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14 Luglio 2025
Serie B

Castel Rigone, bomber Tranchitella: “Cento gol? Merito di un club speciale. Qui ti applaudono anche se sbagli due rigori di fila”


Uno dei protagonisti della settimana di Lega Pro è stato Dario Tranchitella. Il bomber italo-svizzero 34enne ha infatti festeggiato le 100 reti con la maglia del Castel Rigone, a cavallo tra Lega Pro e Serie D.

A brevissimo la sfida in terra calabrese, su un campo caldissimo…

“E’ un onore e un piacere giocare in certi campi. Non siamo abituati a certi palcoscenici, siamo felici di esserci. Loro sono molto in alto, noi siamo nel mucchio, speriamo di poter far punti per staccarci dal gruppone. Metà delle squadre di questo girone sono sullo stesso livello: per farcela bisogna essere bravi a sfruttare gli episodi”.

100 gol e non sentirli…

“Più che segnare sabato scorso era importante vincere. Era uno scontro diretto contro un’avversaria alla pari come il Poggibonsi. Sinceramente, per come si erano messe le cose (umbri in svantaggio al termine dei minuti regolamentari NdR) mi sarei accontentato di un pareggio. Invece siamo riusciti anche a vincerla, seppur in maniera rocambolesca. Va bene così. Onestamente non sapevo di stare arrivando a questo record. L’ho saputo un paio di giorni dopo la sfida con l’Aversa, nella quale ho fatto battere il secondo rigore a Scappini. Il direttore mi ha detto che se l’avessi segnato io sarei arrivato a 100 reti con il Castel Rigone. Sicuramente non mi aspettavo la maglia celebrativa che mi è stata regalata dalla squadra dopo la rete al Poggibonsi. Mi sono commosso, sono questi i momenti in cui capisci perché questo team è speciale”.

E dire che questo risultato sarebbe potuto arrivare prima, se non avessi sbagliato due rigori con il Gavorrano…

“Quella partita ho sbagliato io due volte, anche se il portiere avversario ha avuto i suoi meriti. Ma è stata comunque una giornata da ricordare. Sono stato sostituito a due minuti dalla fine e sono uscito tra gli applausi, come se avessi segnato una tripletta. Questo ti fa capire come il clima di Castel Rigone sia speciale…”.

La tua fortuna, e quella del team umbro, sono però legate a un rigore. Quello decisivo contro lo Scandicci nell’ultima giornata del campionato di Serie D…

“Ci ho messo due-tre giorni per capire quanto valesse quel rigore. Lì per lì non ci ho pensato, ho semplicemente cercato di segnarlo senza star lì a considerare che insaccarlo significava Lega Pro. Solo col tempo ho realizzato di aver segnato la rete decisiva per l’approdo storico nel professionismo di questa stupenda squadra”.

Il tuo arrivo a Castel Rigone, ormai oltre quattro anni fa, merita di essere raccontato. Merito della perseveranza del direttore sportivo Luca Quarta…

“Mi ha aspettato tre mesi. Avevo disputato un campionato importante con la Colligiana e mi stavo guardando in giro. Gli ho chiesto di attendere e lui l’ha fatto. Non trovi spesso un diesse che ti aspetta per tutto questo tempo. Quando abbiamo trovato l’accordo sono stato più che felice. Inoltre ogni volta che provava a contattarmi gli rispondeva mia sorella. Non era per depistarlo, sembra strano ma non è così. Io abito in un paesello, Villa D’Agri, in provincia di Potenza. Lì gli amici mi cercavano direttamente dalla finestra e io uscivo una mezz’oretta, lasciando il cellulare in casa. E proprio in quei minuti mi chiamava il direttore che, per forza di cose, trovava dall’altro lato della cornetta mia sorella. Non l’ho fatto volontariamente, è capitato diverse volte ma è stato un caso. Poi l’abbiamo presa tutti a ridere”.

Quest’anno già 14 reti. A inizio anno non eri titolare, come hai fatto a sovvertire le gerarchie?

“Devo dire che non me l’aspettavo, Soprattutto perché la mia priorità quest’anno non era giocare ma stare bene, visto che venivo da un brutto infortunio: ho sempre rispettato le scelte del mister, mettendomi sempre a disposizione. Devo anche ringraziare tutta la squadra, se segno è merito loro. Io a Castel Rigone ho trovato una famiglia. Credo sia questo uno dei motivi che mi aiuta a rendere al massimo: qui sono sereno, felice, c’è tutto per fare bene”.

Un team “particolare” il vostro, che fa dell’eleganza e del rispetto la propria ragion d’essere. E’ stato facile calarsi in questa mentalità?

“Ho sposato subito le nuove regole perché penso che siano alla base della vita. Sembrano strane ma in realtà sono il modo giusto per vivere tutti i giorni. Ci ho messo un po’ di tempo ad accettarle, questo è vero. Prima ero più focoso e impulsivo: sprecavo energie inutili ad andare contro avversari e arbitri. Una grossa mano al cambiamento me l’ha data il presidente Brunello Cucinelli: è il primo tifoso, sente la partita forse più di noi. È una persona eccezionale, carismatica, fa di tutto per seguirci. Noi, quando lo vediamo in tribuna, diamo qualcosa in più. Di lui non si può che parlarne bene, ma non sono di certo io che scopro le sue qualità”.

Il debutto in Lega Pro, però, non era stato dei migliori…

“L’impatto con la categoria superiore l’abbiamo avuto. Abbiamo sofferto l’inizio, piano piano ci siamo abituati e ci stiamo mettendo in mostra. Non è facile passare dalla Serie D al professionismo, ma adesso credo che si siamo riusciti e siamo ottimisti per il futuro”.

Ultima battuta sul tuo fan club personale, i “Tranki Boys”…

“Sono dei ragazzi del mio paese che studiano a Perugia. Dopo tanti anni di presenze allo stadio hanno deciso di farmi lo striscione del fan club. Sono ormai i miei fedelissimi, non si perdono una partita casalinga”.

fonte: tuttolegapro

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