[dropcap color=”#” bgcolor=”#” sradius=”0″]I[/dropcap]l ragazzino è diventato uomo. “Giocherà un portiere che gode della stima della squadra”: Giovanni Stroppa dixit. È la vigilia del derby. Dopo 20 anni torna in campionato Bari-Foggia e il mister di Mulazzano si ritrova senza numero uno. La “magnanimità” del regolamento riporta Alejandro Sánchez in squadra. Fuori Guarna, toccato duro al ginocchio in allenamento.
Cattivi, anzi funesti presagi. Ai box c’è già il bomber Mazzeo. Si pianta anche Nicastro e la panchina si fa più brulla di un paesaggio lunare, perché in infermeria si sono accomodati tempo addietro pure Deli e Floriano, il match winner del Bari-Foggia di Coppa Italia del 2015. Ma il guardiano della “baliza” non è ruolo come un altro. Alejandro ci sapeva fare. Governò bene un altro derby, quello di Lecce nella passata stagione: 0-0 e tanti rimpianti. Era il 31 ottobre 2016 e al via del Mare si sarebbe potuto vincere.
Un anno dopo lo spagnolo è di nuovo “on line”: per lui è pronta la maglia n° 34. Tifosi convinti: tocca a Sánchez. Altrimenti perché ri-arruolarlo in fretta e furia? L’allenamento a porte aperte non chiarisce i dubbi. Dibitonto se li coccola entrambi: l’iberico che assomiglia a De Gea e la “prata da casa”, l’argenteria di casa rossonera, Stefano Tarolli. La carta d’identità recita: nato il 18 agosto 1997, a Foggia. Quella sportiva dice: primi calci alla scuola dei SS. Guglielmo e Pellegrino. Il fallimento casilliano lo porta a Lanciano, nella Primavera della Virtus…
E a proposito di virtus, di virtù, quale la sua qualità migliore? “Se dovessi sceglierne una, direi le uscite, anche se a volte mi prendo qualche rischio di troppo”, raccontava Stefano nella passata stagione, quella della consacrazione a Manfredonia. Verissimo. Perché a Bari arrivano le formazioni ufficiali e il derby se lo gioca lui. Che esplode subito nel pezzo migliore del repertorio, per l’appunto quello delle uscite. Senza paura, avendo rispetto solo per la sua porta, da difendere a prescindere, anche a costo di gettarsi nel mucchio selvaggio in area di rigore e incocciare nel fisico d’ebano di Karamoko Cissè.
Il ragazzino è diventato uomo, in un mezzogiorno di novembre, davanti a 35mila spettatori. La maggior parte – per la prima volta in un campionato di trasferte disputate “in casa” dai satanelli – a urlare contro i rossoneri, a imprecare quando Improta quasi lo sorprende con un carpiato degno di Cagnotto e scheggia il palo. Ma Stefano non s’impressiona: la sua mission è quella di mantenere la baliza, la porta foggiana, inviolata.
Come riuscì a fare per oltre 500’ con quella del Piacenza. Era il 1° semestre del 2015 e il Foggia lo spedì in Emilia a farsi le ossa in serie D con i biancorossi del Colonnello De Paola. Per cinque partite nessuno gonfiò la rete del 17enne “prodigio” pugliese: l’imbattibilità crollò su un campo ostico, il più duro di quel torneo, il Menti di Rimini, con i romagnoli capaci di scardinare il bunker piacentino solo grazie a un piazzato di Tedesco al 27° della ripresa. Quello fu il suo esordio nel calcio dei grandi, l’alba di una carriera che deve molto ai colori biancazzurri.
Altro giro altro prestito, stavolta molto più vicino, a Manfredonia, dove lo conduce la storica amicizia di Beppe Di Bari con Elio Di Toro. Stefano si merita gli elogi della torcida locale e la nomination al Pallone d’Oro di serie D da parte del sito “Tuttocampo.it”. Un riconoscimento all’ottimo torneo che porta il Delfino alla salvezza e che gli fa prenotare la maglia di 3° portiere nel Foggia 2017/18. Stagione in cui ha osservato, ha studiato, ha aspettato. Sino a domenica scorsa.
Gioca Tarolli. Stroppa ci ha visto lungo, ancora una volta. Debutto in un derby, roba “de arrepiar”, da rabbrividire. Non per «Ice man» Stefano. Glaciale, sicuro, politicamente «scorretto» nel suo coraggio. Si è inchinato solo al compaesano Galano. Ma quanto li ha fatti penare prima di arrendersi… Pagella: voto 8. Giudizio: “Chapeau. Sicuro, spericolato, quasi eroico su Tonucci. Sfrontato nelle uscite. Era al debutto, in un derby. Che dire…”. Il ragazzino è diventato uomo. Il Foggia ha trovato il suo portiere 3.0. Il portiere del futuro. E quando serve – forse – anche del presente!