[dropcap color=”#” bgcolor=”#” sradius=”0″]S[/dropcap]i era presentato con un sorriso educato e quell’inflessione romana che trae origine dai lampi di simpatia della Città Eterna. Erano i bagliori dell’anno nuovo, un 2017 che fa venire i brividi al solo pensiero di ciò che potrà accadere. Si era detto un ammiratore di Hamsik, di cui studiava i movimenti per imitarlo in campo.
Quel campo che però per lui ha ritagliato un paragone addirittura più ingombrante. Perché quando accelera inondando le praterie avversarie, Francesco Deli assomiglia terribilmente a Ricardo Izecson dos Santos Leite, per tutti Kaká, campione del Mondo con il Brasile nel 2002 e Pallone d’Oro con il Milan nel 2007.
Kaká era la “prata da casa”, l’argenteria di casa, del São Paulo da cui spiccò il volo per raggiungere l’olimpo; così come Francesco lo è stato – non meno appassionatamente – della Paganese, che ieri lo ha “omaggiato” inchinandosi ad un’altra sua prodezza, la 4ª con la maglia del Foggia. Ciccio è un ragazzo a modo, lo vedi quando ringrazia chi gli ricorda che ha raggiunto 4 gol in rossonero come un certo Angelo Domenghini.
Lo capisci quando con un soffio di emozione spiega perché non ha esultato dopo la rete alla sua ex squadra: “Mi ero ripromesso che se avessi segnato non avrei esultato perché loro mi hanno trattato troppo bene e mi hanno fatto crescere. È grazie a loro che sono qui a Foggia. Sono stato anche capitano e mi sembrava una mancanza di rispetto esultare.” Esemplare, come il suo comportamento dentro e fuori del campo; pulito, come il suo controllo di palla, offeso ripetutamente dall’infamia dei terreni che – Zaccheria a parte – gli propina la Lega Pro.
Il suo primo gioiello con il Messina: taglio di Mazzeo, stop di petto e destro educato. Era il 4 febbraio, appena un mese dopo il suo arrivo. Ancora due settimane ed eccolo Francesco travestito da Kaká. C’è il Matera da domare: la corsa è verticale, “carrega” come direbbero i telecronisti brasiliani, salta uno, due avversari e… bye bye Auteri. Il resto è storia recente: filtrante di Agazzi e diagonale mortifero sull’uscita di Perucchini: Lecce alle corde come un pugile suonato. E poi la Paganese: “Ero molto teso, non ho approcciato come al solito. Un po’ alla volta mi sono sciolto”.
Perché Pagani è la sua seconda casa, la prima è a Lunghezza, zona est di Roma; Foggia però è oggi la dimora dei suoi sogni. Poteva essere già in «B», si era allenato con la Salernitana l’estate scorsa quando gli azzurrostellati si erano “dissolti”. Ma in «B» Ciccio vuole andarci comunque. Con il Foggia, ovviamente. Noi glielo auguriamo, perché pure in «B» stanno aspettando Francesco Deli, il ragazzo che sta incendiando lo Zaccheria con quell’eleganza che ricorda un tale Kaká…