Il giornalista del Tg 5 e scrittore Carmelo Sardo ricorda la telecronaca della prima sfida all’Esseneto tra l’Akragas di Scoglio ed il Foggia: “Quando segnò Cracchiolo dovetti rimangiarmi l’urlo che avrei liberato se non avessi avuto il microfono davanti”.
di Carmelo Sardo – “Alle due e venti del pomeriggio del due ottobre del 1983, don Settimio Nobile obbedendo al rito domenicale che richiedeva come condizione che non piovesse, finiva di “innaffiare” con l’autobotte del comune il terreno dello stadio Esseneto di Agrigento e andava a posteggiarla sotto la vecchia curva nord, un anello di quattro gradoni cadenti, chiuso al pubblico da qualche anno, tanto era in disuso. L’altoparlante diffondeva le solite quattro pubblicità sonore in croce che tutti avevamo imparato a memoria, e appena il disco, che gracchiava come un vecchio trentatré giri si fermava, dalla gradinata la voce potente di Enzo ‘u palermitanu, si levava altissima pronunciando quella A di Agrigento che apriva il coro degli ultrà. Partivano le vecchie “trombe” artigianali alimentate da batterie per auto, che spesso intonavano la “cucaracha” , Rosolino liberava al cielo un bandierone enorme, ‘Gnaziu cominciava a battere sul rullante tirandosi dietro Ciccio, ‘Ngilinu, Armando, e alle 14,29 tutti capivamo che le squadre stavano per entrare in campo quando spuntavano i signori Arena e Lazzano con le loro macchine fotografiche a tracolla e andavano a piazzarsi a centro campo. Si giocava la terza di andata del campionato di C uno, girone B, e all’Esseneto era di scena (si diceva così una volta) il glorioso Foggia. L’Akragas, la mia adorata Akragas, neo promossa dopo una cavalcata strabiliante la stagione precedente in C due, era ancora a zero punti: all’esordio aveva perduto in casa col Cosenza 2-3, la domenica successiva ne aveva beccati tre sul campo del Campania. Quella partita col Foggia sulla carta era proibitiva, ma con una prestazione mostruosa, in quel terreno infame, seppur annaffiato a dovere, dove se cadevi ti facevi male sul serio (altro che rovinose cadute di oggi sui soffici manti erbosi!) l’Akragas riuscì a vincere con un goal di Cracchiolo. Sulla panchina biancazzurra si era accomodato un allora sconosciuto Franco Scoglio, e con quel successo aprì una delle stagioni più esaltanti di tutta la storia akragantina. Me la ricordo come fosse ieri quella partita. Facevo il giornalista da tre mesi, e l’allora direttore di Teleacras che per primo mi scoprì e mi lanciò, Franco Chibbaro, cogliendo la mia passione per il calcio, mi spedì in tribuna a fare le telecronache. Fino all’anno prima ero un tifoso “esagerato”, tutte le domeniche in gradinata, o nelle trasferte più abbordabili. Quello fu il mio primo anno dall’altra parte della barricata e trattenere le emozioni nel tentativo di imprimere una certa professionalità distaccata alla telecronaca, non era facile, considerata anche la mia età e la mia inesperienza. Quando segnò Cracchiolo dovetti rimangiarmi l’urlo che avrei liberato se non avessi avuto il microfono davanti. Era l’Akragas dei Catalano e dei Rossi, dei Colucci e dei Mari, dei Cracchiolo e dei Puzone (memorabile il suo goal a Bari quando strappammo uno storico 1 a 1). Quell’anno insomma, l’Akragas sfiorò il sesto posto e l’accesso alla Coppa Italia professionisti. La stagione successiva partirono Scoglio, Catalano e Rossi per Messina, e con loro Mari, Colusso, altri pezzi pregiati. La squadra allestita era nettamente più debole, e nel bis di Akragas-Foggia vinsero stavolta i pugliesi. Passammo in vantaggio con un rigore di Matteo Colucci, ma il Foggia reagì alla grande e vinse due a uno contro un’Akragas ormai retrocessa e sfaldata: il goal del successo rossonero lo segnò un certo Cerantola, che qualche anno dopo porterà il Licata in serie B da allenatore. Era il 26 maggio 1985, sono passati trent’anni. Di mezzo c’è tutta una vita. Ora l’Akragas è di nuovo lì, dopo mille peripezie, ricadute e risalite. All’Esseneto ritorna il Foggia, e almeno troverà il manto erboso e non più l’indimenticato don Settimio con l’autobotte.”
fonte: forzaakragas