[dropcap color=”#” bgcolor=”#” sradius=”0″]L[/dropcap]a cromaticità le relega anni luce distanti. Dal biancoceleste al granata passa l’abisso dell’iride. C’è però il mare che ha sfumature di azzurro intenso. C’è l’avorio del cielo che sovrasta angoli incantati di una provincia affascinante. Salerno, i suoi colori… Forti, decisi. Appena resi più ameni dalle tonalità sbarcate da Roma, dal pianeta Lazio.
Perché la Salernitana, che in un inedito scontro di giovedì sera sfiderà il Foggia calcio, è diventata una costola dell’Aquila capitolina, da quando il patron Lotito ha deciso di inglobare nelle sue proprietà anche il club campano. Due tinte lontane, una stessa «filosofia». Un interscambio continuo che ha portato nell’orgogliosa (della propria identità e indipendenza) Salerno numerosi ragazzi provenienti dalle sponde celesti del Tevere. Tanti “aquilotti”, più o meno sbarbati, non tutti capaci di lasciare un segno positivo nelle memorie granata.
La lista è lunga: Tuia, Perpetuini, Mendicino, Zampa, Sbraga, Iannarilli, Berardi, Ricci, Adeleke, Emmanuel, Dené, Prce, Pollace, Tounkarà, Ikonomidis, Strakosha. Sino ad arrivare a Minala, Adamonis e Rossi. Un vero esercito! Ecco perché il 1° elemento su cui ha posato lo sguardo il nostro “Attenti a quei due”, il blog di Foggiasport24 dedicato agli avversari dei satanelli, è il “Fattore L”. «L» come Lotito, «L» come Lazio.
Del vulcanico Claudio (che nei giorni scorsi ha chiamato a raccolta il popolo dell’Arechi) si è scritto a profusione, meno delle sue ultime creature emigrate dalla Città Eterna. Minala, che qualche anno fa finì al centro delle cronache per questioni legate all’età, domani sarà assente per squalifica; Adamonis e Rossi, invece, saranno disponibili. Il primo si chiama Marius, è lituano ed ha giocato con la sua nazionale U19 le qualificazioni Europee del 2015. Di professione fa il «numero uno»; di lui Gigi Genovese, storico preparatore dei portieri granata con un passato anche nel Foggia (‘88/89), ha detto: “È freddo, lucido, occupa bene la porta, ha personalità”.
Adamonis è giunto alla Primavera della Lazio ad agosto 2016 e in serie B ha esordito il 7 ottobre, quando la Salernitana ha pareggiato 0-0 con l’Ascoli e il lituano ha parato un rigore a Rosseti. Evento questo che si è ripetuto anche nell’ultima di campionato a Chiavari dove – alla sua 4ª presenza – ha neutralizzato un altro penalty, quello di Troiano dell’Entella, in un match deciso dai gol di Kiyine (1° in assoluto tra i Pro) e Sprocati (al 6° centro), quest’ultimo realizzato però con il contributo determinante di Rossi, il baby bomber portato da Lotito. Alessandro è cresciuto nel Pianoscarano (da dove la Lazio lo prelevò a 13 anni), piccolo club di Viterbo nel quale ha tirato i primi calci al pallone anche Leo Bonucci; da bambino giocò a rugby e poi fu indeciso tra il basket e il calcio.
Ha già debuttato in serie A e nella Primavera biancoceleste ha segnato 23 reti in 22 presenze nella passata stagione (oltre 40 in tre tornei). Lo hanno accostato per la tecnica e fisicità a Vieri, qualcuno ha rivisto in lui la “cattiveria” di Pippo Inzaghi. Paragoni pesanti, certo, anche se Sandro ha carattere da vendere. Come Simone Inzaghi, suo “mentore” alla Lazio dove lo ribattezzò Holly per la sua passione per il cartone giapponese “Holly e Benji”, che poteva essere addirittura il trainer dei campani. Lotito, infatti, aveva scelto “Inzaghino” per la Salernitana e lo aveva convocato a Roma per firmare.
Vista però la rinuncia inattesa del Loco Bielsa, Simone rimase sui Sette Colli, venendo sostituito da Sannino (e poi Bollini) sulla panchina campana. Attualmente, al timone della barca granata c’è Stefano Colantuono, che ha preso il posto di Bollini il 12 dicembre scorso e che ha subito ottenuto la vittoria sull’Entella (8° successo in 10 debutti in carriera per lui). Un 2-0 che ha permesso a Bocalon e soci di salire al 9° posto in classifica con 26 punti; un confronto nel quale la Salernitana era schierata così:
Uno dei due mediani nel 4-2-3-1 di Chiavari era un altro prodotto capitolino, stavolta però delle giovanili romaniste: Matteo Ricci. Fratello gemello di Federico del Sassuolo, Matteo fu uno dei protagonisti del Pisa di Gattuso e nella passata stagione ha disputato un ottimo torneo a Perugia. Di proprietà della Roma (è in prestito con diritto di riscatto e contro riscatto), ha partecipato al ritiro pre-campionato dei giallorossi segnando anche un gol in amichevole con il Pinzolo prima di accettare la proposta del DS Fabiani.
Mancino, capace di coprire tutti i ruoli in mediana, il ragazzo che stregò Luis Enrique (quando l’ex Barça allenava a Trigoria) ha realizzato un gol spettacolare con la maglia del Grifo alla Salernitana nell’ultima della «B» 2016/17 e proprio quella rete ha spinto Bollini a puntare su di lui. È dunque Matteo Ricci l’altro obiettivo di “Attenti a quei due”, un pericolo per la formazione di Stroppa che all’Arechi non dovrà perdere per non… disperdere il patrimonio lasciato in eredità dal punto agguantato con il Venezia.