Buon compleanno Paolo Bianco, il ‘ragazzino’ di Burgnich: “Foggia Calcio, la B si affronta così…”
[dropcap color=”#” bgcolor=”#” sradius=”0″]U[/dropcap]n traguardo importante festeggiato nel migliore dei modi. Paolo Bianco compie oggi 40 anni. E lo fa a Siracusa, sulla sua prima panchina da allenatore professionista. Nato ad Ordona nel 1977, Bianco è stato uno dei gioielli più brillanti del settore giovanile rossonero. Un predestinato, cresciuto da Vittorio Cosimo Nocera, sul campo di via del mare e lanciato nel calcio dei big da un campione come Tarcisio Burgnich.
“Esordii in prima squadra il 10 marzo ’96 – racconta Bianco a Foggiasport24.com -. In un Foggia – Andria 0-1 in campo neutro a Benevento. Era la prima partita di Burgnich sulla panchina del Foggia. Mai avrei pensato di poter giocare. Avevo svolto il ritiro con Delio Rossi ma al termine ero tornato in Primavera. Il giovedì prima della partita con l’Andria la squadra giocò un’amichevole contro noi ragazzi. Al termine, Burgnich chiese informazioni su di me al ds Pavone e decise di portarmi a Benevento. A trenta minuti dalla fine il tecnico si girò verso la panchina e mi disse: ‘ragazzino scaldati’. Fu un tripudio di emozioni. Alla fine perdemmo, ma in sala stampa il tecnico commentò: ‘salvo solo l’esordio del ragazzino’. Le ultime 12 partite le giocai da titolare e ci salvammo con una giornata di anticipo. L’anno successivo la squadra disputò un buon campionato, poi incappammo in due stagioni bruttissime, forse le peggiori della storia del Foggia Calcio. Burgnich andò via e io sembravo destinato all’Udinese di Zaccheroni. Si parlava di uno scambio con Stroppa. All’epoca i friulani erano la mina vagante della Serie A e lottavano per l’Europa. La società mi convinse a restare. L’idea era quella di vincere il campionato. Singolarmente la squadra era fortissima, il problema è che riuscì ad essere mai squadra. Purtroppo capita anche questo nel calcio”.
Quella stagione si concluse con la retrocessione in Serie C. L’inizio della fine. L’anno successivo la squadra subí l’onta della seconda retrocessione di fila, poi un fallimento, una mancata iscrizione e l’amara ripartenza dai dilettanti. Oggi, invece, il club sembra aver intrapreso il percorso contrario. “Sono contentissimo. E lo sono anche per Beppe Di Bari che di questa squadra è assoluto protagonista. E lo dico al di là del rapporto che ci lega. Ha fatto qualcosa paragonabile alle imprese di Pavone. La risalita dai dilettanti alla Serie B in 5 anni é la prova di quanto dico. Ha scelto allenatori bravi come Padalino, De Zerbi e Stroppa. Ha portato attaccanti come Giglio, Iemmello e Mazzeo. Io nel mio piccolo ho seguito a distanza il percorso della squadra. Ero anche a Cittadella per assistere alla finale di Coppa Italia Lega Pro”.
A un allenatore emergente, che nel calcio ha maturato centinaia di partite da professionista, è lecito chiedere le possibilità dei rossoneri nel prossimo campionato e la ricetta per non sfigurare. “Recenti esperienze hanno dimostrato che mantenendo lo zoccolo duro delle squadre che hanno vinto in C, e con pochi innesti mirati, si può ben figurare in Serie B. L’importante è scegliere l’uomo prima del calciatore. Il Foggia Calcio può dire la sua ma attenzione, non pensate sarà facile. Questa categoria manca da 19 anni. La Serie B non è più quella di quegli anni. È cambiata rispetto al campionato che vincemmo con il Sassuolo. Prima c’era più qualità, adesso se hai fisico te la giochi. Occhio alle avversarie. Pescara, Palermo, Empoli e Frosinone sono allestite per far bene, come le neo promosse dalla C. Sarà importante partire bene. Ma il Foggia ha dalla sua l’entusiasmo. Poi c’è Stroppa che ricordo da calciatore quando facevo il raccattapalle allo Zaccheria. Non dimentico il gol segnato contro il Genoa al Ferraris. Bellissimo”.