[dropcap color=”#” bgcolor=”#” sradius=”0″]U[/dropcap]n romanzo. È così che possiamo definire il volume “Ciccio Patino, l’ala che fece volare il Foggia”, scritto dal giornalista Domenico Carella, che sarà presentato martedì 20 dicembre alle ore 17.30, presso la splendida «Sala Fedora» del Teatro Umberto Giordano di Foggia, alla presenza del protagonista e del giornalista Mediaset Franco Ordine, autore della prefazione (ingresso libero). Per Patino il libro è un messaggio nella bottiglia, gettato nell’immenso mare del tempo, che testimonia, con le parole riportate sulla quarta di copertina, il suo amore per il Foggia. Amore scandito a chiare lettere da un inequivocabile: «Mi sento foggiano, dalla punta dei piedi alla cima dei capelli».
Ma non è solo un libro di calcio, eccessivamente tecnico o destinato a un pubblico di soli tifosi. E’ invece il racconto di una vita ricca di pathos e sentimenti. Un susseguirsi di colpi di scena. Una favola: quella di un ragazzo piccolo e gracile, inadatto alla pratica sportiva, diventato uomo grazie al calcio, con la gloriosa maglia del Foggia come seconda pelle. Quel ragazzino sul quale nessuno avrebbe scommesse un centesimo, guidò la scalata dei rossoneri dalla Serie C alla Serie A con Oronzo Pugliese in panchina. Era l’inizio degli anni sessanta.
Un’escalation di risultati e successi culminati il 31 gennaio 1965 nella vittoria 3-2 sull’ Inter «Euromondiale» di Helenio Herrera. Patino era il capitano coraggioso di un manipolo di sconosciuti alla ribalta della Serie A, che imposero con ritmo e tecnica il pareggio alla squadra più forte del mondo, fresca vincitrice di Coppa dei Campioni, Coppa Intercontinentale e prossima vincitrice dello Scudetto. Ma il calcio è solo parte della storia di Patino. Una storia che inizia a Bari in via Gorizia 29, a due passi dall’Adriatico, lì dove è nato poco prima che deflagrasse il secondo conflitto mondiale.
Bombe, soldati e povertà erano parte integrante della vita della maggior parte degli italiani e anche del piccolo Ciccio, barese atipico per via dei capelli biondi e degli occhi azzurri. Uno dei tanti monelli che imperversavano per le vie dei quartieri popolosi di Bari e aiutato magicamente da quelle che lo stesso protagonista ama definire «coincidenze». Già, perché sono stati i piccoli casi fortunati della vita a costruire la meravigliosa storia di Patino. Le notti trascorse nel «3Ro», camion di famiglia, al porto di Bari e ancora le caramelle elargite dai soldati, il cane Pock e il pesciolino… un piccolo «Ghiozzo Gò» al quale il protagonista deve la sua fortuna. Da lì l’escalation nel calcio. Le partite sul lungomare con la palla fatta di stracci, il Bisceglie, il Modica e il Catania, dove divenne eroe del derby contro il Messina, applaudito da entrambe le tifoserie. Poi ancora il Venezia e il Foggia, punto più alto della sua carriera. Fino ad arrivare alla vita da «ex» con l’esperienza sulla panchina degli allievi di una scuola calcio, l’apertura di un albergo e il lavoro di rappresentante nella sua Venezia, città che lo ha adottato negli anni della maturità.
Una vita da scandire declinando il suo nome, Francesco: dal «Franchino» che gli rivolgeva la mamma Angelina, al «Franco» della moglie Paola, passando per il «Frank» degli americani e dal «Ciccio» affettuoso affibbiatogli dai tifosi foggiani. Fino a diventare un mieloso «Cicciuzzo» per Oronzo Pugliese, il Mago di Turi. Questo libro, dunque, il sesto scritto dal giornalista Domenico Carella, è uno squarcio nel tessuto spazio-tempo, che vuole far vivere ai lettori una storia affascinante, per far conoscere meglio un personaggio che ha scritto alcune delle pagine più gloriose della storia del calcio Foggiano e per trasmettere un duplice messaggio: l’amore di Patino per la maglia rossonera e la forza di non mollare mai, perché in qualche parte del mondo potrebbe essere già successo qualcosa che renderà speciale la nostra vita. Perché la vita è fatta da quelle «coincidenze» di cui parla nel libro Patino, piccolo grande uomo della storia del Foggia Calcio.