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27 Aprile 2025
Blog Il mio calcio libero

La rimonta di Belgrado e il “cucchiaio” di Panenka

RuggieroAlborea

DI RUGGIERO ALBOREA – Ciao a tutti! Il Foggia subisce una inopinata rimonta ad opera del Melfi e rallenta il suo cammino verso la serie C unica, riducendo il suo vantaggio sulla nona piazza a 8 lunghezze (che comunque possono farci andare a dormire ancora con serenità!). Subire una rimonta è sgradevole in ogni categoria: se poi si passa da un comodo 2-0 a un fastidioso 2-2 in una finale dei Campionati Europei, beh, capirete che non è certo una bella sensazione. Eppure nel nostro viaggio “A spasso nel tempo” vedremo come, da una situazione apparentemente negativa e che abbatterebbe psicologicamente qualunque squadra al mondo, a volte, può nascere qualcosa di ancora più bello: un gesto in grado di rimanere nella storia del calcio!

Ma andiamo con ordine. Gli Europei del 1976 sono gli ultimi disputati con la formula delle “Final Four”: solo 4 squadre accedono alla fase finale che si disputa in uno dei 4 Paesi giunti fino in fondo alla manifestazione. Le finaliste sono la Jugoslavia padrone di casa, la sorprendente Cecoslovacchia e le 2 favorite d’obbligo: Germania Ovest e Olanda, finaliste dei mondiali disputati 2 anni prima proprio in terra tedesca. In semifinale, invece, ecco la prima sorpresa: a Zagabria la spettacolare Olanda si conferma “bella e perdente” e viene eliminata ai tempi supplementari dalla Cecoslovacchia grazie ai gol nell’overtime di Nehoda e Vesely. Nell’altra semifinale, disputata al Marakana di Belgrado, i padroni di casa si arrendono ai campioni del mondo della Germania Ovest, anche in questo caso ai supplementari, cedendo alla tripletta di Dieter Muller, bomber di scorta convocato col compito di sostituire il ben più famoso Gerd.

Il 20 giugno 1976, 15 minuti dopo le 20, Germania Ovest e Cecoslovacchia scendono in campo a Belgrado per disputare la finale nello stadio della Stella Rossa. Da una parte la squadra campione del mondo, con Sepp Maier in porta e Beckenbauer e Vogts a governare la difesa e dare ordine alla squadra, dall’altra la Cecoslovacchia ben guidata in regia da Pollak e Panenka, con Nehoda attaccante moderno in grado di creare spazi per i compagni, allenata da Vaclav Jezek; in campo c’è anche un italiano: è l’arbitro Sergio Gonella. Il pubblico, venuta meno la squadra di casa, simpatizza per gli sfavoriti cechi. Proprio gli outsider cominciano il match a testa bassa, partono all’attacco e trovano immediatamente 2 segnature con Svehlik e Dobias. I tedeschi restano intontiti e rischiano di capitolare per la terza volta, con Masni che sfiora il 3-0. Ma la legge del calcio non perdona: è accaduto al Foggia contro il Melfi, accade alla Cecoslovacchia contro la Germania Ovest. Dal possibile 3-0 si passa al 2-1 quando il solito Dieter Muller, capocannoniere della manifestazione, trova la marcatura che riapre l’incontro. Nella ripresa è un vero e proprio assedio, col portiere cecoslovacco Viktor che si supera in più di un’occasione per negare il pari ai tedeschi dell’ovest. Poi, a 1 solo minuto dal termine, ecco il pari della Germania ad opera di Holzenbein, ancora una volta ispirato dal Muller meno famoso. E così dal 2-0 la Cecoslovacchia subisce la rimonta fino al 2-2 che porta il match ai tempi supplementari prima e ai rigori poi: è la prima volta che una grande competizione continentale viene decisa dai tiri dal dischetto.

I primi 7 tiri vanno tutti a segno: 4 per i cechi, 3 per i tedeschi. Poi l’attaccante della Germania Uli Hoeness calcia alto il quarto penalty per il suo team: se la Cecoslovacchia segnerà il prossimo rigore, la squadra dell’est Europa vincerà la sua prima competizione internazionale. Sul dischetto si presenta il centrocampista Antonin Panenka. Panenka è un estroso centrocampista offensivo militante nel Bohemians 1905, una delle tante squadre di Praga. Allenandosi nel piccolo campetto della sua squadra, alla periferia della capitale ceca, ha perfezionato un tiro dal dischetto innovativo, sperimentato diverse volte nel campionato nazionale e in allenamento, ma mai in una partita internazionale. Siamo nel 1976, non esistono immagini televisive della lega cecoslovacca e l’unico modo per conoscere i segreti del team di Jezek è quello di seguirne di nascosto gli allenamenti; ma la Cecoslovacchia è ancora nell’orbita sovietica e la Germania Ovest è un Paese occidentale, dall’altra parte del muro di Berlino: i contatti fra le 2 nazioni sono di fatto impossibili. Così quando Panenka si presenta sul dischetto, il portiere tedesco Sepp Maier fa quello che farebbe la maggior parte dei portieri in quella situazione: battezza un angolo e si tuffa un attimo prima del tiro. E qui lo stupore: il centrocampista ceco colpisce il pallone dolcemente, nella parte bassa, come a voler effettuare un pallonetto corto; è un tiro molto lento e debole, quasi centrale, ma Maier si è già lanciato alla sua sinistra e nulla può per bloccare il primo “cucchiaio” della storia del calcio. La Cecoslovacchia vince così, con questa meravigliosa follia del suo giocatore più estroso, quello che rimarrà l’unico titolo continentale della sua storia.

Oggi il baffuto Panenka è presidente del Bohemians, la squadra che lo ha lanciato, mentre il suo rigore è divenuto famoso in tutto il mondo. Non solo, ma il centrocampista cecoslovacco ha potuto fregiarsi dell’onore di assegnare il suo nome a quel gesto tecnico, come i ginnasti che realizzano per la prima volta nella storia un nuovo movimento: non avrebbe mai potuto immaginare che Totti e Zidane, Pirlo e Sergio Ramos, un giorno, avrebbero eseguito ai mondiali o agli europei, proprio un “panenka”!

 

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