[dropcap color=”#” bgcolor=”#” sradius=”0″]N[/dropcap]ella “reunion” dei grandi giocatori del Foggia svoltasi nel weekend scorso a Cavallino Treporti era presente anche Sandro Walter Salvioni, che vestì la maglia rossonera 63 volte (con 4 gol) tra il 1976 e il 1979.
Il mister si è intrattenuto qualche minuto con il nostro direttore Domenico Carella. Un tuffo tra passato, presente e futuro…
A cominciare dallo Zaccheria, il marchio di fabbrica dei satanelli: “Era bellissimo perché era sempre pieno, contro tutti non solo con Milan e Juve. Erano altri tempi…” Già i tempi del suo esordio con i satanelli: “Fu a Bologna, salivamo e scoppiò un petardo, ero spaventato, poi però entrai sul campo e tutto svanì. È stata una cosa meravigliosa, è una cosa che auguro a tutti. Chi mi ha dato la serie A è stato il Foggia, sono felicissimo di quello che ho fatto anche se ho giocato meno di quello che potevo per un problema al cuore per il quale sono stato fermo quattro mesi”.
Walter Salvioni, nella sua carriera di tecnico, ha allenato tra gli altri Gigi Buffon nella Primavera del Parma: “Il primo giorno di allenamenti mi misi assieme al preparatore dei portieri a calciare in porta e il preparatore mi disse: «Questo è uno che arriverà in nazionale»: aveva ragione. Era uno che a 16 anni ne aveva già 30 perché aveva una personalità incredibile. Era veramente bravo. Mi auguro di vederlo ancora giocare al PSG perché ha ancora grande voglia di giocare. Non esiste il giocatore giovane e vecchio ma solo quello che viene al campo per migliorarsi sempre”.
Non solo Buffon però, anche “(…) Barone (altro Campione del mondo nda) e soprattutto Balotelli, che feci giocare a 15 anni con il Lumezzane. Non poteva giocare in prima squadra per via dell’età, facemmo la richiesta con il medico per farlo giocare sotto età, arrivò il sabato la risposta positiva della Federazione e la domenica lo portai in panchina e lo feci entrare contro il Padova: vincemmo 1-0”.
Altra creatura di Salvioni è stato l’ex Manchester Utd e Juve Evra che il tecnico trasformò da attaccante a difensore quando dirigeva il Nizza: “Fu bravo lui a voler giocare”, è stato l’umile pensiero di uno che ha sempre allenato senza avere un procuratore: “Oggi non ho panchina perché non ho procuratori. Se ho allenato sinora lo devo solo ai presidente e ai direttori sportivi che mi hanno chiamato. Allenare il Foggia? Verrei di corsa soprattutto perché ho la mentalità che ho, ovvero quella di voler sempre vincere: a Foggia questo è apprezzato”.