Pari 2-2 col Fondi, per pugliesi arriva la certezza matematica della promozione.
Il Foggia è tornato in Serie B. Dopo diciannove anni di attesa la città ieri è esplosa in una grande festa, protrattasi fino a tarda notte, quando un pullman scoperto ha portato i calciatori in trionfo nella centralissima piazza Cavour, per l’occasione gremita da decine di migliaia di tifosi con sciarpe, bandiere e trombette. Una vera e propria esplosione di gioia, iniziata alle 16.22, cioè nel momento esatto in cui l’arbitro Camplone di Pescara (lo stesso che arbitrò la prima partita ufficiale del Foggia ripartito dalla Serie D a Termoli, segni del destino…) ha decretato la fine della gara di Fondi. Il pareggio 2-2 spedisce direttamente i rossoneri in Serie B. E mentre i 1.200 del settore ospiti abbracciano la squadra, la città esplode in un boato fragoroso. Davanti al maxischermo installato in via Lanza, almeno cinquemila persone si abbracciano festose, mentre in strada si riversano tutti coloro i quali avevano seguito la gara su Telenorba, sul divano di casa. L’onda rossonera fa rotta verso piazza Cavour, dove alcuni ne approfittano per tuffarsi nella fontana del Sele. Gli altri si accalcano sotto il palco posto dinanzi al pronao della villa comunale, lì dove si sarebbe svolta la festa. Quasi cinque ore di attesa, in piedi, alcune delle quali sotto il sole. Fino a quando dopo le 22, passo lento, arriva in piazza il pullman scoperto con a bordo i calciatori. Accolti da eroi. Il torpedone fa fatica a solcare le due ali di folla che prontamente circondano il mezzo. Selfie, foto, video, tanto i calciatori quanto i tifosi provano a non perdersi un solo istante di quello che succede in piazza. E si balla al ritmo del brano dance «There must be love», diventato tormentone e soundtrack di questa stagione.
Ad aspettare i protagonisti sul palco c’è il presidente della Lega Pro Gabriele Gravina, che premia tutti i calciatori con una medaglia e consegna nelle mani del capitano la coppa destinata ai vincitori del campionato di Lega Pro. Proprio il capitano, Cristian Agnelli, foggiano doc, tra i primi a ripartire nel 2012 dalla Serie D e a dar vita a questa meravigliosa scalata. Quando alza al cielo la coppa, il boato dei foggiani è la simbolica liberazione dopo diciannove anni di inferno calcistico. Tredici di C1, cinque di C2 e uno di Serie D. Una vera e propria rinascita a distanza di soli dieci mesi dalla finale playoff persa contro il Pisa.
Una promozione storica, resa ancor più ardua dal cambio in panchina dello scorso 14 agosto. Via Roberto De Zerbi, esonerato nonostante i mugugni della tifoseria, dentro Giovanni Stroppa. A lui è andato il difficilissimo compito di tenere il timone dritto di una piazza diventata un vulcano in piena eruzione. Ma qui è venuto fuori il bravo allenatore. Non ha proposto stravolgimenti, è entrato in punta di piedi nello spogliatoio creato da De Zerbi e poco alla volta lo ha fatto suo.
Il simbolo del trionfo
Momento simbolo della promozione rimarrà il palo colto da De Vena su rigore nel match di andata contro il Melfi. Qualora l’attaccante lucano avesse fatto centro il Foggia avrebbe perso e probabilmente la storia sarebbe cambiata. Stroppa avrebbe rischiato l’esonero, con chissà quali sviluppi. Invece, da quel palo è partita la scalata alla prima posizione, conquistata a suon di record. Sei vittorie nelle prime sei gare di campionato (come nel 1953-1954, allenatore Cesare Migliorini). 10 vittorie consecutive (pasquale Marino si era fermato a 9 nel 2002-2003). 24 partite vinte (il precedente record di 22 risaliva al 1956-1957, Marsico in panchina) e solo 3 sconfitte (come nel 1947-1948), ma questi ultimi due sono dati modificabili nelle ultime giornate di campionato. C’è gloria anche per Mazzeo, che si gode il momentaneo titolo di capocannoniere del girone con 19 reti. Lui che sulla maglia porta il numero 19. Lui che con i suoi compagni ha riportato il Foggia in Serie B dopo 19 anni di attesa.
Domenico Carella – Il Corriere del Mezzogiorno
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