[dropcap color=”#” bgcolor=”#” sradius=”0″]P[/dropcap]er quest’anno non cambiare, stessa spiaggia stesso mare… Le note di un classico dell’estate canora ronzano nella mente dei tifosi foggiani dopo l’esibizione dei satanelli al Tombolato.
Un’occasione perduta, o forse semplicemente la sintesi di un graffio che non incide più, reso innocuo dal traguardo oramai raggiunto. Fa caldo, Mattinata e Vieste sono lì a un passo. La tentazione è forte: disertare lo Zaccheria, aperto ancora una volta in una giornata di festa. Così come è accaduto il lunedì dell’Angelo con l’Empoli.
Eppure, forse, al di là dei primi tre punti dei “dodici” richiesti da Stroppa “(…) per non avere altri rimpianti” in questo finale di stagione, un motivo romantico per assistere a Foggia-Spezia c’è senz’altro: omaggiare un Campione del Mondo, uno che occupa il 9° posto nella classifica dei cannonieri di sempre di serie A, un artista che ha suonato il suo “violino” (in un’esultanza nata a Parma in una cena con l’amico Marchionni) al Manchester Utd nella semifinale di Champions League 2006/07 o al Liverpool ad Anfield, in un match che regalò alla Fiorentina il passaggio agli ottavi sempre di Champions.
Si potrà, insomma, applaudire Alberto Gilardino, autore di un gol contro gli USA nelle notti magiche di Germania 2006, che si è rimesso in discussione negli angusti campi della serie B perché “(…) il gol è la mia droga”, una dipendenza da cui non vuole “guarire”. Se n’è accorto anche il popolo rossonero presente l’8 dicembre al Picco quando bastò un acuto da vecchio mestierante del Gila a celebrare la sconfitta dei satanelli; e ancora di più, il 29 marzo scorso, lo hanno capito i sostenitori del Cittadella rapiti dalla prodezza del ragazzo nato il 5 luglio 1982 (il giorno in cui Pablito Rossi distruggeva il Brasile al Sarrià di Barcellona): un destro al volo, stile Van Basten agli Europei tedeschi del 1988, che ha consegnato alla formazione di Gallo il successo per 2-1.
Tifoso sin da piccolo della Juve (dove sarebbe dovuto andare nel 2013 se Quagliarella avesse accettato il trasferimento alla Lazio), Alberto è cresciuto a Cossato (Biella) e proprio la Scuola Calcio Città di Cossato, da lui economicamente sostenuta, gli ha intitolato un torneo per Esordienti 2005 che si svolgerà esattamente domani, il giorno di Foggia-Spezia.
Un riconoscimento a un centravanti da oltre 270 gol in carriera che Simoni fece debuttare in «A» con il Piacenza (dove aveva sostituito Simone Inzaghi) e che nella massima serie ha eguagliato Beppe Signori. È probabile che in partenza il Gila si accomodi in panchina allo Zaccheria, perché sabato ha giocato titolare nell’1-0 contro la Cremonese, ma non può essere che lui il primo obiettivo di “Attenti a quei due”, se non altro per ricordare che i fuoriclasse non hanno età. E Alberto è un fuoriclasse.
L’uomo copertina di uno Spezia che ha raggiunto la salvezza a quota 50 punti (30 nel girone di andata e 20 sinora nel ritorno) proprio contro i grigiorossi, in un confronto i cui gli aquilotti sono scesi in campo così:
A spendere fiato e corsa con un look da intellettuale rivoluzionario c’è il “pensatore” del Picco, l’ex mediano della Spal promossa dalla «B» alla «A», ovvero Luca Mora, l’antitesi dello stereotipo del calciatore tutto pallone e playstation. Folgorato sulla via della filosofia da un professore del Liceo ai tempi della Primavera con il Chievo, il parmigiano classe ’88 si è così iscritto all’Università (e grazie a questo ha partecipato alle Universiadi 2015 in Corea vincendole con l’Italia).
Amante di Feuerbach ed Epicuro (“Alla Spal abbiamo vinto due campionati perché eravamo felici”, ha sostenuto ispirandosi alla famosa Lettera a Meneceo), il centrocampista che a 16 anni si batteva in Prima Categoria ha lasciato Ferrara (dove ha vestito la casacca estense per 93 volte, con 13 reti) a gennaio, aggregandosi allo Spezia e raggiungendo Nicolas Giani, in Liguria da luglio, da cui aveva ereditato la fascia di capitano proprio della Spal.
Nel mercato di riparazione, oltre a Mora, è arrivato nel Golfo dei Poeti anche Alberto De Francesco, romano campione d’Italia nel 2013 con la Lazio Primavera, che nelle ultime settimane ha sostituito l’infortunato Mastinu nel ruolo di trequartista. A segno con una punizione gioiello a Pescara, l’interno che si è detto pazzo per Messi e che adora la maglia n° 8 è uno dei talenti spezzini da tenere sotto controllo, così come il baby prodigio della cantera ligure, ovvero Samuele Mulattieri, 17 anni e già a bersaglio in «B».
Da sempre fan di Ibra (e per ciò dell’Inter), rappresenta il futuro degli Aquilotti. Il presente però si chiama ancora Gilardino. Che allo Zaccheria ci sarà, speriamo insieme a tanti tifosi e alla voglia del Foggia di allontanare gli incipienti pensieri vacanzieri.