[dropcap color=”#888″ type=”square”]U[/dropcap]na squadra che non ha riserve ma ventidue titolari e che riesce a gestire lo spogliatoio facendo sentire tutti importanti è una spanna sopra gli avversari. Soprattutto in un campionato lungo e difficile come quello di Lega Pro. Per comprendere il teorema basta tornare indietro di qualche mese e pensare al Foggia della scorsa stagione.
ROSA RISTRETTA – Quella squadra che con l’infortunio di Gerbo e le numerose squalifiche, ha fatto fatica a trovare i ricambi giusti a campionato in corso. Quella squadra che, alle spalle del tridente titolare, poteva schierare Sainz-Maza, Leonetti e Bollino. Barraco da gennaio. Quella squadra che non aveva il sostituto naturale di Quinto e dei terzini Agostinone e Bencivenga. Carenze nella rosa che alla lunga hanno mostrato il conto ai rossoneri. Un conto salato, costato la partecipazione ai play off. Ricordate le trasferte di Catanzaro e Savoia?
PERFEZIONISMO – Bene, quel Foggia oggi sembra distante anni luce. I potenziali titolari sono passati da tredici-quattordici a venti. La dimostrazione è arrivata ieri. Agostinone, Bencivenga, De Giosa (errore sul rigore a parte), Riverola, Sainz-Maza e Viola potrebbero trovare spazio in tutte le altre formazioni del girone. Il tecnico De Zerbi può dormire sonni tranquilli, eppure non ci riesce. Perché lui è un perfezionista e ha notato il classico pelo nell’uovo della prestazione dei suoi contro la giovane Juve Stabia. «Ho capito che i panchinari non hanno la stessa condizione fisica dei titolari perché rispetto a loro giocano e si allenano molto meno. Devo cercare di portare tutti allo stesso livello di condizione, anche a costo di prendere decisioni antipatiche, come quella di allenare i panchinari al termine di ogni partita di campionato».
GIOIA – De Zerbi fa il perfezionista. Non vuole lasciare niente al caso in una stagione che sembra incanalarsi sui binari di alta classifica. Fa una carezza al giovane Adamo, all’esordio con la maglia del Foggia «Ha giocato bene, è bravo nei dribbling ed è un classe ’98, un patrimonio del club». Poi si coccola Viola, il suo bomber di scorta. «Non mi meraviglio se ha realizzato una tripletta perché si è allenato come se quella contro la Juve Stabia fosse una partita di campionato. Avevo chiesto il massimo impegno ai miei ragazzi perché per me la Coppa vale quanto il campionato. Voglio vincerla. Se non dobbiamo impegnarci meglio rimanere a casa».
HATTRICK – Viola incassa i complimenti e condivide con i compagni la gioia per la tripletta: «Se ho segnato devo tutto a loro, ai compagni che, come me, giocano un po’ meno degli altri. Tuttavia dopo l’hattrick non ho portato a casa il pallone, il magazziniere Dario non me l’ha permesso. Ne abbiamo pochi (sorride nda)». Il bomber di Reggio Calabria professa umiltà ma non nasconde le sue ambizioni: «Il gol mi serviva per sbloccarmi ed essere più tranquillo. Ne sono arrivati tre tutti molto belli e sono felice. Voglio essere importante per la squadra. Il tecnico sa che può contare su di me».