Gravillon “spariglia”: ko 0-1 e 3ª sconfitta di fila. Un -5 in classifica che preoccupa e che non si schioda dal 26 agosto, giorno di Foggia-Carpi 4-2. Contro il Padova, tutta la pressione del mondo su Grassadonia e i suoi che vanno subito sotto, sbattono sui miracoli di Merelli e schiumano rabbia.

Poi però il portierino si prende un caffè sul sinistro di Oliver (“Di quelli che facevo a dieci anni”, nelle parole del “santino” tedesco di Capitanata) e si arrende al destro di Cicerelli. Una boccata d’aria fresca a disperdere i fischi d’intolleranza verso una compagine e un tecnico che suscitano ancora dubbi. All’orizzonte c’è il Benevento: un’altra nave scuola, con un arsenale tremendo. Quasi “ingiocabile” nel comune sentire: al Vigorito sono minime le chance di uscire indenni. Alla pari di Palermo a febbraio.

Al Barbera è un penalty di Nestorovski a soffiare sul vento dell’”ovviamente immaginato”; al Vigorito è una zuccata colpevole di Coda a spianare la strada al commento: “Lo sapevamo come finiva”. Sotto di un gol in entrambi i casi. Ma sia a Palermo che a Benevento, il mondo si ribalta. Nel nome assoluto del mancino più devastante dei campi di «A» e «B», quello di Oliver Kragl.

In Sicilia ci fu la collaborazione fattiva di Duhamel, nel Sannio quella di Camporese e speedy Galano. Ma il minino, anzi massimo, comun denominatore è sempre lui, Olly, sacrificatosi all’altare della causa foggiana e costretto al pit stop nel finale per noie muscolari (con il Padova aveva già giocato “(…) quasi stirato”, secondo quanto detto da mister Grassadonia in conferenza stampa).

Quando la gente mi dice: «Olly, hai un missile nei piedi», questo mi dà fiducia nel provarci perché non ho paura di sbagliare”, aveva confidato venerdì ai cronisti e anche contro la formazione di Bucchi l’«11» dei satanelli ha disegnato una traiettoria “imbarazzante” e fatto rispettare la sua legge.

La stessa di Roberto Carlos, il quale – il 13 giugno 1997, a Tolone, in un confronto tra Brasile e Francia – s’inventò una parabola che gelò Barthez da trenta metri e fu spiegata poi con l’effetto Magnus, dal nome di colui che nel 1852 aveva analizzato le rotazioni assunte da una palla durante il suo tragitto aereo.

O quella di un altro verdeoro micidiale da fermo, Claudio Branco, che il 25 novembre 1990 demolì la Samp nel derby della Lanterna con una saetta che il portiere doriano vide solo sibilare alla sua sinistra e che si ripetette nel quarto di Coppa Uefa contro il Liverpool spedendo il Grifone nell’olimpo europeo.

O ancora, e diremmo soprattutto, la legge del più grande battitore, numeri alla mano, degli ultimi vent’anni: Sinisa Mihajlovic, il difensore serbo che da bambino si allenava da solo a calciare per due o tre ore in un campetto vicino casa, con le porte senza rete e la necessità di correre a riprendere la palla dopo ogni punizione tirata.

Alla stregua di Roberto Carlos, Branco e Mihajlovic (che con la Lazio riuscì a segnare tre gol su calcio piazzato in un solo confronto, contro la sua ex Samp) anche Kragl è una sentenza senz’appello. È forse per questo che partite temutissime diventano terreno fertile per griffare imprese dai connotati impossibili. Come a Palermo, come a Benevento… sempre e comunque nel segno del mancino di Olly.

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