[dropcap color=”#” bgcolor=”#” sradius=”0″]U[/dropcap]n Gigante dai piedi d’argilla. Anzi senza più piedi. Almeno quelli buoni, tutti fagocitati da un mercato di gennaio insaziabile. Che si è “pappato” in un sol boccone Marino, Carillo, Zanini, Gomez, Salandria, Garcia e Carrotta. L’Akragas è un Gigante che si sta sgretolando (è ora 17° con 24 punti in 26 turni) a causa di un’erosione finanziaria devastante. “Bambole non c’è una lira”, era il titolo di un famoso varietà del ‘77 targato Antonello Falqui; oggi è il mantra di Giovanni Giavarini, patron degli agrigentini dagli interessi economici coltivati soprattutto in Bulgaria, che ha rimesso alla città le sue quote societarie, lasciandole a disposizione di chi voglia portare denari freschi nelle casse biancazzurre.
Casse che languono miseramente, nemmeno più rimpolpate dalle intuizioni operative di Peppino Tirri, l’AD che ha lasciato il club siciliano la settimana scorsa. C’era una volta l’Akragas che in autunno fermava, con un pizzico di fortuna ma con legittima soddisfazione, il Foggia allo Zaccheria. Sulla panchina Lello Di Napoli, in campo questa formazione:
Di quella squadra si sono oramai perse le tracce. Se aveste dubbi, ecco l’undici che ha iniziato il confronto di Catanzaro, ultima fatica di una compagine che dell’antica nobiltà ha mantenuto appena l’orgoglio (mica poco, peraltro!) e il tecnico:
Oggi allo stadio Esseneto, non ci sarà nemmeno uno dei pochi big salvatosi dalle grandi “purghe” invernali, il portiere Pane (che sarà sostituito da Addario), espulso al Ceravolo per proteste e punito con tre turni di stop. Oltre a lui darà forfait per infortunio anche uno dei tre attaccanti che allo Zaccheria provarono a spaventare la difesa dei satanelli, ovvero Francesco Salvemini, andriese di nascita e di militanza (come il difensore Scrugli, fuori da mesi per una lesione al crociato), che ai tempi degli Allievi della Fidelis venne accostato a Zidane e su cui presero informazioni Juve e Napoli.
Tra i pochi superstiti del 9 ottobre, c’è invece un chico di Bahia Blanca, che appena 15 giorni fa ha liberato l’urlo per il gol più importante della sua carriera (quello da trenta metri che ha contribuito a sbriciolare un supponente Catania), dedicando poi la rete al nonno scomparso. Il suo nome è Bruno Pezzella ed è stato scovato dall’ex responsabile dell’Area tecnica Sergio Almirón nel Deportivo Roca, 3ª serie argentina, dove giocava da “volante central”.

Dotato di ottime doti d’interdizione e di buone capacità nello stretto, il “5” del Gigante (che tempo fa ha detto del Foggia: “È la squadra che mi ha impressionato di più”) è il fratello de “la Lepre” Germán, difensore dal passato illustre con il River, dal presente promettente in Spagna con il Betis e dal futuro – chissà – colorato dell’albiceleste della Selección. Bruno vuole affermarsi nel Belpaese e per questo sta studiando l’italiano, in compagnia di Antonio Sepe (esterno sinistro nato a Montevideo ma con passaporto tricolore, pizzicato nell’Otranto, Eccellenza pugliese), di Thiago Cazé (brasiliano alla 2ª stagione con l’Akragas) e soprattutto del connazionale Cochis.
Un altro Germán, il 2° obiettivo di “Attenti a quei due”. Mancino classe ’96, Cochis è cresciuto nel Belgrano di Cordoba, si ispira a Messi e Neymar e nel 2015 partecipò al Torneo di Viareggio proprio con la maglia del Pirata celeste (dove si muoveva da “enganche”, da mezzapunta) bloccando sullo 0-0 la Roma di Alberto De Rossi. Una sua magia ha portato in dote al Gigante il successo di Vibo e dopo la cessione di Gomez è diventato titolare.
Contro il Foggia sarà affiancato forse da Danijel Klaric, viennese con genitori croati, arrivato dopo essersi svincolato dalla Fidelis Andria e ancora in attesa del 1° gol in Lega Pro. Gol che invece ha già realizzato Simone Sicurella, 18 anni di Porto Empedocle. Con il Fondi, il 28 gennaio scorso, infatti, ha bagnato il suo esordio tra i Pro con una volee di sinistro chirurgica che ha regalato ai biancazzurri il 2-2 al 96°. Simone, approdato in prima squadra dalla Berretti, è l’oggi e il domani dell’Akragas, il Gigante senza più piedi buoni. O forse no…