[dropcap color=”#888″ type=”square”]P[/dropcap]reziosa risorsa o fabbrica di illusioni? La sessione invernale di trattative, meglio conosciuta come mercato di riparazione, può avere molteplici effetti sull’andamento di un campionato. Può rafforzare l’organico oppure essere ininfluente o addirittura dannosa. Cosa potrebbe succedere alla sua apertura il 4 gennaio? Ce lo spiega la storia degli ultimi vent’anni del Foggia Calcio e delle sue trattative.
DELUSIONI – La lunga serie di affari poco fortunati inizia nel 1997-1998, con il Foggia di Caso (e per una breve parentesi anche di Cancian), impantanata nei bassifondi della classifica. Gli innesti di Florio (dal Cosenza) e Malusci (Fiorentina) non portano giovamento e le speranze naufragano nella gara interna contro il Ravenna. In vantaggio di due reti e di un uomo, i rossoneri riescono a farsi rimontare dai romagnoli e salutano la Serie B. L’anno successivo il mercato combacia con l’arrivo in società di Franco Sensi, all’epoca patron della Roma. Dalla primavera del club giallorosso arrivano Bordacconi, Sansovini e Di Magno, oltre a Epifani e Pilleddu. Troppo giovani i primi, troppo pochi i secondi per sperare nella salvezza. Il Foggia di Brini naufraga nei play out di Ancona per mano di Lagrotteria e scivola in C2. Nel gennaio 2000, secondo anno dell’era Sensi, l’obiettivo è il ritorno n C1. Per riuscirci ecco arrivare Sossio Aruta (ex Ascoli) e Michele Pietranera (ex Ravena), oltre al giovanissimo Giallombardo (primavera Roma). Dei primi due solo il secondo riesce a segnare un gol nella gara di andata dei play off contro l’Acireale. Al ritorno l’undici di Braglia perde e dice addio ai sogni di gloria. Nel recente passato non vanno a segno i colpi Kyeremateng e Barraco, tra il 2013 e il 2015, mentre nello stesso periodo vanno meglio quelli di Minotti (Crotone) e D’Angelo (Potenza).
MISTERI – Poi arriva l’anno 2000-2001, quello dei cugini Brian (nella foto) e Sebastian Fuentes, giunti allo Zaccheria con un enorme carico di attesa, dissoltasi in prestazioni tutt’altro che esaltanti e una crisi tecnica che ha portato a una girandola di cambi in panchina: prima Mancano, poi Arcoleo ed infine Pace. Nello stesso anno arriva anche Massimo Marsich che si segnala solo per il gol nella vittoria 2-0 contro la capolista Campobasso. Appartengono alla categoria “misteri” anche Aquaro e Carbone, prelevati dal ds Lello Sergio per rinforzare numericamente l’organico di Pasquale Marino, lanciatissimo verso il ritorno in C1. Entrambi non hanno visto il campo se non per qualche minuto.
SFORTUNA – Nel 2003-2004, anno del fallimento del Foggia Calcio, si apre la serie di ingaggi sfortunati. A Marino vengono consegnati cinque rinforzi: Enynnaya, Marra, il compianto Imbriani, Creanza e Faieta. Solo gli ultimi due risulteranno utili alla causa. Il più deludente è il nigeriano Enynnaya, giunto allo Zaccheria con le stimmate del predestinato (segnò all’Inter con un tiro dai 30 metri, lo stesso giorno in cui nacque la stella di Cassano) ma, dopo il gol lampo alla Fermana, ridimensionatosi con prestazioni poco positive e un inconsueto infortunio muscolare rimediato scivolando nelle docce dello Zaccheria. C’è una forte dose di sfortuna anche nella stagione 2010-2011, quando il ds Pavone, nel tentativo di consentire l’aggancio ai playoff all’undici di Zeman, acquista Farias, Perpetuini e Verruschi. Solo il primo riesce ad incidere. Perpetuini, invece, si infortuna nel primo allenamento ad Ordona (rottura del crociato e stagione finita) mentre Verruschi paga continui problemi muscolari.
SCELTE GIUSTE – Non mancano, però, i colpi andati a segno nel mercato di gennaio. L’esempio più importante è quello del 2009-2010, quando Ugolotti rileva la panchina di Pecchia e ottiene dal mercato di gennaio addirittura undici acquisti: Morini, Agnelli, Ceccarelli, Visone, Millesi, Agnelli, Desideri, Di Dio, Artipoli, Carbone e Micco. Dalla penultima posizione si passa alla quintultima, con relativa possibilità di giocare i playout in casa. Un’opportunità decisiva nel doppio confronto con il Pescina Val del Giovenco. Gli ingaggi di Mastronunzio e Pecchia fanno svoltare il Foggia di D’Adderio nel 2006-2006, risultando addirittura decisivi per la vittoria della Coppa Italia e per l’accesso ai play off. I rossoneri partono dal settimo posto in classifica (eredità dell’era Cuoghi) e arrivano al quarto. Poi perdono la Serie B a 30” dalla fine della finale di Avellino. L’anno successivo, dopo l’addio di Campilongo, il neo tecnico Galderisi gioisce per l’arrivo del mastino Zanetti (un ritorno) e degli attaccanti Mancino e De Paula. Tutti decisivi per la rincorsa ai play off, persi poi nella semifinale di Cremona. Tra le operazioni fortunate (ma non troppo) si possono contare anche quelle di Gaetano Grieco sotto la gestione Coccimiglio-Morgia e di Malonga con Novelli (meno fortuna ha avuto il centrale D’Andrea).