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«Il segreto dei 12 risultati di fila? Non sbagliamo più. gli approcci alla partita e limitiamo gli errori»
FOGGIA – Bello e vincente. Il Foggia inanella risultati positivi e scala a suon di vittorie la classifica di seconda divisione Lega Pro. Quattro vittorie nelle ultime quattro partite; dodici risultati utili di fila e il secondo posto in classifica (in attesa del recupero tra Vigor Lamezia e Teramo) a due sole lunghezze dalla capolista Cosenza. La piazza sogna il ritorno in Prima divisione a distanza di due anni dalla scomparsa dal professionismo. Il tecnico Pasquale Padalino professa umiltà ma si gode una squadra che vola sulle ali dell’entusiasmo.
La lunga serie utile di risultati vi ha portato a due passi dalla vetta del girone. A cosa è dovuto questo magic moment?
«Sicuramente alla crescita del gruppo sotto il profilo fisico e mentale. Ma abbiamo fatto solo una parte del percorso che ci aspetta. Mancano ancora diverse giornate alla fine e non bisogna mollare».
Quale aspetto è migliorato maggiormente in questi mesi?
«Nelle prime partite di campionato avevamo sempre il sentore che prima o poi gli avversari ci potessero fare gol. Ora no, perché non sbagliamo più l’approccio alla gara e cerchiamo di limitare gli errori».
Il cervello di questa squadra parla foggiano, dallo staff tecnico al centrocampo con Agostinone, Quinto, Agnelli e D’Allocco.
«La foggianità è un elemento importante ma qualora giocassero calciatori non locali il risultato non cambierebbe. Nel gruppo c’è collaborazione, spirito di sacrificio e voglia di emergere».
Quanto ha inciso l’aver puntato su una base di calciatori della scorsa stagione?
«Molto, perché i ragazzi già conoscevano i nostri metodi di allenamento e gli schemi. L’inserimento dei nuovi è quindi stato più agevole».
Sente di poter aprire un ciclo vincente?
«I risultati possono arrivare solo attraverso le prestazioni e noi non dobbiamo perdere l’umiltà».
Ma Padalino sogna di rimanere a lungo alla guida del club? Punta ad essere un piccolo Ferguson?
«Coltivo questo sogno, sarebbe una strada bellissima ma ancora molto lontana dalla realtà che viviamo. Per realizzarlo servirebbe una struttura all’altezza del Manchester, che oggi non c’è».
A che tipo di struttura fa riferimento?
«Ad esempio a un campo per gli allenamenti ma anche un terreno di gioco allo Zaccheria in condizioni accettabili, passando per una struttura societaria importante e aggiungo anche il tecnico, che oggi profonde tanto impegno ma non ha ancora l’esperienza per sentirsi un Ferguson. Serve tanto lavoro e gente che lo supporti».
Quanto conta la tappa di Foggia nella sua carriera?
«Tanto. Io e il mio staff ci siamo messi in discussione con la maglia della nostra città. Rischiavamo di fare una brutta figura ma la passione, la foggianità e il lavoro ci hanno aiutato. Un domani farò tesoro di questa esperienza».
A due soli punti dalla capolista Cosenza c’è margine per puntare al primo posto?
«Sognare si può, ma la nostra ambizione dev’essere coltivata giorno dopo giorno. Non dobbiamo fare la corsa su nessuno se non su noi stessi e sulla nostra crescita. Il nostro obiettivo è arrivare tra le prime otto».
Intanto la gente è tornata a identificarsi nella squadra della propria città.
«Questo è un dato importante. Hanno fiducia in noi perché comprendono i nostri sacrifici, che spero non cadano nel vuoto».
A due gare dal giro di boa ha affrontato quasi tutte le rivali del campionato. La classifica rispecchia i valori visti in campo?
«Ci sono squadre di valore superiore alla media e altre più improntate all’utilizzo dei giovani. Questo, però, è un campionato che nel girone di ritorno potrebbe ribaltare i valori. Il mercato cambierà i volti delle rose e ci saranno sorprese. Io, però, mi auguro che non cambi molto».
fonte: Domenico Carella – Il Corriere del Mezzogiorno
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