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9 Settembre 2024
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Foggia Calcio: il viaggio prosegue a Carpi, l’isola felice di Malick Mbaye e Jerry Mbakogu

[dropcap color=”#” bgcolor=”#” sradius=”0″]I[/dropcap]n viaggio verso una sigla. La targa si legge appena lontana nella penombra dell’imbrunire. CA come Carpi. La prossima tappa nel tour del Foggia alla riconquista della cadetteria. Un piccolo miracolo sportivo. Una società modello, organizzata da Stefano Bonacini e da Cristiano Giuntoli, poi emigrato a Napoli. Un club che ha impastato di suggestione la promozione nella massima serie. Anno “domini” 2015. L’emozioni del debutto, la dignità a certificare il tramonto di una fantastica “illusione”. E poi ancora la forza di riprovarci, con la scalata interrotta solo sull’ultima salita dalle parti del Sannio.

CA come Cabassi. Lo stadio in cui il 28 aprile 2015 un pareggio 0-0 con il Bari trasformò un goccio di lambrusco in una coppa di champagne dalle mille bollicine impazzite. Il catino che vedrà l’ennesima migrazione di tifosi. L’intero Nord che si mobilita per dipingere di rossonero gli spalti dell’impianto carpigiano.

CA come Capolista. Non più quella che se ne va, ma una formazione dalla sobrietà sincera, dal pragmatismo addirittura endemico: tre vittorie per «1-0» con Novara, Spezia e Salernitana e un pari 1-1 a Cremona. In sintesi 10 punti in 4 turni, con 4 gol fatti ed uno solo subito. Una quadratura prussiana.

CA come Calabro. Al secolo Antonio Calabro. Salentino verace, nella passata Lega Pro ha guidato la Virtus Francavilla, per poi fare il salto di categoria: “Un allenatore eccezionale che ha l’identità storica del club”, secondo le parole di Giovanni Stroppa. Un’identità in cui è instillato il verbo della concretezza. Per lui sarà un derby, per i satanelli Calabro rappresenta l’icona di un soffice ricordo: il 5-1 rifilato alla Virtus nel gennaio scorso allo Zaccheria.

Quel giorno in campo c’era pure M’Bala Nzola, oggi tra le fila carpigiane ma squalificato dopo i “fattacci” della sfida playoff con il Livorno (per cui ha preso 8 giornate di stop, tre ancora da scontare). Assieme a lui, da Francavilla (via Napoli) è arrivato anche Mario Prezioso, sinora non utilizzato da Calabro in un centrocampo le cui chiavi segrete appartengono al classe ‘95 Maodo Malick Mbaye.

Mbaye
Mbaye ha collezionato 16 presenze nella stagione della promozione in «A» del Carpi

Nato a Thiés in Senegal, a 9 anni immaginava di giocare a San Siro contro l’Inter (lui che si era innamorato in tv delle casacche rossonere del Milan) ed è sbarcato a dicembre 2011 a Malpensa dirigendosi poi verso Rovereto dove viveva il fratello. Ha percorso un tratto di giovanili nel Trento: lì un certo Roberto De Zerbi – che proprio in Alto Adige aveva chiuso la sua carriera da giocatore – gli aveva consigliato di trasferirsi in Romania dove l’ex tecnico del Foggia aveva indossato la maglia del Cluj. Ma Malick sognava il Meazza, un sogno diventato realtà il 13 gennaio 2014 quando Corini, all’epoca mister del Chievo (squadra con cui Mbaye ha vinto uno storico scudetto Primavera), lo lanciò nella mischia per i sei minuti finali del match tra i gialloblù e l’Inter.

Dal Senegal alla Nigeria, c’è ancora il profumo d’Africa nel cuore di Carpi. Ecco Jerry MBakogu, il terminale offensivo di un 3-5-2 che allo Zini Calabro aveva schierato così:

Colombi
Ligi
Poli
Sabbione
Pasciuti
Saber
Mbaye
Verna
Jelenic
Concas
Mbakogu

La sua storia pallonara comincia in un piccolo centro vicino Venezia, Scorzè, dove non passa inosservato a due agenti che lo portano appena adolescente nelle categorie di base del Padova nel 2002. Resta in biancoscudato sino al 2009 quando viene mandato a Palermo per giocare nella Primavera rosanero. Il suo primo acuto a Castellammare: promozione in «B» con la Juve Stabia, ma è proprio a Carpi che Jerry richiama l’attenzione dei media e degli operatori di mercato: 15 gol e 7 assist nell’anno dell’approdo in serie A.

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Mbakogu approdò al Carpi dal Padova, squadra con cui aveva debuttato in serie B

Castori lo plasma, il Dortmund e lo Stoccarda lo osservano. La sua parabola nell’olimpo del calcio italiano viene segnata da qualche lampo e da due rigori sbagliati nel confronto perso contro la Lazio che virtualmente sancisce il ritorno dei biancorossi nella cadetteria. Dopo un’estemporanea esperienza in Russia al Krylja, torna a casa, al Carpi, dove è di nuovo protagonista: due reti (con Spezia e Cremonese) nei primi quattro turni di campionato e lo status di leader dello spogliatoio assieme a Lorenzo Pasciuti, uno che è partito dalla D e che ha raggiunto quota 200 presenze con il Carpi, entrando in un circolo ristretto che conta appena 14 giocatori nella storia del club emiliano.

Se Pasciuti è la radice, il virgulto si chiama Giancarlo Malcore. Un nome notissimo a chi tifa Manfredonia: proprio con il Delfino, infatti, il salentino ha dato una svolta alla sua carriera realizzando 14 reti nel girone H della serie D 2016/17. Oggi è agli ordini di Calabro, ha realizzato già due reti in campionato (con Novara e Salernitana al Cabassi) e nelle amichevoli estive ha timbrato contro Napoli e Chievo (un hat-trick con i clivensi). Una new entry nell’universo Carpi. L’isola felice. Un’isola dove il Foggia però vuole tornare a respirare l’aria salubre della vittoria…

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