[dropcap color=”#” bgcolor=”#” sradius=”0″]U[/dropcap]n po’ di meritato relax per i guerrieri affaticati. Si ricomincia mercoledì, il “martello” Grassadonia tornerà a picchiare su una truppa consumata (“La sosta servirà per far scaricare le tossine e far riposare la squadra”, ha detto il mister dopo il match con l’Ascoli) ma fiera.
Orgogliosa di aver sputato via come un Mangiafuoco rabbioso la penalizzazione che – pur razionalmente celata – gravava sui muscoli e l’entusiasmo di Kragl e compagni. Eccola allora l’eredità principale delle prime 7 giornate di campionato: via il segno “-”… propizio, spazio ai sogni “+” sfrenati.
Un’accelerata nata nell’afa di Pescara, “(…) la partita che ha dato convinzione, da lì è arrivata autostima e consapevolezza perché per la prima volta abbiamo ripetuto in campo quando preparato in allenamento”, ha dichiarato il tecnico rossonero dopo il 3-2 ai bianconeri di Vivarini, convinto che l’applicazione pedissequa delle sue idee (da cui non si deroga) porterà il Foggia lontano.
Come lontano sembra oggi il ricordo del confronto estivo di Coppa Italia contro il Catania, il festival della confusione e la fiera del giudizio tranciato senza appello da un ambiente in perenne lite con l’equilibrio: “Ho un unico pregio, quello dell’equilibrio”, ha ponderato Grassadonia alla vigilia del confronto con i marchigiani, “non mi abbatto nei momenti difficili e non mi esalto in quelli positivi”, ribadendo la sua professionale distanza dagli umori di una piazza innamorata ma pressante.
Un inno alla tranquillità, malgrado i fischi che hanno accompagnato il nome del mister alla lettura delle formazioni di Foggia-Padova e le tre sconfitte di fila, da Crotone a Pescara passando per Palermo, il punto più basso – per assenza di cattiveria agonistica e risposta atletica – della parabola dei satanelli sinora. Dunque, autostima e tranquillità, che si sono tradotte in 12 punti (sul campo) in 7 turni frutto di 4 vittorie e 3 battute d’arresto.
Nella passata stagione, nelle prime 24 partite, i rossoneri riuscirono a superare appena il Perugia (in un momento peraltro negativo che culminò poi con l’esonero di Giunti) tra quelle che poi sarebbero arrivate davanti agli uomini allora di Stroppa: quest’anno sono bastati cinque incontri per andare a sbancare Benevento, togliendo aria e certezza alla Strega di Bucchi, una delle big annunciate del torneo.
È la testimonianza di un gruppo “(…) forte”, l’aggettivo più gettonato tra i satanelli in sala stampa. “La mia squadra è forte”, ha più volte sottolineato il coach salernitano, e il campo lo sta dimostrando senza voli pindarici ma ragionando su quanto fatto in rapporto a chi c’era (e come c’era) e chi ancora no: Busellato, il “talismano” in virtù dei 4 successi su 4 nei confronti in cui è stato presente, ha autonomia per non più di 55’, Galano qualcosa appena in più ma con fatica, Rizzo è un prospetto di centrocampista decisivo ma che sinora ha “balneato” sul terreno di gioco; Deli ha saltato una parte di preparazione, così come Chiaretti (per motivi diversi). E poi c’è Iemmello ancora ai box (“Dovrebbe cominciare ad allenarsi con noi a fine settimana prossima”, ha comunicato il tecnico venerdì scorso).
La squadra è quindi competitiva, con i suoi pregi e i suoi difetti. Una nuova architettura (complicata nei suoi principi applicativi: “Il nostro gioco è codificato, quando salta un giocatore la squadra ne risente”, l’ipse dixit di Grassadonia nel post Ascoli), la voglia di giocarsela ovunque “(…) anche se affrontassimo Milan o Juve”, e la conferma di una prolificità mai doma e ancora più scientifica (“Quando un giocatore ha la palla, voglio che abbia sempre tre possibilità di giocarla”, è il credo dell’allenatore) ma anche la pervicace costanza nei numeri difensivi.
Ecco la nota dolente: 13 gol al passivo sono un’enormità per chi punta in alto. Una continuità statistica negativa nel solco di una formazione che dal ritorno in serie B ha mantenuto queste tre caratteristiche: reti fatte e subite e assenza di pareggi. Nelle 52 partite ufficiali dal 6 agosto 2017 (Vicenza-Foggia 1-3 in Coppa Italia) al 6 ottobre 2018 (Foggia-Ascoli 3-2), infatti, i rossoneri non hanno segnato solo in 8 occasioni (una volta quest’anno, a Pescara, con un rigore sbagliato peraltro) e non hanno incassato reti in appena 7 (nessuna in stagione, l’ultimo clean-sheet di un portiere dei satanelli risale all’1-0 alla Salernitana di maggio scorso); il segno «X» è giunto solo in 9 circostanze e manca dal famoso 2-2 di Frosinone nell’ultimo turno del torneo passato.
Quindi, è palese come alcuni numeri si ripetano nel passaggio da Stroppa a Grassadonia, cosa che però non riguarda le cifre di Mazzeo. Il bomber è in fase di rigenerazione tattica perché “(…) agli attaccanti chiedo molto in fase difensiva”, secondo le parole del mister che ha comunque affermato: “Non vedo un problema Mazzeo”. I centri del «fuoriclasse 19» arriveranno (con l’Ascoli ci è andato vicinissimo), ne è convinto lui e ne sono convinti tutti…
Intanto la gente si stropiccia finalmente gli occhi. E “chissenefrega” se sino a dodici giorni fa “l’era tutto sbagliato, l’era tutto da rifare”, come avrebbe detto «Ginettaccio» Bartali. Uno che sapeva vincere. Come questo Foggia sta imparando a fare. Sempre tenendo i piedi costantemente ancorati al terreno perché “è meglio soffrire per poi gioire che illudersi per poi morire”…