[dropcap color=”#” bgcolor=”#” sradius=”0″]L’[/dropcap]aspettavano, la bramavano. Ma neppure nei peggiori incubi l’avevano immaginata così. “Dracula” Zeman che azzanna un diavolo voglioso ma ingenuo. Che per un satanello è pressoché un ossimoro. La prima in serie B dopo diciannove eterni anni ha tranciato le vene dell’entusiasmo rossonero. A Pescara servito un pokerissimo al contrario. Un paradigma del campionato.
Bentornati in serie B. Dove se sbagli ti freddano, se dormi ti svegliano a suon di cinquine. Ma la cadetteria, secondo le parole di Stroppa, è un torneo che “(…) non ti permette passi falsi ma ti dà comunque la chance di recuperare”. E allora, su la testa e pedalare. C’è subito una vetta da scalare: riconquistare la strafottenza del popolo foggiano. Allo Zaccheria, domenica sera. Arriva la Virtus Entella, seppellita all’esordio dai gol del Perugia.
Ironia del calendario: nel prossimo turno s’incontreranno le due che hanno “battuto il cinque” (Perugia e Pescara) e le due che allo “schiaffo del soldato” hanno partecipato come parte lesa. Anzi, “squassata”. Da Pettinari e Han, il nordcoreano che non minaccia guerre ma solo gol a raffica. Lasciamo però al Curi quel che è del Curi e occupiamoci della Virtus, che si chiama Entella (malgrado sia di Chiavari) per via di un fiume locale, appunto l’Entella.
La storia dei bianco-celesti è anonima, appena movimentata da un paio di foto sbiadite (1984, vittoria nell’Interregionale con Ventura in panchina; 1985 c’è Luciano Spalletti in campo). Almeno sino all’avvento di un imprenditore del posto, Antonio Gozzi, che nel 2007 entrò nel club con l’idea di portare i Diavoli Neri nell’elite del calcio italiano. Un cammino forse folle, ma percorso con lucidità e competenza.
E allora ecco l’Entella vincere il campionato di Lega Pro 2013/14 e approdare per la 1ª volta in serie B. La vittoria decisiva di quell’anno arrivò a Cremona, un 2-1 sentenziato da un centro della “iena” Staiti e da uno di Michele Troiano. Oggi capitano Virtus. Un nome, un’origine. Monte Sant’Angelo, la montagna dell’Arcangelo Michele. Un nome di battesimo che significa un viscerale legame con la terra di nonni e genitori, questi ultimi emigrati a Nova Milanese nel 1984.

Un anno dopo, a Desio, nasce Michele, che nel 2013 sale in «A» con la maglia n° 10 del Sassuolo, ricevendo le felicitazioni del sindaco di Monte che in una nota scrisse per l’occasione: “Siamo felici e orgogliosi che un «figlio della nostra terra» grazie alla promozione dal Sassuolo tornerà a calcare i campi di serie A”. Troiano è stato il “rubapalloni” del campionato scorso di «B», è l’anima e la coscienza critica dell’Entella (dopo l’1-5 con il Perugia ha detto: “È stata una figuraccia. Ci assumiamo tutte le responsabilità”), club che gli ha rinnovato il contratto a maggio scorso.
Svezzato dai pulcini della Schiaffino Milan a nove anni, è stato lanciato da Pioli nel Modena ed ha giocato anche il Mondiale U20 del 2005 (vinto dall’Argentina di Messi) nel quale aveva come compagno Cristian Agnelli. Governatore della mediana dei Diavoli Neri, Troiano è affiancato da Simone Palermo, che a Foggia ricordano per la sospensione inflittagli dal sodalizio rossonero il 13 aprile 2011 (era l’anno di Casillo, Pavone e Zeman) che – di fatto – chiuse la sua breve avventura in Capitanata (appena 13 presenze).
Simone è partito titolare contro il Perugia, in un match in cui il tecnico Gianpaolo Castorina (un enfant prodige sulle panchine delle giovanili della Virtus) ha schierato i suoi con:
Contro il Grifo, era assente per squalifica Giuseppe De Luca, il colpo estivo dei Diavoli Neri, il cui mercato è stato segnato in negativo dal ritiro per problemi cardiaci di Catellani e dalla “fuga” a Empoli di Caputo che a Bari ha condiviso le pagine più redditizie nella carriera della “zanzara” (soprannome datogli a Varese dal tecnico Bonetti perché dava fastidio ai compagni).

Giuseppe, nato – anche lui come il suo capitano – nel “profondo” Nord (ad Angera, Varese) da genitori del “profondo” Sud (di Crotone), si è fatto conoscere con il Varese in un Viareggio (quello del 2011) in cui faceva coppia in avanti con Pompilio e in cui i lombardi terminarono la loro corsa in semifinale, sconfitti dalla Fiorentina di Iemmello. Quell’edizione fu vinta dall’Inter, in cui giocavano Benedetti (oggi centrale della Virtus), e Dell’Agnello che realizzò 7 reti quante la “zanzara”.
Visto che – a parità di gol – per regolamento il titolo di capocannoniere spettava a chi era andato più avanti nel torneo (e quindi al nerazzurro Dell’Agnello), fu l’Inter stessa a chiedere che fosse invece assegnato a De Luca, sperando di portare poi il gioiello della cantera varesina a Milano. In realtà nel 2012 Giuseppe finì all’Atalanta (con cui esordì in «A» contro il Milan e segnò il suo 1° gol alla Samp), da lì al Bari sino agli ultimi sei mesi di Vicenza.
Sarà lui l’uomo su cui Castorina punterà per riscattare il pesante ko dell’esordio, ed è da lui (e da Troiano) che il Foggia si dovrà guardare maggiormente per conquistare la sua 1ª vittoria in campionato e colorare di nuovo gli animi dei satanelli ingrigiti dalla “manita” pescarese.