[dropcap color=”#” bgcolor=”#” sradius=”0″]U[/dropcap]n punto malinconico a Reggio, una sconfitta strampalata con il Fondi! Due vittorie nelle ultime 11, con un score parziale che lo escluderebbe persino dai playoff. Il Foggia è sconfinato nelle sabbie mobili della crisi, con un’insoddisfazione che rischia di sedimentarsi nell’insofferenza più acida. Quella “afona”, senza la voce che dà risposte alla domanda di riscatto.
Il peggior avversario del Foggia è il Foggia stesso. O almeno così si dice, secondo un linguaggio da qualunquismo esacerbato. Se ci proiettiamo sul prossimo avversario dei satanelli, però, questa frase dalla viscosa banalità nasconde un fondamento assoluto di verità. Perché sabato, allo stadio Arturo Valerio di Melfi, il Foggia si troverà di fronte veramente a sé stesso. Foggia contro Foggia, non un algoritmo demenziale.
Foggia contro Foggia, al secolo Ciro Foggia. Maglia n° 9 gialloverde, il primo regalo estivo dopo il ritorno in Lega Pro. E sì perché i lucani, retrocessi ai playout nel passato torneo, si sono ritrovati di nuovo nei Pro grazie all’infornata di ripescaggi che ha definito il roster del girone C. Per “festeggiare”, hanno ingaggiato il ragazzo di Napoli che aveva spopolato con il Gragnano nella serie D 2015/16, diventando capocannoniere del girone I (21 gol quanti Catania del Siracusa), dopo aver realizzato l’anno prima 16 reti con il Portici in Eccellenza.
Un bomber umile e affamato, che ha già timbrato 6 volte in 14 presenze, appena 8 da titolare, 756 minuti in campo e una media di un gol ogni 126’. Un “9” che ha sudato per guadagnarsi la titolarità, arrivata anche per l’infortunio di Defendi, il 1° marcatore in campionato del Melfi, autore della rete all’88° che il 28 agosto aveva regalato il successo sulla Casertana per l’unica vittoria gialloverde nella gestione Romaniello.
I melfitani, infatti, erano partiti a luglio con l’ex mister della Casertana, condannato poi da una media punti mediocre (0,66 a partita nelle prime 6 giornate) e dai 4 ko nei 5 confronti successivi all’esordio. Il ribaltone ha così assunto il volto di un uomo che a Melfi ha scritto la storia: Leonardo Bitetto. Tre anni splendidi e una mission complicata per il trainer barese: salvare di nuovo i gialloverdi.
È arrivato con la squadra all’ultimissimo posto, dopo 11 turni ha portato i suoi alla 14ª piazza, fuori anche dalla zona playout con 1.27 punti di media a incontro. Una media sporcata peraltro martedì sera a Taranto, nella peggior esibizione dei lucani con Dino al timone. Allo Iacovone, il Melfi era così schierato:
Il 4-3-1-2 pensato da Bitetto aveva esaltato, almeno sino alla trasferta pugliese, la vena di uno che in vena lo è per diritto di nome. Alessandro De Vena, scugnizzo napoletano come Ciro Foggia. Il “10” classe ’92 veniva chiamato il “piccolo Cavani” da Miggiano, tecnico della Primavera del Napoli (dove giocava – tra gli altri – con Sepe, oggi secondo di Reina in casacca azzurra), anche se del Matador aveva solo qualche movenza studiata negli allenamenti a Soccavo.
Seguito anche da Di Bari a gennaio 2016, è andato in gol 6 volte sinora e con il compagno Foggia forma la coppia sotto i riflettori di “Attenti a quei due”. Che però non si accontenta e scruta l’orizzonte melfitano, pieno – quasi zeppo – di ex rossoneri. Il capitano è Roberto De Giosa (il corazziere di De Zerbi, titolare nell’infausta finale ritorno playoff con il Pisa), poi ci sono Lanzaro, Lodesani, Pompilio (due reti a Viareggio e Carpi nel Foggia 2011/12), ma soprattutto c’è Alessio Grea, il “tuttocampista” (come lo ha ribattezzato Bitetto) dai gol d’autore: con il Sudtirol di Stroppa (che lo consigliò al Foggia) due reti antologiche contro Frosinone e Portogruaro; allo Zaccheria la cavalcata con tunnel e esterno destro finale nel 6-0 all’Ischia (marzo 2015) e anche a Melfi la griffe nel 3-0 al Messina dello scorso 3 dicembre.
Campione d’Italia primavera con il Genoa di El Sharaawy, Alessio definì Foggia la “(…) prima piazza vera dove ho giocato a calcio”, in un’intervista rilasciata “illo tempore” a un certo Domenico Carella. Quella piazza la lasciò da svincolato a giugno 2015 e dopo sei mesi di stop si accasò all’Akragas, da lì il Melfi per una nuova avventura. Tutta di corsa, come buon costume di un “tuttocampista”. Che sfiderà gli “amici” satanelli in un match in cui il Foggia giocherà contro il passato ma soprattutto contro sé stesso. E non solo metaforicamente…