DI DARIO RONZULLI – Cristiano Ronaldo è il miglior giocatore del 2013. È questo l’esito delle votazioni per il Ballon d’Or, che dal 2010 riunisce il Pallone d’Oro di France Football e il FIFA World Player e che dal 2009 era terreno esclusivo di Lionel Messi. Non è dunque bastato a Franck Ribery vincere tutto, e da protagonista, con il Bayern Monaco per raggiungere il premio. Il francese si può “consolare” con la vittoria parziale considerando solo i voti dei giornalisti: e qui c’è un primo spunto di riflessione.
I colleghi che fanno parte del panel – per l’Italia Paolo Condó della Gazzetta dello Sport – hanno voluto premiare il peso specifico dei risultati di squadra, esattamente come accadeva in passato: ricorderete come Sammer e Cannavaro vinsero in quanto capitani di Nazionali vincenti in competizioni internazionali. Commissari tecnici e capitani, invece, hanno voluto premiare le giocate del singolo che, a parte la qualificazione del suo Portogallo al Mondiale, non ha raggiunto risultati con il club. Messi, poi, è arrivato secondo in un’annata in cui ha saltato parecchie partite.
Se il criterio è premiare il singolo più forte, nel 2013 Cristiano Ronaldo stacca tutti sul mio personalissimo cartellino (cit.). Ma che valore dobbiamo dare a questo premio nel calcio di oggi? A giudicare dalle lacrime di CR7 i giocatori lo sentono, eccome. In realtà ora ha più un valore di marketing che pratico. Se chiedessimo a Ribery quanto ci sia rimasto male, lui probabilmente d’istinto risponderà molto salvo poi fare marcia indietro pensando ai trofei che ha messo in bacheca con il Bayern. Nel 2010 Iniesta, autore di un Mondiale splendido condito dal gol decisivo in finale, arrivò secondo e Milito, che segnò tutti i gol decisivi per il Triplete dell’Inter, non fu neanche considerato tra i votabili. Questo per dire che da anni c’è la tendenza a premiare il singolo come se il calcio non fosse uno sport di squadra. Una leggera modifica renderebbe, secondo me, molto più interessante e valido il tutto: votare d’estate, a cavallo di due stagioni. In questo modo si premierebbe – senza averne ovviamente la certezza – molto di più chi ha contribuito, con le proprie qualità, a far emergere un gruppo fino alla o alle vittorie: non è forse questa la caratteristica principale del fuoriclasse?