[dropcap color=”#” bgcolor=”#” sradius=”0″]U[/dropcap]n giorno, forse, racconteremo la sua storia. La storia di uno sguardo limpido come il cielo di Salerno. È spuntato lì il germoglio di un talento naturale. Di quelli che dipingono tele d’autore con la semplicità di un pittore di strada. E lui, Fabio Mazzeo, di strada ne ha percorsa tanta.
Senza mai frenare quella voglia quasi fanciullesca di “amoreggiare” con il pallone, uno strumento maneggiato distillando sapienza calcistica e distribuendo pennellate d’intelligenza con la creatività di un artista bohémien. Perché se Antonio Vacca “(…) ha il calcio il testa”, come ha dichiarato qualche mese fa Stroppa, Fabio, il calcio, lo incarna con la mente e con i piedi, vellutando magie di sinistro e descrivendo traiettorie impossibili da immaginare.
Come quella disegnata contro la Paganese il 2 aprile scorso, per il “(…) gol più bello con il Foggia”, secondo le parole stesse del 19 rossonero, che in quell’occasione aprì la scatola chiusa di una partita sulla carta molto complicata. La sfera addomesticata con la punta del mancino e un colpo da biliardo diretto in buca, all’incrocio dei pali di uno sconcertato Liverani: un capolavoro, una rete straordinaria di un bomber straordinario che ha disputato una stagione straordinaria, la “(…) migliore della mia carriera”, secondo una sua valutazione del tutto personale ma – ovviamente – condivisibile in toto.
Ventuno reti, un campionario di prodezze elargite a profusione e distribuite ecumenicamente alla maggior parte dei club del girone C: 13 infatti sono state le “vittime” delle sue invenzioni, dalla Vibonese l’11 settembre 2016 al Cosenza domenica, con il Messina bersaglio prediletto (tre centri tra andata e ritorno).
Un torneo monstre per Fabio, uno che avrebbe potuto andare in giro con la macchina targata “FUORICLASSE 19” e che mai – invece – si è atteggiato e nemmeno definito un “(…) uomo copertina”. Uno che, a precisa domanda di chi vi scrive sulla sua abilità nel trovare la posizione più efficace, si è trincerato dietro l’esperienza, quasi vergognandosi di ammettere che no, che quella qualità non è puro apprendimento di un anziano mestierante, ma è invece una dote innata, è il carisma di chi vede l’azione prima degli altri!
Per questo Mazzeo è stato il valore aggiunto del Foggia tornato in B dopo 19 anni: perché alla GENIALITÀ delle sue giocate ha unito l’UMILTÀ dei suoi comportamenti. “Siamo forti”, disse il 2 marzo, “se ci mettiamo umiltà e cattiveria faremo bene”. Una frase simbolo, il manifesto di un ragazzo che ha costruito la sua carriera su impegno e volontà. Oltre che – naturalmente – su una classe cristallina come il mare del Cilento. Ma questa è tutta un’altra storia. Che forse, un giorno, vi racconteremo…