[dropcap color=”#” bgcolor=”#” sradius=”0″]U[/dropcap]n ricordo piacevole, la bacheca che si arricchisce di un trofeo. Domani allo Zaccheria scende il Cittadella e la memoria si proietta alla finale della Coppa Italia di Lega Pro 2015/16 con l’undici di De Zerbi che in casa triturò 4-1 i granata andando poi a celebrare il trionfo nelle viscere del Tombolato, di fronte a un nugolo di satanelli impazziti.
Quel Citta era già di Roberto Venturato, il mister della ricostruzione. L’uomo che dopo la retrocessione dalla cadetteria del 2015 ereditò la panchina da Foscarini, il “Ferguson del Piave”, così chiamato per la lunga militanza, 10 anni, alla guida dei patavini. Ma chi è Venturato? La sua storia comincia in Australia, dove nasce da genitori veneti emigrati nella terra dei canguri. A dieci anni la famiglia torna in Italia a Treviso per poi stabilirsi a Cremona.

Laboriosità e coraggio: la crescita di Roberto ruota attorno a queste due parole. Mai arrendersi. Nemmeno quando dopo un playoff perso al timone della Cremonese (contro il Varese) nel 2009/10 si chiudono per lui le porte della Lega Pro. Il tecnico, che aveva iniziato trascinando il Pizzighettone dalla serie D alla C1 prima di essere chiamato ai grigiorossi per fare il vice di Mondonico, si è infatti rimboccato le maniche e nei due anni senza squadra è diventato promotore finanziario, avendo la saggezza di ricominciare ancora dalla «D», dalla Pergolettese traghettata subito in Lega Pro.
Un allenatore alla Sarri, qualcuno ha scritto, associando i due per una sostanziosa gavetta; uno che ha condotto il Cittadella subito alla promozione in serie B, con il record – per la Lega Pro – di 11 vittorie di fila, e l’anno successivo al 6° posto in serie B, miglior posizione di sempre nella storia granata (che inizia nel 1973 con la fusione di Unione Sportiva Cittadellese e Olimpia Cittadella), primato condiviso con il Citta 2009/10, quello dei 22 gol di Ardemagni. Nella passata stagione i suoi ragazzi avevano centrato 5 successi nei primi 5 turni di campionato e lui era diventato un must per gli allievi di Coverciano.
La chiave del suo lavoro è racchiusa nel vocabolo “umiltà”, così come l’editto del suo calcio è pubblicato in un’intervista rilasciata al sito di Repubblica dopo il pokerissimo di vittorie: “Il nostro è un calcio votato al dominio del gioco, al controllo della partita. Giochiamo di squadra, collettivamente, difendiamo in undici, corriamo bene, sappiamo cosa fare”. Sarà dunque un condottiero speciale quello che il Foggia si troverà ad affrontare per la 17ª giornata di campionato, il leader di una squadra attualmente 7ª in classifica con 24 punti in 16 partite (media di 1.5 a incontro, con l’1.12 dei rossoneri) e uno score di 7 successi, 3 pari e 6 sconfitte.
Lontano dal Tombolato, i veneti hanno vinto tre volte, a Pescara, Empoli e Palermo (con un bottino di 10 punti su 15 nelle ultime 5 trasferte) e sono reduci dal 2-0 alla Spal in Coppa Italia. Il successo contro gli estensi è stato il 3° consecutivo, dopo quelli di Palermo e con la Salernitana in casa, confronto – quest’ultimo – in cui il Citta era schierato così:
Un 4-3-1-2, diventato il modulo di riferimento di Venturato da quando, nell’anno di Lega Pro, ha deciso di dare libero sfogo al talento di Lucas Chiaretti, il «10» dei patavini. E giusto di Padova erano originari i trisavoli di Lucas che lasciarono l’Europa per il Sudamerica. Nato a Belo Horizonte, il fantasista dal doppio passaporto (italiano e brasiliano) ha tirato i primi calci nelle categorie di base del Cruzeiro dove entrò a 8 anni e dove condivise tratti di carriera giovanile con l’ex Inter e Parma Jonathan e il barese Nené.

Chiaretti (che segnò un gol inutile nel ko interno 2-3 del suo Citta con il Sudtirol di Stroppa il 9 gennaio 2016) fece innamorare Zeman che provò a portarlo a Pescara a gennaio 2012: Lucas, a quel tempo idolo di Taranto, preferì non lasciare la «Città dei due mari» durante la sessione invernale di mercato e approdò al Delfino solo a giugno quando – oramai – il tecnico boemo era già volato verso Roma. Proprio in riva all’Adriatico il trequartista granata subì un gravissimo infortunio al tendineo rotuleo che l’obbligò a tornarsene in Brasile, al Bragantino, club da cui è poi ripartito verso il Cittadella.

Assieme a Lucas, nell’estate 2015 è approdato in terra veneta pure Alessandro Salvi, il terzino goleador (per lui 4 reti, quante gli attaccanti Kouamé e Litteri). Lanciato in serie B dall’Albinoleffe, con cui segnò al debutto, ha come punto di riferimento per il suo ruolo il tedesco Lahm (“Perché gioca semplice e non sbaglia mai”, ha spiegato) e di lui il DG Marchetti, che l’ha voluto fortemente al Citta, ha detto: “Ha temperamento e personalità, ha gamba ed è bravo tecnicamente e tatticamente”.
In gol contro Perugia, Cesena, Bari e Palermo, il bergamasco classe ’88, che da ragazzo ha lavorato come idraulico e magazziniere, è uno dei pericoli del Cittadella ospite domani allo Zaccheria, dove il Foggia ha sconfitto sinora appena il Perugia e dove il popolo rossonero ancora scosso dall’epilogo del derby chiederà un franco successo. Magari simile a quel 4-1 che permise ai satanelli di mettere la mani sulla Coppa Italia 2015/16…