Ha vinto da dirigente l’ultima e unica Coppa Italia Lega Pro. Oggi era allo Zaccheria per seguire quella che, dopo l’avventura nei quadri dirigenziali, è rimasta la sua squadra del cuore. Matteo La Torre ha alzato al cielo il trofeo di lega nella stagione 2006-07 al termine della doppia finale contro il Cuneo. “Il Foggia ha giocato una bella partita con scambi veloci e attacchi continui. Con un po’ più di precisione e concentrazione si poteva chiudere la partita anche sul 6-0. Vincere la Coppa Italia è una sensazione che ho provato sulla mia pelle e che auguro anche a questa dirigenza. Nel 2007 mi sono sentito come il Foggia di Maestrelli che nel 1968 partecipò al girone finale di Coppa Italia maggiore, perdendo la partita decisiva in casa contro la Roma. Naturalmente vanno fatte le dovute proporzioni ma si tratta ugualmente di sensazioni irripetibili”. Nella stessa stagione 2006-07 il suo Foggia arrivò a 30 secondi dalla promozione in serie B nella nefasta finale playoff di Avellino. Una ferita che fa ancora male. “Adesso posso dire che noi dirigenti commettemmo un errore, non mandando un nostro rappresentante in panchina. Con uno di noi sarebbe entrato Mounard anziché un difensore. Anche perché eravamo in superiorità numerica e mancava poco alla fine”. In chiusura La Torre, dall’alto della sua esperienza, avverte la nuova società su rischi e pericoli dei playoff. “ Serve la massima concentrazione e una grande dose di fortuna. In una sola partita si può perdere un intero campionato e a noi della vecchia dirigenza è successo tre volte. Auguro alla famiglia Sannella e al Foggia di andare in serie B perché so bene i sacrifici che si fanno nel tenere una squadra di calcio. Ma anche e soprattutto perché resto un grande tifoso dei rossoneri”.
Ruggiero Alborea
Nato a Foggia nel 1983, laureato al Politecnico di Bari, segue il calcio sin da piccolo. Cresciuto con il mito del Foggia di Zeman e la passione per il giornalismo ereditata dal nonno Giovanni Spinelli, storico cronista de “La Gazzetta del Mezzogiorno”. Ama raccontare le storie del calcio perché, in fondo, quelli non sono solo 22 uomini in mutande che corrono dietro ad un pallone. Collaboratore del “Giornale di Sicilia” e “Sestarete”, è nella squadra di Foggiasport24 dal 2013.