[dropcap color=”#” bgcolor=”#” sradius=”0″]U[/dropcap]n’estate fa… cantava Mina nella versione italiana di “Une belle histoire” di Michel Fugain, scritta e musicata da Franco Califano. Un’estate fa, la storia di noi due… Foggia e Virtus Francavilla. Un girone fa… era il 15 settembre: gli ultima sprazzi di stagione calda, i genitori finalmente “in ferie” dopo l’inizio della scuola e un giovedì lavorativo che dipingeva la cornice temporale di un confronto tra una candidata alla promozione e una neopromossa. Ambiziosa, ma pur sempre neopromossa. Quel giorno, la squadra di Antonio Calabro scendeva in campo così:
Fu sufficiente un graffio di Sarno per scrivere la parola “amen” sulla sfida del Giovanni Paolo II. Che a distanza di quattro mesi e di 240 km si ripropone allo stadio Zaccheria sabato sera per la 4ª di ritorno. Un girone dopo, la storia di quei due… è differente. Soprattutto per i biancocelesti, che in quel periodo collezionavano più elogi che punti (5 nei primi 7 turni). Oggi la Virtus è 5ª in classifica ed è reduce da una progressione spettacolare: 31 punti nelle ultime 15 giornate (+6 rispetto al Foggia), 28 punti nelle ultime 13 (tanti quanti il Matera capolista). Gli ultimi tre sono giunti contro il Messina alla ripresa dopo la sosta in un match nel quale Calabro ha schierato:
Nei meandri di un tabellino appena sgualcito dai ricordi, in quel Francavilla-Foggia del 15 settembre, si notava l’entrata al 15° st di un “ragazzone” dalla forza esplosiva e dalla voglia irrefrenabile: MBala N’Zola. Franco-angolano di Troyes, comune del dipartimento transalpino di Aube, dopo aver fatto la trafila nelle giovanili dei Blue locali aveva deciso di trasferirsi in Portogallo in nome di una filosofia professionale chiarissima: “Il calciatore è un viaggiatore preparato a giocare ovunque e a incontrare nuovi compagni”.

Messosi in mostra nel Sertanense, serie C lusitana, con 9 gol in 27 presenze, era approdato in estate alla Virtus a parametro zero (dopo essere stato scartato dal Perugia con cui aveva effettuato un periodo di prova nel ritiro di Cavedago). Una scommessa senza costi, una scommessa comunque già vinta dal DG Trinchera, non solo perché MBala ha realizzato 6 gol sinora (il 1° contro l’Akragas tre giorni dopo il ko interno con il Foggia), ma soprattutto perché ha sciorinato una serie di prestazioni che ne hanno innalzato esponenzialmente il valore di mercato (si parla oggi di un milione di euro) e suscitato l’interesse di club come Napoli e Fiorentina.
Il primo obiettivo di “Attenti a quei due” è quindi proprio N’Zola che ha perso nei giorni scorsi il suo abituale partner d’attacco (De Angelis, ceduto al Melfi), ma che potrà giovarsi della ritrovata vena realizzativa di Giovanni Abate, quattro anni meravigliosi a Trapani (“I più belli e intensi della mia carriera”, ha dichiarato il 35enne ex Brescia), che ha segnato 5 reti nelle ultime 4 partite. Un leader Giovanni Abate, uno che dedicò il suo primo centro (in quel di Melfi il 30 ottobre) ai “panchinari” che “(…) soffrono tanto in silenzio ma sono meravigliosi per il coinvolgimento positivo che dimostrano sempre”; uno che dopo la sconfitta con l’Akragas si assunse tutte le responsabilità del ko dicendo “(…) essendo tra i più esperti, nei momenti clou della gara non sono stato cinico”.
La coscienza critica di una squadra che – come ribadito dal tecnico Calabro – cercherà di alimentare sino al termine un sogno straordinario: la 3ª promozione consecutiva. Per farlo dovrà pompare sangue e sudore. Mestiere nel quale eccelle un duro da “copertina”: Carlos Ezequiel Biasón, anima ruvida della mediana virtussina. Una storia, quella del Turu, cominciata in Argentina a Jesus María (vicino Cordoba). Una storia colorata con il Celeste del Belgrano dove giunse a 13 anni e dove collezionò anche 5 presenze nella B Nacional 2004/05 sotto la guida di Oscar Craviotto.
Nel 2010 el Turu tentò l’avventura in Europa e assieme alla moglie Romina Osmerini arrivò in Italia dove fu costretto a svolgere altri mestieri prima di trovare un ingaggio al Tricase, il trampolino di lancio verso Francavilla. Nel credo di Biasón la parola cerchiata in rosso è «gruppo» perché “(…) il singolo può vincere una battaglia, ma il gruppo ti consente di vincere la guerra”. Un concetto semplice che la Virtus ha sposato appieno e che le ha permesso di apparecchiarsi un posto importante al tavolo delle grandi del girone C.