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3 Dicembre 2023
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Il Foggia calcio a Cesena, dove il Cavalluccio si «castorizza» con tre “moschettieri” dei tempi zemaniani

[dropcap color=”#” bgcolor=”#” sradius=”0″]T[/dropcap]rotta trotta cavallino, o meglio nuota piano Cavalluccio perché il mare della B è tempestoso e rischi di non farcela. Il Cesena si specchia nelle stranezze biologiche del suo simbolo, quel Cavalluccio marino che abita i fondali profondi ma che non sopporta le acque agitate. Un po’ come i bianconeri, 32 stagioni nella cadetteria ma un andamento troppo lento per non aver paura: sei sconfitte in nove turni ed ultimo posto con lo score peggiore del torneo.

Così come – dati della Lega alla mano – il campo dell’OrogelManuzzi è il peggiore tra i cinque terreni sintetici puri della categoria in una graduatoria che vede primeggiare il Comunale di Chiavari, davanti al Partenio di Avellino e al “doppio” Piola di Novara e Vercelli. Per il Foggia un’insidia in più, non l’unica però. Certamente non la più pericolosa. Perché il problema più consistente per la truppa di Stroppa avrà l’accento ruspante di un signore di Tolentino, in gioventù ragioniere in una fabbrica di pellami, Fabrizio Castori.

Di lui si è raccontato tutto, a partire da quel Lumezzane-Cesena del 20 giugno 2004, finale di ritorno dei playoff di C1, in cui perse la trebisonda beccandosi tre anni (ridotti a due prima della grazia) per la spaventosa rissa che seguì al momentaneo pareggio dei bresciani nei supplementari. Dopo quell’episodio (e quella promozione, perché la partita riprese e il Cesena la vinse 2-1 salendo in «B»), si contano i suoi tanti esoneri sino all’approdo nell’isola felice di Carpi.

Una «famiglia» più che una società di calcio, almeno a leggere la lettera di commiato resa pubblica al termine dell’ultimo campionato in cui ha sfiorato ancora la serie A – giù conquistata due stagioni prima – con gli emiliani: “Sono come un ragazzo che si stacca dalla famiglia di origine”, ha scritto nelle righe di saluto, “per poter fare un’esperienza in un altro posto, ma che si porterà sempre dietro i valori di quella famiglia”. Valori che – calcisticamente parlando – si sintetizzano nel neologismo “castorizzare”, il quale indica la sua capacità di trasmettere alla squadra aggressività e furia agonistica.

Quella che i romagnoli utilizzeranno per fermare il Foggia, in un match in cui al tecnico cesenate mancheranno pezzi da novanta (quattro nomi su tutti: Cacia, Cascione, Scognamiglio e Perticone) e nel quale dovrà fare di necessità virtù. Affidandosi agli undici che hanno prima battuto lo Spezia e poi perso proprio a “casa sua”, a Carpi, un confronto nato male (sotto 0-2 dopo pochi minuti) in cui i bianconeri sono entrati in campo così:

Agliardi
Di Noia
Esposito
Rigione
Fazzi
Dalmonte
Schiavone
Koné
Kupisz
Laribi
Jallow

Tra i titolari, abbiamo “individuato” tre ragazzi dal volto conosciuto. Tre giocatori che hanno percorso la via dell’illusionismo zemaniano nell’ultima avventura boema a Foggia: Michele Rigione, Karim Laribi e Moussà Koné. Sono loro il 2° obiettivo di “Attenti a quei due”, il blog di Foggiasport24.com in cui il football diventa ricordo di una storia. Come quella di questi tre imberbi giovincelli che il “maestro” plasmò nel labirinto del suo immutabile verbo: “Zeman mi ha insegnato a stare in campo”, avrebbe dichiarato poi Laribi quando furoreggiava al Bologna, nell’anno della promozione in A (42 partite e 8 reti) con i felsinei. Con il presidente Tacopina (oggi patron del Venezia) che lo definì il “nostro Messi”; con la confessione delle bugie all’Inter nell’epoca delle giovanili quando il «10» di San Donato Milanese, papà tunisino e mamma sarda, inventava gite scolastiche oltre Manica per poter effettuare provini con Liverpool, Everton, Portsmouth e Fulham.

laribi
Con il Sassuolo allenato da Di Francesco Laribi ha ottenuto la promozione in serie A

Dopo l’esperienza inglese, Laribi (in dubbio per sabato a causa di una botta rimediata in allenamento) finì alla Primavera del Palermo dove il tecnico Pergolizzi scongiurò l’ipotesi di un suo impiego da esterno destro regalando al Foggia una mezzala con i fiocchi. Così come lo era pure Koné, a segno 4 volte nella sua stagione in Capitanata. Moussa (che ha debuttato con la Costa d’Avorio ad agosto 2011 contro Israele, sostituendo un certo Yayà Touré e andando subito in gol) è arrivato a Cesena nel 2015, assieme ad altri quattro compagni dell’Atalanta (tra cui Caldara) ed è il capitano del Cavalluccio in assenza di Cascione.

Rigione 1
Rigione ha cominciato a giocare nel quartiere di Napoli dove è cresciuto prima di trasferirsi a Trento

Chiude l’istantanea della memoria Michele Rigione, il centrale che si allenava con l’Inter del triplete prima di assaggiare i bruciori del Tavoliere. Uno che se non avesse fatto il calciatore avrebbe voluto cantare; un napoletano amante di hip pop, di Checco Zalone e di Alessandro Siani; un difensore che timbrò una rete con i satanelli (all’Atletico Roma nel 3-3 del 23/10/2010) e una contro i satanelli (in maglia Catanzaro l’11/3/2015), un giovane che di Foggia ricorda il calore della gente. Lo stesso che accompagnerà Vacca e soci a Cesena, dove il Cavalluccio cercherà di uscire dalle secche melmose, ma dove il Foggia proverà a dare continuità al successo ottenuto con il Grifo perugino.

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