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27 Marzo 2025
Foggia Calcio

Foggia Calcio, un derby è sempre un derby. Con il profumo della sua storia e dei suoi eroi…

[dropcap color=”#” bgcolor=”#” sradius=”0″]P[/dropcap]rofumo di derby… profumo di sensazioni narcotizzate dal tempo. Remoto come il pensiero che rimanda all’epopea d’oro. Una sigaretta che fuma, una caramella scartata con freddezza. Il boemo di ghiaccio, l’eccitazione di un 4-1 stellare. Era il 3 novembre 1991: sugli spalti dello Zaccheria c’erano quasi 21mila satanelli… indiavolati. Come gli undici in campo. Tre reti di Baiano, Ciccio, e una di Signori, Beppe-gol, o più avanti, alla Lazio… “E segna sempre lui”.

Eredità di un tempo lontano, come l’affannosa rincorsa della voce di Peppino Baldassarre e Mario De Vivo dietro alla progressione di Rambaudi a Bari nel match di ritorno in quell’annata magica di serie A. Rambo salta un avversario e taglia per l’estirada di Baiano. Un urlo che strozza la gola affranta dei 48mila del San Nicola. Come il sinistro terra-aria di Shalimov, al secolo Igor I imperatore di Capitanata; come la firma del compare di matrioska Kolyvanov, Igor II, uno dei «cavalieri della Tavola Rotonda» rossonera.

Profumo di derby: rintracciamo l’ultimo in campionato al San Nicola, il 19 gennaio 1997, in serie B. Le epoche cambiano, al pari degli eroi della pedata. Un ragazzo di Guidonia, provincia Est di Roma, David Di Michele, regala l’ottovolante nel luna park delle emozioni. Ci prova un giovanissimo Di Vaio, svezzato dalle sponde biancocelesti del Tevere, a rendere ‘argentino’ il canto del galletto barese. Ma un’autorete di Zanchi dice che “non è cosa”, che non è scoccata l’ora per liberare il ludibrio del popolo biancorosso. Invece esulta la gente rossonera quando David beffa Fontana e con l’”aiuto” di Zanchi completa la rimonta dei satanelli in appena otto minuti.

Un salto nel buio, nella notte dell’inferno. Quello di Lega Pro, dove il vento di Capitanata soffia ininterrottamente per lunghi, interminabili diciannove anni. Un’eternità, condita dall’umiliazione della discesa in serie D. Da quell’altra parte c’è una ventata di gloria. Prima un condottiero leccese, Antonio Conte, s’inventa il più strepitoso Bari dai tempi di Catuzzi, poi tocca a Giampiero Ventura. Un nome oggi poco spendibile, ma che all’epoca spaventò a San Siro l’Inter di José Mourinho. Lo Special One, lo stesso che Foggia aveva pensato di trovare in una notte calda di agosto del 2015, il giorno 9, alla vigilia di San Lorenzo.

Le stelle stavano per cadere, come i muri di Capitanata all’urlo dello Zaccheria per il ritorno a casa degli eroi del San Nicola. Erano le due di notte quando entrò il capitano Agnelli alla testa della truppa che aveva trionfato a Bari nel 2° turno di Coppa Italia. Un altro 2-1, firmato da Gigliotti e Floriano e griffato dal “masaniello” dauno Roberto De Zerbi. Un flash di aristocrazia sentimentale che stava per trascinare il popolo foggiano nell’estasi dell’illusione. È stato quello il più prossimo dei Bari-Foggia, un derby che vale sempre una sveglia all’alba dei sogni. Più per i tifosi rossoneri che per la torcida del galletto, la cui acrimonia con la «A» maiuscola è riservata solo agli acerrimi rivali di Lecce.

Ma un derby è sempre un derby… con un dazio di suspense da pagare. Un confronto dove spesso vince chi non è favorito o chi è assalito da influenze cosmiche negative. Simili a quelle che hanno colpito in questa settimana il battaglione di Stroppa, il tecnico delle imprese impossibili. Del resto è stato lui il mister della resurrezione, l’allenatore che ha rinfocolato la dignità di una “nazione” sfibrata da secoli di oscurantismo! E allora, “Se viene el clásico”, arriva il derby. E che derby sia. Siamo pronti!

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