Ieri pomeriggio a Firenze presso la sede della Lega Pro è andata in scena una vera e propria rivoluzione copernicana in ambito calcistico. Sembra volgere, infatti, al tramonto la presidenza più longeva del calcio italiano. Quella di Mario Macalli, ragioniere di Crema che occupa la poltrona di presidente dell’ex Serie C dal gennaio 1997. Ben quattro le vittorie elettorali ottenute negli anni dall’attuale vicepresidente della Figc. Macalli insieme a Lotito è stato in estate l’angelo custode di Carlo Tavecchio nella battaglia contro Demetrio Albertini e l’Associazione Italiana Calciatori per ascendere al trono del calcio italiano.
L’assemblea di Lega della terza serie ha, però, ribaltato gli scenari, facendo calare il sipario sulla monarchia macalliana. Il bilancio 2014 non è stato approvato dai sessantanove club partecipanti al campionato 2013/14. Un netto segnale di rottura, favorito anche dal deficit di 1,2 mln con i quali la Lega Pro chiude l’esercizio dell’ultimo anno.
Ben quaranta le società contrarie a Macalli che hanno votato pubblicamente la sfiducia, inneggiando alla cordata capeggiata dal consigliere federale, nonchè ex presidente del Castel di Sangro e capodelegazione dell’Under 21, Gabriele Gravina. Quest’ultimo, insieme all’ex direttore generale della Lega Pro Francesco Ghirelli, si è fatto megafono del malcontento serpeggiante nei club. Nelle scorse settimane c’erano stati incontri clandestini e carbonari con diversi rappresentanti di società. Vertici top-secret nei quali Gravina in primis aveva raccolto segnali di fiducia al fine di aprire un fronte ufficiale di dissidenti.
A nulla è valsa l’opera di mediazione del patron della Salernitana Claudio Lotito, che – ad onor del vero – è riuscito a far scendere da 45 a 40 la fronda degli anti-Macalli. Probabile ora che si vada a nuove elezioni, anche se Macalli – nonostante la sfiducia ufficiale e palese – si è detto non intenzionato a dimettersi. Un voto da indire entro sessanta giorni. Prima della quale dovrà tenersi una nuova assemblea per la revoca dell’attuale consiglio direttivo e l’elezione della nuova Governance.
Un nuovo scontro che potrebbe avere ripercussioni ingenti anche sulla Figc. Proprio Macalli e le squadre di Lega Pro in maniera compatta avevano sostenuto ad agosto l’elezione di Carlo Tavecchio. Un 17% complessivo di voti che aveva spostato in maniera perentoria la volata per il ruolo di numero uno in via Allegri a favore dell’ex presidente della Lega Nazionale Dilettanti. E’ evidente che la defenestrazione di Macalli dalla presidenza della Lega Pro possa avere conseguenze dirette anche sulla posizione di Tavecchio in Federazione. Quest’ultimo perderebbe, di riflesso, uno dei principali alleati e sostenitori. Inoltre anche i consensi potrebbero diminuire, riaprendo la porta ad Albertini e Tommasi nei ruoli di antagonisti dell’attuale gestione politica del calcio italiano.
Uno scenario destinato, inevitabilmente, a riaprire la partita elettorale con una conseguente caccia al voto. Da un lato il duo Macalli-Lotito, all’opposizione il tandem Gravina-Ghirelli. I colpi di scena sono dietro l’angolo e la battaglia si preannuncia aspra e senza esclusione di colpi come scrive Panorama: chi la spunterà?
fonte: tuttolegapro