[dropcap color=”#” bgcolor=”#” sradius=”0″]“C[/dropcap]osa resterà di questi anni ’80?” cantava Raf al tramonto della decada più cool per i nostalgici di Pablito Rossi e Sapore di Mare. E noi abbiamo voluto giocare con le parole del cantante di Margherita di Savoia per fare il bilancio di “cosa resterà” della trasferta di Vercelli. Fantastica, nel risultato… Occorreva vincere, senza “se” e senza “ma”: missione compiuta, con un punteggio elastico.
Eppure ancora una volta eravamo stati “noi vittime di noi”: i rossoneri si erano fatti male da soli. Dopo la “sciagurata” esibizione contro il Parma e i fischi assordanti dello Zaccheria, l’avvio del Piola era stato infatti ancora da notte dei vampiri. Altro che Halloween… Con il pasticcio in area di Coletti, il gol di Raicevic e una reazione accademica che non aveva spento le velleità offensive della Pro. “L’obiettivo primario stavolta è non prendere gol”, aveva detto Stroppa presentando la gara. Traguardo fallito dopo appena pochi minuti.
E allora cosa resterà? 28 gol al passivo e la 12ª partita di fila con almeno una rete incassata (siamo a 14 match su 14 in stagione con almeno un gol subito, compresi i due di Coppa Italia con Vicenza e Sampdoria. In confronti ufficiali, l’ultima volta che i dauni hanno tenuto inviolata la porta risale al 30 aprile scorso, 1-0 al Melfi, il giorno della festa promozione allo Zaccheria), unica squadra di «B» con questo triste primato. Un’inezia, un insignificante particolare al cospetto dei quattro centri realizzati?
Sicuramente il peso specifico della rete del Piola è stato annullato nel corso dell’incontro ma se dicessimo che Vacca e soci vengono via con una vittoria limpida, ovvero senza ombre, diremmo, a nostro avviso “(…) una verità dentro una bugia”. La “verità” si chiama 4-1, 2° successo esterno dopo il 3-1 di Carpi. La “verità” è il 4° posto nelle realizzazioni, a tre marcature dai 24 dell’Empoli e a due dai 23 del Bari (poi c’è il Perugia a 22). La “verità” è l’11° incontro su 12 con almeno una rete all’attivo. La “bugia” sarebbe quella di omettere le sofferenze non solo sino al rigore e alla conseguente espulsione (eccessivamente severa vista l’attuale tendenza in casi similari?) ma anche successive, persino – in qualche breve tratto – sul 2-1, ossia in pieno controllo emozionale del gioco.
E allora, cosa resterà? Una classifica nettamente migliore, fuori dai playout; il killer instinct di Mazzeo, con quella semplicità che traduce i rigori (sino alla passata stagione una via crucis per i rossoneri) in realizzazioni; la scoperta di Celli e la riscoperta di Deli e Fedato. Ma anche la certezza che stavolta tutti gli episodi – anche quelli meno determinanti – hanno girato dalla parte dei ragazzi di Stroppa (che peraltro lo meritavano!).
“Avrei voluto e anche la squadra avrebbe voluto rigiocare subito”, aveva affermato Stroppa venerdì prima della partenza per il Piemonte, sottolineando così quella voglia immediata di rifarsi dopo il ko con il Parma e dunque “(…) ora che siamo alla fine di questa eternità”, sempre negli accordi del cantautore pugliese, cosa resterà? L’ammissione che questo calendario così stressante e faticoso abbia in questo caso favorito il Foggia, che non ha dovuto attendere una settimana (di polemiche) prima di rimettere gli scarpini e riacquistare le sicurezze perdute sotto i colpi di Gagliolo, Insigne e Calaiò.
C’è però soprattutto una domanda che ci balena in testa ripensando al match del Piola e che mutuiamo ancora dal testo della canzone: “Chi la scatterà la fotografia” …a quei fantastici 1.500 (aggiungiamo noi!) che hanno invaso le tranquille terre sabaude? Ecco cosa resterà di Vercelli: una marea di amore esponenziale, l’ennesimo esodo biblico (dopo i 4.000 di Cesena) della nazione rossonera che ha popolato gli spalti del Piola con le sciarpe, le bandiere e una correttezza che ha destabilizzato quegli acrimoniosi commentatori i quali non vedono l’ora di puntare il dito contro la gente del Foggia, contro la gente di Foggia! Quello della torcida rossonera è il flash che rimane stampato negli occhi di critici e aficionados.
Tutto finito? Null’altro da dire? Una chiosa in realtà ci sta bene. Cosa resterà di Vercelli? La convinzione che “(…) gli anni rampanti sono già diventati graffiti”. E con questo chiudiamo e ringraziamo ancora Raf: da Vercelli si rientra pensando che una è stata vinta, ma che sabato c’è subito la prossima e sarà un’altra da vincere. Senza crogiolarsi nell’enfasi del riscatto. Perché il 4-1 del Piola già da oggi è diventato semplicemente GRAFFITI. Cioè un ricordo. Bellissimo, ma obbligatoriamente un ricordo!