[dropcap color=”#” bgcolor=”#” sradius=”0″]U[/dropcap]na calma apparente. Un’attesa quasi serafica di qualcosa di “impossibilmente” serafico! Lui – però – serafico lo era davvero. Un monolite culturale. Un fenomeno da esportazione che ha inondato il mondo di foggianità. Altro che Pio e Amedeo… Lui è Zdenek Zeman, il profeta dell’azzardo. Il romanticismo estetico che non ammette contaminazioni. Come il 4-3-3: immortale. La sua eredità più pura.
Raccolta anche da chi ha succhiato calcio dai cromosomi del papà. Stiamo parlando di Karel Zeman, il figlio. A cui però è arrivata la scomunica, immediata e inappellabile, il giorno 25 febbraio 2017, quando sulle corsie sintetiche del Menti di Castellammare ha inaugurato la nuova stagione tattica della Reggina: il 3-5-2. Gli esegeti dello Zdengo pensiero diranno che anche il boemo senior aveva sperimentato una cosa simile a Firenze, quarti di Coppa Italia, con la sua ultima Roma, quella del 18enne Marquinhos centrale, tanto per ricordare il vanto più recente di papà Zeman. Ma fu un attimo di sbandamento che valse appena la semifinale prima dell’addio definitivo alle casacche giallorosse.

Invece per Karel si è trattato di una vera e propria conversione sulla via del pragmatismo. Del resto i numeri non mentono: in tutto il girone di andata, con il 4-3-3, i calabresi avevano incamerato 15 punti; gli stessi ottenuti in appena 8 turni dalla 27ª giornata (Juve Stabia-Reggina 3-3) alla 34ª (1-0 al Catanzaro), ovvero nelle 8 partite con il modulo rivisto e corretto. Appena due reti subite nelle ultime 5, una media di gol incassati di una rete ogni 93’, contro quella di una rete ogni 59’ tenuta nella 1ª metà del campionato (29 marcature al passivo nel solo girone di andata). Una differenza che si è tradotta in maniera evidente anche nello score delle vittorie: 4 in 8 incontri (compresa quella di Taranto, il 1° successo esterno del torneo), con 3 pareggi e una sola sconfitta.
Tutto merito del 3-5-2 se si è passati dal penultimo posto di fine andata al 14° (fuori la zona playoff e a un passo dalla salvezza diretta) di oggi? Sarebbe riduttivo (nel ritorno solo Foggia, Lecce, Siracusa e Casertana hanno incamerato più punti della Reggina, che ne ha totalizzati 23), ma certo la difesa granitica esibita negli ultimi due mesi è stata fondamentale. Ecco perché battezziamo il «3-5-2» primo obiettivo di “Attenti a quei due”, condendo la nostra analisi con un flash su chi questa retroguardia solida la compone. Lo facciamo partendo dagli undici che Zeman ha schierato con il Catanzaro al Granillo.
In porta Antonio Sala, di Saronno come l’amaretto, che ha fatto digerire ai supporters amaranto mesi di terrore. Per lui, una promozione in C1 con la Pro Patria, tre anni da secondo a Terni e una crescita giovanile nell’Inter. Profumo di derby con Giorgio Gianola, dai trascorsi adolescenziali milanisti, il migliore in campo contro le Aquile catanzaresi, lui che fu arretrato da Sannino – ai tempi del Varese – dal centrocampo alla difesa. E ancora Marco De Vito, arrivato dal Monopoli il 31 gennaio, in rete (proprio con la Juve Stabia) all’esordio con la Reggina, con un cugino che gioca a Messina, in quella Sicilia (nello specifico Palermo) dove si è formato anche Jevrem Kosnic, 1.90 di altezza, un passaggio nella gloriosa Honved ungherese e spiccioli di gioventù passati all’Inter.

Kosnic ha deciso il derby di domenica con una rete (è il 14° marcatore stagionale dei calabresi) arrivata grazie a un “tap in” su azione di Bangu. Che al secolo si chiama Luzayadio Andy, congolese, giunto in Italia a soli 5 anni, svezzato dall’Atalanta ma portato alla Fiorentina da Corvino quando ne aveva 11: l’altro fattore sotto la lente del nostro blog. Una convocazione con la Viola di Montella per un match di Europa League contro la Dinamo Minsk e una passione viscerale per Lewis Hamilton e la velocità su quattro e due ruote: ecco Andy Bangu, autore di 4 reti sinora, il massimo cannoniere reggino che potremo vedere sabato allo Zaccheria, visto che Coralli (12 centri e 4 assist) e Porcino (4 reti e 6 assist) saranno assenti. Un motorino sempre acceso, in perenne movimento. Come la filosofia che muta persino a casa Zeman. Di Karel, ovviamente, perché Zdenek è statuario in riva al mare di Pescara, a fumarsi una sigaretta e a chiedersi come mai suo figlio si sia permesso di abiurare il verbo del 4-3-3…