[dropcap color=”#” bgcolor=”#” sradius=”0″]U[/dropcap]no stralcio di epopea antica che dà sapore al pomeriggio domenicale. Un pizzico di nobiltà sabauda che fa breccia nei cuori nostalgici con il vezzo di uno scudo elegante. C’è il Novara sulla strada del Foggia, quelle casacche azzurre che ricoverarono gli ultimi anni di carriera del più luminoso cannoniere della storia del calcio italiano, Silvio Piola, che proprio oggi, 29 settembre, avrebbe compiuto 104 anni.
Sette stagioni dal ’47 al ’54, 3° bomber novarese di sempre (dietro a Romano e Rubino) con 86 reti e un contributo determinante di 18 gol (con ben 38 primavere sulle spalle) nell’8° posto in serie A del ‘52/53, miglior risultato di sempre per il club fondato nel 1908 da otto studenti liceali. A Piola è intitolato lo stadio dove i piemontesi giocano le partite casalinghe, ma “non è cosa” per ora.
Lassù si salirà solo al ritorno, intanto c’è da ricevere gli azzurri allo Zaccheria (dove non hanno mai vinto, con 5 ko e 3 pareggi in 8 match ed appena due reti all’attivo), nelle cui fila milita un ragazzo che – a modo suo – un angoletto di storia se l’è già ritagliato. Con una delle maglie più prestigiose del mondo, quella del Manchester Utd.
Correva l’anno 2009, era il 5 aprile, quando il mito “allenante”, sir Alex Ferguson, disse a Federico Macheda di scaldarsi e poi di entrare, in sostituzione del portoghese Nani, ironia della sorte finito in questa stagione in quella Lazio dove Chico aveva mosso i primi passi e da dove lo United lo aveva prelevato offrendogli un contratto di 65mila euro quando aveva appena 16 anni (operazione che fece infuriare il presidente Lotito e l’allora DS biancoceleste Sabatini).
Quel 5 aprile, il Manchester era inchiodato dall’Aston Villa sul pari a Old Trafford, il tempio dei Diavoli Rossi. Il recupero era già iniziato quando Chico si girò come un fulmine e tramutò in rete un assist del “rosso” Scholes, altra icona del football anglosassone. Lo United conquistava nella maniera più inattesa la vetta della Premier e Macheda veniva eletto Man of the match del confronto (non ebbe peraltro la possibilità di ritirare il premio, che consisteva in una bottiglia di champagne, perché minorenne. Toccò al compagno Gary Neville beneficiare del prezioso dono).
Sembrava l’inizio di un percorso glorioso (il ragazzo si ripeté nella sfida successiva contro il Sunderland vinta dai Red Devils 2-1 con un suo gol decisivo al 75°), invece la parabola del golden boy romano si è arrestata dopo il passaggio in prestito alla Sampdoria nel 2011 (“L’errore più grande della mia vita, non ho dato retta a Ferguson che mi voleva tenere sotto controllo in Inghilterra”, avrebbe poi raccontato Chico).
Macheda è approdato sotto la Cupola di San Gaudenzio nel mercato di gennaio e con gli azzurri è tornato a segnare una doppietta (a Frosinone il 17 aprile scorso) dopo sette anni (la precedente era arrivata nel 2010 con l’U21 italiana contro i pari età della Turchia). Nell’ultima partita, persa in casa con l’Avellino, il tecnico Corini lo ha lasciato inizialmente in panchina, schierando questa formazione:
Poi però lo ha lanciato nella mischia a fianco dell’altro obiettivo del nostro blog, ovvero Riccardo Maniero. Uno che poteva essere il bomber di Stroppa (il quale peraltro lo aveva allenato per qualche settimana nel 2011 ai tempi del Pescara) in Lega Pro: a lui, infatti, il DS Di Bari aveva pensato – ad agosto 2016 – per sostituire Iemmello. L’offerta era pesante, triennale da 300mila euro a stagione, ma il napoletano classe ’87 preferì non scendere di categoria e restare a Bari. Sbocciato nella Juve Primavera (a Torino giunse passando per Como) avendo a fianco compagni come Marchisio e Giovinco, nel 2010 approdò in prestito al Pescara, con cui esordì in Coppa Italia contro l’Albinoleffe, sostituendo Verratti e andando subito in rete.
Con Zeman ottenne la promozione in «A» e al Delfino ha lasciato in eredità 36 centri sino a gennaio 2015 quando ha risposto “sì” al corteggiamento danaroso del Catania. Bari è stata l’ultima tappa prima di Novara: un rapporto di amore e odio con la piazza biancorossa (durante un match con l’Avellino si scatenò un parapiglia in tribuna tra un tifoso, reo di aver fatto apprezzamenti negativi, e la famiglia di Riccardo, con conseguente proposta di Daspo per mamma, papà e fratello), un’esperienza sportiva che lo ha comunque confermato come uno dei centravanti più pericolosi della serie B.
Dunque, “Attenti a quei due”: Macheda e Maniero. Senza dimenticare le punizioni di Ronaldo Pompeu da Silva (a cui fu assegnato per un errore di battitura il Pallone d’Oro dell’altro… Ronaldo) e le incursioni di Sciaudone (già a segno contro i satanelli con le maglie di Taranto e Foligno). Ma soprattutto senza dimenticare che il Novara è un capitolo importante di un racconto di calcio lungo un secolo. E qualcosa in più. Un racconto che noi di Foggiasport24.com abbiamo voluto condividere con tutti voi.