[dropcap color=”#” bgcolor=”#” sradius=”0″]S[/dropcap]i gioca, non si gioca. Lo “scioglilingua” di fine agosto, il tormento di un calcio che spariglia per incertezza.
Alla fine, però, ci sarà partita, domenica sera allo stadio Zaccheria. Si comincerà a incrociare gambe e rullare palloni. Con il Carpi, un dolce ricordo della passata stagione: 6 punti su 6, sei gol fatti ed appena uno subito. Da Jerry Mbakogu, uno di quelli che hanno salutato la deliziosa provincia emiliana.
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Rivoluzione. Un’altra ideata dal patron Bonacini, l’anima del Carpi. Congedati il DS Lauriola (ex Manfredonia), il tecnico Calabro (che contro il Foggia aveva perso 4 match su 4) e una colonia cospicua di interpreti (su tutti, Melchiorri), si è voltato ancora pagina, così come era successo dopo l’ultima stagione di Castori. Con un’idea di calcio che però impera da sempre nel dna dei biancorossi. Cattiveria, agonismo, precisione nelle chiusure e spazi attaccati con costanza.
Un profilo di estetico pragmatismo che si attaglia perfettamente al nuovo comandante carpigiano. Un inedito assoluto per la categoria che non se lo potrà godere in panchina (in autonomia) sino a che non arrivi il patentino (al suo posto c’è per ora Enrico Bortolas). Parliamo di Marcello Chezzi, un trascorso giovanile da centrocampista nel Modena insieme a un certo Luca Toni. Poca fortuna come giocatore e una carriera da allenatore iniziata già a 29 anni, con il passaggio dal campo alla panchina della Virtus Castelfranco, un “feudo” di famiglia con il papà Paolo a rappresentarne cuore e finanza.
Per il 42enne trainer, una salvezza, tre playoff e una promozione in C2 nel 2013 (poi vanificata per questioni economiche) proprio con la Virtus, abbandonata dopo 13 anni al termine di un campionato che l’aveva vista retrocedere in Eccellenza. Poi uno sprazzo di talento concesso al Savona (in «D»): 42 punti in 23 incontri e una post season alta sfiorata partendo dalla zona playout. In un’intervista al sito Modenasportiva.it una volta disse “(…) ad allenare la Juve siamo tutti capaci, è salvarti con l’Empoli che ti dà soddisfazioni”, una posizione da alchimista della purezza ideologica.
Una posizione, comunque, che delinea un carattere deciso e una filosofia chiara. Come quella che il tecnico/direttore (ha anche la qualifica di DS) vuole vedere in campo. Sarà ancora 4-4-2 (o 4-4-1-1) come da verbo oramai conclamato nel Carpi, compagine contro cui, ironia della sorte o stella cometa di un futuro già scritto, Chezzi esordì in panchina nel 2005. Dunque 4-4-2 o giù di lì: già in Coppa Italia agli albori del mese, nel match perso contro la Ternana, era stato quello il modulo adottato.
Poi c’è stato il mercato con acquisti e cessioni in quantità industriale e si è arrivati alla composizione di una formazione che nell’ultima amichevole di sabato scorso ha superato l’ambiziosa Feralpisalò di Caracciolo 1-0 schierando questo undici:
In gol è andato Gianmario Piscitella, un passato da promessa della Roma (nel suo album dei ricordi un assist per Bojan nel 4-0 sull’Inter del 2012) e un peregrinare convulso alla ricerca dell’esplosione finale.
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Ultima tappa: Prato, dove giocava pure il fantasista di scuola Empoli Fantacci, transazione finale di una campagna estiva che ha portato in biancorosso Mbaye (al 4° prestito), Suagher (anche per lui si tratta di un ritorno), Barnofsky (centrale pescato nella 3ª Divisione tedesca, come accadde con Pachonik l’anno scorso), Di Noia, Venuti, Buongiorno (prodotto del Torino, seguito a luglio anche da Nember), Frascatore, Pezzi, Arrighini (questi ultimi due giunti dal Cittadella dove è invece finito Malcore), Piu e il belga Mokulu che ricordiamo a segno allo Zaccheria nel torneo passato con la maglia della Cremonese (prima di subire un infortunio che lo ha tenuto fuori per otto mesi).
In avanti sono approdati alla corte di Chezzi anche il gigante Vano, Romairone (18enne figlio dell’ex DS carpigiano Giancarlo, un Viareggio con il Sassuolo nel 2017) e l’olandese Van der Heijden, due gol al debutto nella Eredivisie in maglia Den Haag contro l’Excelsior. Un caso a parte è stato quello del duo Machach-Tutino che Stefanelli aveva “catturato” dal Napoli: il franco-algerino è ancora in squadra ma fuori rosa per problemi di comportamento; Tutino invece ha fatto subito le valigie per tornare al Cosenza con cui si era guadagnato la cadetteria.
Tanti movimenti in entrata e uscita (via tra gli altri anche Di Chiara, Calapai e Verna), dunque, ma anche alcune conferme importanti (Jelenic, Pasciuti, Sabbione, Colombi, Ligi, Poli) che rappresentano il trade union tra il vecchio e il nuovo Carpi. Quello che un rimaneggiato Foggia dovrà cercare di sconfiggere per cominciare alla grande un’annata che si annuncia difficile ma eccitante.