DI GIUSEPPE BALDASSARRE – Casertana, ti piaceva vincere facile? Non avevi ancora incontrato il FOGGIA di De Zerbi, ora lo hai conosciuto ed, almeno per ora, non potrai festeggiare alla terzultima di campionato. Per ora, poi si vedrà. Intanto, il FOGGIA, entrato in campo sesto in classifica, è uscito dal rettangolo di giuoco trionfante, gongolante e secondo in classifica. Come ai tempi di Roberto Carannante autore della prima rete contro il Latina nell’ottobre 2002. Per la verità anche dopo il primo tempo, col risultato a reti bianche, vi era tantissima soddisfazione tra i tifosi, poi c’è stata l’apoteosi. E’ pur vero che i falchetti erano privi di Negro, così come il Catania contro di noi lo era stato di Russotto ed il Lecce lo fu di Moscardelli ma della cronica assenza di Quinto, delle continue defezioni di Floriano, della squalifica di Coletti ne vogliamo parlare? La verità è che il FOGGIA ha annientato la Casertana, l’ha surclassata, ha fatto fare pessima figura ai suoi altisonanti cognomi. Dov’erano codesti campioni? Tranne Negro, erano tutti in campo ma erano irriconoscibili.
Il FOGGIA ha disputato una partita più che perfetta in fase di non possesso, quasi perfetta in fase di possesso. Il FOGGIA è andato a cercare la Casertana nella propria metà campo asfissiandola con ritmo altissimo e pressandola all’inverosimile. Loro non riuscivano a costruire un bel nulla, perdevano sistematicamente palla perchè sul portatore c’erano sempre tre rossoneri a rubare la sfera sia al centro che sulle fasce e, quando per non perdere palla nella propria metà campo optavano per il lancio lungo a scavalcare il centrocampo, codesto risultava impreciso finendo o in fallo laterale tra i fischi del pubblico se si cercava lo scarico sulle fasce oppure era preda dei difensori foggiani pronti a ripartire tra gli applausi ed i continui incitamenti. Ecco perchè, già nel primo tempo, il FOGGIA meritava la vittoria ai punti. Possesso di palla, fraseggi, passaggi quasi mai indietro ed era ora! Verticalizzazioni precise, catene funzionanti al 100% a destra con il recuperato dell’ultimo minuto Angelo, coadiuvato da Riverola e Sarno, a sinistra con Di Chiara, Gerbo e Sainz-Maza, con Agnelli a dirigere al centro il traffico e tornato a giocare a buoni livelli. Catalizzatore finale Iemmello che, finalmente, ha ricevuto più palloni di Narciso, questa è stata la quadratura del cerchio: si punta al possesso palla prolungato ma lo si fa penetrando tra le linee avversarie, sempre in superiorità numerica laddove c’è la sfera di cuoio, sempre con la massima attenzione e concentrazione, giocando come si vede giocare solo in Europa, Juventus compresa, giocando come Bologna, Verona, Palermo e qualche altra squadra di A non sono capaci di fare. E, in quei pochi secondi in cui la palla l’avevano gli altri, in quei momenti il FOGGIA era, a dir poco, pirotecnico: il raddoppio di marcatura avveniva in automatico sempre e comunque, sovente sulle fasce si chiudeva in tre, al centro del campo addirittura in quattro e senza fare fallo. Il malcapitato casertano o perdeva palla o sbagliava l’appoggio e quelle tre o quattro maglie rossonere rientrate in possesso dell’attrezzo, si aprivano velocemente come una rosa che sbocciava all’improvviso, come la cascata di luci e colori dei fuochi d’artificio. Che bellezza!
Ora dobbiamo scusarci con i nostri lettori per la prolissità dello scritto ma vanno ancora una volta nominati uno per uno, glielo dobbiamo ai protagonisti della più bella gara dell’era De Zerbi. Narciso, dopo tanta inoperosità ha salvato con le gambe la sua imbattibilità temporanea, preciso nelle uscite, ha dato sicurezza ai compagni. Angelo, con tanta classe ha tenuto la fascia destra con precise sortite terminate con invitanti traversoni ma anche con chiusure repentine. Di Chiara, se scendeva Angelo lui si fermava e viceversa, mai l’azzardo di scendere contemporaneamente sulle fasce, prezioso in interdizione le ha date e le ha prese, ha il grande merito di aver fatto funzionare la catena di sinistra sia in fase di possesso che di non possesso. Agnelli, doveva sostituire Coletti e, se non ci siamo accorti che Coletti mancava, vuol dire che il capitano, alla sua 126^ presenza come Galante, Delio Rossi e Saltutti al 43° posto tra i rossoneri di sempre, il suo dovere l’ha fatto per intero, ha corso, ha catalizzato la manovra, ha diretto i compagni, insomma è stato bravo come non lo era da tempo. Loiacono, un lottatore mai domo, lo zoccolo duro di questa squadra con la quale ha totalizzato 95 presenze fin dalla serie D, applaudito meritatamente più volte a scena aperta, preciso sia negli anticipi che nei recuperi. Gigliotti, meno appariscente di Loiacono solo perchè la sua classe, il suo modo di giocare con la testa alzata lo fanno sembrare così. Sente l’odore del bronzo nella classifica delle presenze straniere nel FOGGIA, ormai con 76 gare è ad una sola lunghezza da Salgado attuale terzo alle spalle di Kolyvanov e dell’aureo Mounard. Gerbo, il migliore, il più essenziale di tutti: corre, imposta, recupera palla, dialoga con i compagni nell’uno-due. Dopo 25 gare sapevamo di poter contare su un bravo calciatore, alla 26^ abbiamo conosciuto un vero guerriero, picchiato davanti, di fianco e da dietro, ha incassato i colpi meglio di Rocky Balboa sul quadrato dove li prendeva per finta, trattandosi di pellicola cinematografica. Alberto Gerbo le botte le ha prese davvero ed ha reagito umiliando sempre di più gli avversari giocando un calcio sopraffino. Riverola, De Zerbi stravede per lui che nella cantera del Barca ha impresso nel suo DNA il gioco di Guardiola. Bravissimo in fase di non possesso sia nella catena di destra ma soprattutto nella ricucitura con ripartenza a centrocampo, meno bravo con la palla al piede, infatti ci ricorda Fiorin che la passava solo a 10 metri, qualche volta a 12 metri, deve migliorare molto nei rilanci. Iemmello, il RE non segna ma si muove bene, spesso ci prova, la rete arriverà quando meno la cercherà dal primo al 95° minuto, intanto apre spazi ai compagni, segue gli spostamenti al centro di Maza e Sarno defilandosi sulla fascia per non pestar loro i piedi, sintomo di marcata intelligenza pallonara che non tutti mostrano a quell’età. Sarno, croce e delizia, salta spesso l’uomo ma poi gioca come un cavallo con i paraocchi, pertanto la scudisciata metaforica se la merita. Come ha fatto ad ignorare Gigliotti che si era fatto 70 metri di campo per andargli in aiuto, concludendo debolmente ed inutilmente, permettendo a Gragnaniello di fare l’unica parata non in due tempi della sua carriera? Mistero! Meno male che ha trasformato il rigore. Stesso angolo del Monopoli ma stavolta forte e preciso. Ora lo scugnizzo è a 16 reti col FOGGIA, come Bradaschia, Dante Rossi e Majoli. Anche Giorgio Majoli segnava spesso su rigore, anche Majoli ne sbagliò uno decisivo col Vicenza nell’aprile del 71. Lo sbaglio col Monopoli resta gravissimo. E’ col sole che si quantificano i danni dell’alluvione e la mancata vittoria contro il Monopoli ha fatto sì che il Lecce ci sia ripiombato addosso quando, tenendolo a meno 3, potevamo pure perdere 3-0 in Salento. Infine, Sainz-Maza, prima sfortunato con traversa colpita, poi duttile ed eclettico, se Di Chiara scendeva, lui si accentrava, poi nella ripresa tornando per un attimo a fungere da finto “nueve” ha mandato una saetta a velocità supersonica che Gragnaniello ha visto solo in rete. Ha realizzato la sesta rete col FOGGIA raggiungendo Silvano Villa ma anche Claudio Turella segnando non solo nella stessa porta della sesta rete di Turella contro il Novara che valse la promozione in A ma, addirittura, nello stesso punto. Insomma, a Gian Battista Vico gli facciamo un baffo! Mancavano Coletti e Floriano? Agnelli e Sainz-Maza han fatto sì che non ce ne accorgessimo più di tanto.
Ora De Zerbi chiede continuità ad un gruppo che mostra maturità, quando dice se perdiamo ad Agrigento vanifichiamo il gran lavoro fatto con la Casertana, prima sfiancata, indi ferita e poi matata in una corrida tutta rossonera. Ad Agrigento preoccupa la legge non scritta dei grandi numeri. Non possono sempre perdere in casa ma il FOGGIA ha il dovere di provarci senza pensare alla Casertana ma solo pensando a Lecce, Benevento e Cosenza. Il sazio non crede al digiuno ed il FOGGIA dall’anno scorso non soffre di vertigini ma solo di una dannata ed inspiegabile allergia ai play off. Appena li raggiunge li perde.
In Trinacria siamo usciti vivi da Catania, cerchiamo di far meglio a Girgenti. Una vecchia canzone diceva siamo rimasti in tre, tre somari e tre briganti sulla strada di Girgenti ed in tre siamo rimasti lassù, con la Casertana a fare da vertice, FOGGIA e Lecce a fungere da base al triangolo delle migliori. L’Akragas in crisi soceteria sì, di risultati sì, di gioco assolutamente no è una brutta gatta da pelare. Loro giocano con la pubblicità sul petto di un colosso dell’energia elettrica. Tocca a te, Roberto De Zerbi, far vedere chi è la LUCE ma deve essere la LUCE di un riflettore da stadio e non di un cerino come nello schifo di Pagani.