[dropcap color=”#” bgcolor=”#” sradius=”0″]I[/dropcap]l migliore in campo del match di mercoledì con il Padova, Oliver Kragl, è intervenuto in sala stampa per rispondere alla domande dei cronisti.
Queste le sue dichiarazioni: “La posizione in campo rispetto al passato non è più arretrata, noi giochiamo allo stesso modo e dipende da me, leggo le partite, in alcune gare forse potevo attaccare di più, comunque provo a fare quello che mi chiede il mister.
Tra Stroppa e Grassadonia non c’è grande differenza: tutti e due vogliono giocare a calcio con le loro squadre. La vittoria con il Padova è stata per noi molto importante soprattutto per la testa, perché venivamo da tre sconfitte di fila e quindi contava per noi, per la città e i tifosi.
Contro il Benevento possiamo fare la nostra partita e cercare di vincere. Sulla carta tutte le gare sono difficili ma noi non dobbiamo pensare a loro. Ripeto: dobbiamo fare la nostra partita. Ho giocato una bella partita con il Padova ma ho fatto anche degli errori, potevo fare meglio, ho sbagliato due occasioni: alla fine però è stata una bella prova.
La nostra squadra ha un forte carattere, abbiamo avuto tante occasioni, però il calcio è deciso spesso dagli episodi, se prendiamo Pescara abbiamo subito un tiro e un gol di testa e abbiamo perso, ma se segnavamo le nostre occasioni magari finiva con cinque sei gol. Sei fai gol subito, chissà magari vinci 5-0 oppure la partita cambia, non si sa.
Se qualcuno che gioca in B o in C dice che resta anche dopo un’offerta dalla serie A è un “bugiardo” perché noi tutti giochiamo per arrivare in serie A. Chiaro che se vado in serie A con il Foggia magari resto qui dieci anni perché sto benissimo, ma se poi si fa avanti un club di «A» con un’offerta anche il club deve pensarci. Comunque io sto bene qui. Perché per esempio in Austria giocavo in uno stadio da 40mila posti ma venivano 5mila persone: qui vai allo stadio e anche se non c’è il tutto esaurito tu senti i tifosi.
Io qui sto bene, ho una bella casa, sto bene in città, tutti si compartano bene con me come io con loro. Io non ho bisogno di una grande città con tanta confusione, sto bene in un centro come questo che è un po’ come la mia città in Germania, Wolfsburg, dove ci sono 140mila persone. Qui poi ho stimoli in più perché se tutti mi dicono: “Olly tu hai un missile nel piede” questo mi dà fiducia, e se ti gridano “Dai, tira”, io non ho paura di sbagliare e provo perché tutti mi spingono.
La penalizzazione? Per noi non è bello: abbiamo vinto due partite eppure siamo ancora a -2, con sei punti invece potresti stare magari in sesta, settima posizione, a metà classifica. Ma non è colpa nostra e noi dobbiamo cercare solo di fare del nostro meglio per noi e i tifosi. Non possiamo cambiare questa situazione e ci spetta il compito di fare più punti possibili per uscire dalla bassa classifica.
A Benevento si può vincere sfruttando le palle inattive, o con i tiri da lontano: noi giochiamo bene, ma occorre essere concreti e provare a fare subito gol. Possiamo giocare anche con la Juve e provarci: anche loro in A perdono qualche volta. Il gol con il Padova non è venuto da un bel tiro, anzi, il tiro lo avrei fatto così anche a dieci anni, il portiere ha sbagliato ma per noi è andata bene così. Anche se dovessi fare sempre gol così sarei felice.
Ogni allenatore ha un’idea differente ma noi poi vediamo cosa dobbiamo fare, ci prepariamo, cerchiamo di fare quello che ci dice il mister e quello che vediamo in TV da soli quando analizziamo la gara. In campo però andiamo comunque noi: l’allenatore può dirti alcune cose, ma poi in campo magari decidi in un secondo e vedi cosa fare. Alle fine noi facciamo quello che serve per vincere e fare felici i nostri tifosi.
Contro il Pescara, se fai un gol e vinci tutti dicono che sei forte, se perdi invece dicono che non sei bravo. Noi cerchiamo di fare bene in campo le cose che dobbiamo fare”.