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19 Settembre 2024
Foggia Calcio

IL PERSONAGGIO – Lo spot in voga sui canali del Foggia Calcio è “Toglietemi tutto ma non il mio… Gerbo”

[dropcap color=”#” bgcolor=”#” sradius=”0″]D[/dropcap]a Antonio Vacca, protagonista di questa rubrica la settimana scorsa, ad Alberto Gerbo: un filo conduttore che parte da Catanzaro, ottobre 2014, quando l’attuale «5» di Stroppa – all’epoca in maglia giallorossa – provocò senza volerlo l’infortunio che tenne il “trottolino” di Valenza lontano dai campi di gioco per diverso tempo nella sua 1ª stagione al Foggia.

Nessun rancore, però, perché Alberto è uno così… educato, schivo, un bravo ragazzo, di quelli che – avrebbe detto Corrado Orrico – “(…) si fanno sposare alle figlie”. Un tipo semplice, scortato dal suo zainetto in conferenza stampa. Accadde a febbraio, quando incise con mitezza il suo credo comportamentale: “Io vorrei giocare a centrocampo ma ho messo davanti le necessità del gruppo. L’obiettivo finale è troppo importante, è prioritario. E comunque sento la fiducia del mister che mi fa comunque giocare!”.

Un’assunzione di responsabilità sincera in un momento in cui sembrava che per lui ci fosse spazio solo come esterno di difesa. Alberto è questo: trasparenza e versatilità al servizio della causa suprema. Quella per cui s’immola in scorribande continue: “Io devo correre”, ripete sempre. Come un mantra, una filosofia esistenziale che l’ha reso idolo della Curva e che accese l’interesse dell’Inter, quando Alberto era agli albori della carriera e finì alla Primavera nerazzurra, in compagnia di un certo Balotelli.

Alberto e Mario, l’alfa e l’omega caratteriale, eppure amici e compagni in una formazione che vinse il Viareggio 2008, con un gol proprio di Alberto nella 1ª finale contro l’Empoli e due di Mario nel replay che la Beneamata si aggiudicò solo ai rigori. In quella compagine c’erano anche Destro, Obi, Khrin, Belec, Siligardi, Caldirola: “um timaço”, uno squadrone, di cui Gerbo era uno dei simboli per abnegazione e positività.

La stessa che si è portato in dote a Foggia, in un’avventura iniziata con un tentativo di furto alla sua macchina, il primo giorno in Capitanata, ma che poi si è sviluppata sull’onda lunga di galoppate epiche (per maggiori informazioni chiedere al “versante” sinistro della Cremonese, triturato dalle sue incursioni sabato in Supercoppa) e reti spettacolari, poche ma di effetto contundente.

Matera, Messina e Fondi: tre schizzi d’autore; tre firme per un mediano che ha prolungato a vita il contratto con la disponibilità. “Toglietemi tutto ma non il mio…”, recitava Monica Bellucci in una famosa pubblicità di una nota marca di orologi. Una frase che gli allenatori di Alberto ripetono sempre quando si siedono per parlare di futuro con la società: “Toglietemi tutto ma non il mio… Gerbo”, più che uno spot, un monito. Perché chi ha uno come Alberto, se lo tiene stretto. Anche a costo di metterlo in porta. O forse no: tra i pali, ha più “esperienza” Antonio Vacca. Tanto per tornare al nostro filo conduttore iniziale…

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