Nessuno tocchi Roberto De Zerbi o, se preferite, De Zerbi non si tocca. Non perchè abbia un triennale, non perchè è il demiurgo del progetto FOGGIA, non perchè grazie a lui si è composta e coagulata (a FOGGIA si dice s’è quàgghiate) la nuova società forte e robusta, non perchè ora è al 17° posto nella storia delle panchine del FOGGIA ex aequo con Maldini con 43 gare da allenatore composte da 19 vittorie, 15 pareggi e 9 sconfitte, 67 reti fatte, 41 subite, differenza +26, 71 punti validi per una media di 1,65 a partita che sale a 1,67 con i 72 punti presi sul campo. No, nulla di tutto questo! Nessuno tocchi Roberto De Zerbi perchè non ha nessuna colpa grave sulla coscienza.
Come Sarri a Napoli, così De Zerbi a FOGGIA ha capito dopo poche gare che doveva adattare alle caratteristiche degli uomini a disposizione il proprio giuoco. Ha posto rimedio: fuori gli spagnoli e Coletti schierato mediano e, per due giornate, ha tenuto la media inglese a zero. Vogliamo sollevarlo dall’incarico per questo? In fondo in una partita sola il FOGGIA si è comportato malissimo, in quella di Pagani. Col Catanzaro è stato sfortunato ma mercoledì anche il grande Catania ha avuto il suo Catanzaro col Cosenza al Cibali. A Benevento ha perso come può succedere, poi ha battuto il Melfi ed è uscito imbattuto dal difficile campo di Matera. Cosa pretendono i benpensanti? Il Matera è stato costretto dopo la figuraccia rimediata col FOGGIA a cacciare l’ex calciatore Dionigi. Dopo aver raccolto solo digiuno in trasferta coi deboli e coi forti, almeno il FOGGIA ha mangiato un panino, sì, è vero, per una mezz’ora ha visto passare invitanti pietanze da sesto posto in classifica davanti a sè ma che colpa ha De Zerbi se Viola ripercorre le gesta di Tiboni, Dall’Acqua, Oliveira o, se preferite, Golin? Che colpa ha De Zerbi se Sainz-Maza a Pagani non l’ha messa dentro da posizione favorevolissima o se Scuffia ha parato di tutto di più? L’unica colpa grave che ha il FOGGIA di Matera inteso come calciatori in campo è stata quella di fallire tutte le ripartenze nella mezz’ora di vantaggio. Il disco era sempre quello: si chiudono e ci chiudono gli spazi. A Matera gli spazi sul vantaggio c’erano eccome, invece neppure Floriano ha concretizzato qualcosa di buono.
Ora c’è il Lecce. Diciamolo subito, non è già decisiva ma guai a perdere in casa. Un pareggio può essere pure accettato a cose fatte ma non certo gradito prima della gara. Si vis pacem para bellum dicevano i Romani che dominavano il mondo. Se vuoi batterli, per prima cosa non farli avvicinare a Narciso. In fondo, l’anno scorso li battemmo al 90° dopo aver resistito ai loro reiterati attacchi. Se andiamo in campo concentratissimi forse ce la possiamo fare. Ma se Catania, FOGGIA e Lecce dovessero pareggiare zero a zero tutti i loro scontri diretti, il FOGGIA può ancora tranquillamente qualificarsi per gli spareggi.
Il Catania ha altre penalità in arrivo e forse pure il Lecce. Allora dove si vince il campionato? Si vince se il Catania perde 2 punti col Cosenza, se il Lecce ne perde 3 con l’Andria, se il Benevento ne perde 2 col Messina e 3 a Melfi, mentre loro lo vincono se il FOGGIA perde 3 punti a Pagani. E’ molto più semplice di quanto si possa pensare. In fondo lo scorso anno Martina, Melfi e Savoia tolsero al ritorno ben 9 punti al FOGGIA. Piuttosto preoccupiamoci che non segnamo più su punizione, che battiamo pochi angoli vanificando il lavoro sulle palle inattive, che costruiamo in media solo 5 occasioni da rete a partita, buone solo per la metà classifica e che a Matera c’è voluto un capolavoro di Alberto Gerbo per sbloccare il risultato: una rete da sigla televisiva, in fondo non si vive di solo Florenzi….