Domani è il grande giorno: la Lega Pro scoprirà il suo nuovo presidente. Dopo aver intervistato Raffaele Pagnozzi (Leggi QUI) e Gabriele Gravina (QUI), TuttoLegaPro.com ha contattato anche il terzo candidato,Paolo Marcheschi: subcommissario della Lega Pro, ex consigliere regionale toscano, in possesso del patentino di allenatore.
Vista la sua giovane esperienza sportiva il dubbio viene spontaneo: come mai si è infilato in un vespaio come quello della Lega Pro?
“Perché in questi 90 giorni da subcommissario ho conosciuto tante squadre e ho visto tante cose belle: sarebbe triste veder scomparire tutto. A spingermi verso questa scelta è stato un numero consistente di presidenti: non sono uno sprovveduto e non mi sono lanciato in una candidatura senza sostegno alcuno. Sono il personaggio nuovo di questa campagna elettorale: tanti presidenti hanno voglia di cambiare ma non si fidano di chi è già stato dentro il calcio per anni senza risolvere nulla. Anche perché ho visto tanti bei curricula di dirigenti calcistici: ma visto lo sfascio odierno, questi personaggi dov’erano negli ultimi anni? Dormivano o facevan finta di nulla? Un presidente mi ha detto che per lui il mio curriculum è il migliore proprio perché non ha all’interno un’esperienza ventennale nel calcio: mi considerano una persona pulita che vuole veramente cambiare la Lega Pro”.
Cosa pensa dei suoi rivali? Partiamo da Pagnozzi…
“Certa stampa amica lo dà già per eletto, con un numero di voti che francamente non credo che abbia. Non vorrei che finisca come con le elezioni del CONI: lo davano tutti per vincitore e poi a esultare fu Malagò. Io inviterei a fare i conti dopo, non prima. Ho massimo rispetto per la persona ma è espressione della vecchia classe dirigente, quella che sta mandando in malora la Lega Pro. E alle sue spalle ha personaggi che non hanno alcun interesse verso la terza serie e che continuano a pressare i presidenti solo per fini personali.
Inoltre Pagnozzi avrebbe in tasca un fantomatico accordo con una televisione. Peccato, però, che la Lega Pro è vincolata ad altri contratti in essere che vanno rispettati. Senza dimenticare che si tratterebbe di cifre irrisorie per la categoria: con un milione di euro, ad esempio, non risolvi il problema, visto che a ogni squadra andrebbe la miseria di 15mila euro”.
E su Gravina? È innegabile che i vostri programmi siano molto simili…
“Con Gravina ci sono molti punti di contatto e la cosa non mi stupisce, visto che in Lega Pro ha ascoltato le perplessità dei presidenti in questi anni. Ma c’è bisogno di discontinuità, Gravina lì c’è sempre stato da consigliere federale e molti presidenti non si sono sentiti difesi: hanno condiviso il suo percorso ma non hanno visto in lui il coraggio necessario per cambiare rotta: il taglio a 54 club è una ferita ancora aperta…
Molti dei club che mi hanno spinto mi hanno visto molto determinato, appassionato e informato. La mia intenzione era di fare questo percorso insieme a Gravina: lui non ha avuto la forza di portare avanti da solo certe battaglie ma ora ci sono qua io, determinato ad andare fino in fondo. Lui purtroppo ha mantenuto la sua candidatura pur avendo un ruolo molto importante come quello di consigliere federale e adesso il rischio concreto è quello di consegnare la Lega Pro al terzo incomodo, colui che ha il disegno peggiore alle spalle”.
Tornando a lei e al suo passato: un politico nello sport è sempre visto in maniera scettica…
“Tanti dirigenti fanno finta di scandalizzarsi per la politica e poi fanno politica sportiva da 25 anni sempre nei soliti modi e con gli stessi vecchi schemi. Chi dice che la politica nel calcio non esiste racconta barzellette: non esistono i partiti ma certi meccanismi della politica esistono eccome.
Inoltre chi sa districarsi nel mondo delle istituzioni sarebbe un vantaggio per la Lega Pro: non possiamo più elemosinare fondi alla Lega di Serie A o litigare con la Lega di Serie B per le briciole. Bisogna invece che le istituzioni riconoscano la vera funzione della Lega Pro: se una squadra fallisce e chiude uno stadio, si fa un grande danno alla città, alla provincia e alla regione perché si perdono tanti posti di lavoro e i giovani non hanno più un luogo dove incontrarsi e crescere. Per questo non è giusto ridurre il numero dei club, tra l’altro in maniera illegittima come accaduto quest’estate.
Sottovalutiamo il valore in termini economici e sociali della Lega Pro: nel mio percorso istituzionale ho fatto approvare una legge sullo sport in Toscana all’unanimità. Allargando il raggio d’azione a livello nazionale mi sono reso conto di quanto questo tema sia sentito. Serve, però, una lobby della Lega Pro che incontri le istituzioni nazionali e discuta con loro del futuro della terza serie, evitando di concedere alle altre leghe di rappresentarci perché a loro non minimamente il destino dei piccoli club.
E’ necessaria una chiara ripartizione dei contributi della Legge Melandri, per evitare conflitti in tribunale tra le varie leghe, arrivando infine alla richiesta di nuove risorse, dal momento che le istituzioni locali sostengono convintamente il ruolo del calcio ma economicamente il sistema ha bisogno di una svolta. Girando tra i club mi sono reso conto che le piazze di Lega Pro sono un patrimonio: gli abitanti delle province con squadre in terza serie sono 32 milioni, metà dell’Italia”.
A proposito di passato, per numerosi organi di stampa e addetti ai lavori lei è Dj Marcheschi…
“In tanti hanno scritto che faccio ancora il deejay: magari! Purtroppo ho abbandonato la consolle da giovane ed è una cosa che un po’ mi manca. Questo per fare capire che non me la prendo, anzi. Non mi offendo se utilizzano questa mia esperienza di vita per denigrarmi: vuol dire che non ho scheletri nell’armadio o problemi con la legge da dare in pasto al pubblico. Però puntare sulla figura del deejay Marcheschi credo sia abbastanza fuori luogo in questa campagna elettorale”.
fonte: tuttolegapro