Benché sia ottobre, oggi a Teramo è stato un “pomeriggio D’Aprile“. Non di quelli con il sole, ma di quelli con gli occhi lucidi di chi per tre anni e mezzo ha servito con professionalità una squadra dalla storia centenaria. La Teramo Calcio.
E’ stato il giorno di Massimo D’Aprile, grande professionista e uomo vero che, con la classe e con lo stile che ha portato i tifosi a chiamarlo “Sindaco”, ha dato le sue spiegazioni.
Spiegazioni precise ma che non hanno offeso, spiegazioni concrete che non hanno maltrattato. Semplicemente spiegazioni da parte di un uomo, che ha amato e che ama, una squadra di calcio.
Un uomo il cui obiettivo è stato sempre “quello di portare una crescità nella società“.
Il suo divorzio dalla Teramo Calcio “è basato su una serie di motivazioni che hanno fatto in modo che la fiammella si spegnesse” ma i dettagli invece, quei dettagli così importanti, non li ha esposti perché la sua professionalità gli ha imposto di tenerli riservati.
“Con le dimissioni ho raggiunto il mio scopo, quello di salvaguardare tutto e tutti. Sono riuscito a non far entrare nuove persone in società” a parlare è sempre Massimo che poi, ha continuato: “A volte ci sono partite che si giocano fuori dal rettangolo verde e assomigliano più ad una partita a scacchi. Io quella partita non ho voluto giocarla, perchè non potrei mai sopportare il fatto che il cavaliere si trasformi in pedina“.
Infine il “Sindaco”, commosso, ha ringraziato tutti e ha consigliato al patron Campitelli di “circondarsi di persone disposte a donare più che a ricevere“.
Parola di un uomo che ha rifiutato offerte esterne per seguire il cuore, per seguire il Teramo.
fonte: certastampa