[dropcap color=”#” bgcolor=”#” sradius=”0″]V[/dropcap]eni… Vibo, vici. Una storia di vittorie. Come quella di Giulio Cesare su Farnace il 2 agosto del 47 a. C. presso Zela nel Ponto. Una conquista fulminea che fu annunciata al Senato con tre parole diventate poi il mantra di chi arriva e si porta via il bottino intero.
Cosa che dovrà fare il Foggia a Vibo Valentia (da lì il gioco semantico: veni, Vibo, vici) alla ripresa del torneo, in casa del fanalino di coda del campionato, la Vibonese, allo stadio Luigi Razza, dove la media spettatori nelle prime 10 partite è stata di 848 persone a incontro, con il top raggiunto in occasione del derby con la Reggina (1.656 unità). Una cifra che colloca i rossoblù al penultimo posto di questa speciale classifica, la cui “maglia nera” è rappresentata dal Fondi con una media di appena 383 spettatori in 10 match al Purificato.
Dunque una trasferta logisticamente difficile (per il lungo viaggio) ma senza quelle pressioni ambientali che caratterizzano alcuni campi del profondo Sud. Contro una squadra attraversata dallo scossone del cambio di panchina. Ma facciamo un passo indietro: il 2016 dei calabresi si chiude proprio a Fondi, ko 0-1 e 5° stop consecutivo (8° turno senza successi). Quel giorno la Vibonese si schierava così:
Poi è arrivato il nuovo anno: la Befana porta il carbone a Massimo Costantino, giubilato proprio il 6 gennaio dopo un colloquio con il presidente Caffo e il DG Beccaria. Ecco la svolta, la dirigenza draga il mercato dei tecnici in cerca della soluzione migliore. È tutto pronto per accogliere Alessandro Erra, ma il vincolo con il Catanzaro non lo permette e quindi virata decisa verso Salvatore Campilongo. “Attenti a quei due”, anzi… solo a lui. Sasà, un nome un ricordo. Mica piacevole per i foggiani.
Eppure erano in 4.500 ad accogliere il nuovo profeta rossonero in quel luglio 2007 quando il mister napoletano approdò in Capitanata. Sui balconi e per le strade c’erano ancora le vestigia di un’illusione profonda, come la ferita inferta al cuore di ogni satanello dal fendente di Rivaldo ad Avellino. Ricostruire l’animo del popolo rossonero, addolcendo il sapore amaro della delusione: questo era il compito di Sasà, che si portò come secondo Lello Di Napoli oggi trainer dell’Akragas, ieri del Messina.
Alla Cavese aveva costruito un giocattolo quasi perfetto, inceppatosi solo al 94° del match del Lamberti nella semifinale playoff quando il morso della “vipera” Mastronunzio aveva trascinato il Foggia dall’inferno al paradiso in una frazione di secondo. E proprio Mastronunzio fu l’inizio della fine, perché – come ricorda la memoria storica di Peppino Baldassarre – Campilongo lo fece fuori subito assieme a un altro big, Pecchia, due degli artefici principali della serie B fallita per un nulla.
Come si è chiusa poi la vicenda è noto: a gennaio 2008 Sasà lascia il Foggia per “correggere” quello che lui stesso in seguito avrebbe definito un “errore”, ovvero l’approdo sulla panchina dauna, e comincia a peregrinare in giro per l’Italia. Dopo l’ultima esperienza di Taranto (11 novembre 2015 – 27 gennaio 2016), Campilongo riparte ora da Vibo. E riparte dal Foggia, senza poter contare però sul bomber Saraniti (squalificato), autore di 5 delle 9 reti sinora realizzate da rossoblù.
E “aqui pega a roda”, direbbero in Brasile, qui nasce il problema. Che si chiama gol! E che l’occhio vigile del nostro blog non può trascurare. Perché la Vibonese ha il peggior attacco del campionato (9 centri appunto; Catanzaro, Taranto e Andria sono a 16), non segna da oltre 650 minuti (ultima rete al 78° del confronto con il Melfi finito 1-1 e valido per la 14ª giornata) e nelle ultime 11 esibizioni ha siglato appena il gol al Melfi appena citato. C’è da preoccuparsi? Tecnicamente no (Saraniti è out, per il resto in gol sono andati appena Cogliati, Sicignano e Leonetti, con un’autorete a corredo); per la “legge dei grandi numeri”, quella che avvicina la media reale a quella teorica con l’aumentare delle prove effettuate, forse… anche considerando le défaillance difensive rossonere di fine 2016.
Il mercato ha sinora consegnato ai calabresi il centrocampista Torelli (ex Altovicentino) e il difensore Minarini (proveniente dal Modena), il sogno è però quello di riportare a Vibo Diego Allegretti (attualmente alla Maceratese), 40 gol in 72 presenze “calabresi”: se ne riparlerà dopo il Foggia comunque. Intanto la Vibonese ci proverà, sperando di ritrovare il gol desaparecido grazie alle strategie del suo nuovo condottiero…